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giovedì 5 giugno 2014

Vacanze da amare

Credo che la rivoluzione industriale alla fine abbia vinto perche' ha creato il momento magico delle vacanze.
I contadini non avrebbero potuto mai allontanarsi dai propri terreni senza morir di fame.
E la vacanza e' diventata nei decenni il punto focale di un anno intero di sacrifici, tanto che spesso si fanno le rate pur di non rinunciare alla vacanza.
Anche se spesso accade che il momento delle vacanze sia proprio il momento prima di partire che, come una fuga, diventa un momento di ebbrezza e di apparente liberta' dai vincoli che ci siamo posti (e pensiamo che ci abbiano posto gli altri).
Spesso la vacanza diventa un nuovo momento di nervosismo e di lotta continua fra il momento che abbiamo idealizzato tutto l' anno e la realta' di una industria del turismo che ammassa le persone come sardine, costrette, questo si, alle vacanze non intelligenti, ad agosto, a ferragosto.
Mi fanno sorridere quelli che cercano il lastminute ad agosto, come se ci fosse possibilita' di fare qualche affare...
Ma la domanda di oggi e': vogliamo andare in vacanza, essere cioe' "vacanti" perche'?
Abbiamo cosi' tanto da togliere nella nostra vita da esser costretti a fuggire 1 settimana ogni 52 dalla nostra vita che ogni giorno decidiamo di non cambiare?
Come se ogni tanto aprissimo il coperchio della pentola delle nostre insofferenze per far "sbollire" i nostri risentimenti.
E cosi' dimentichiamo i viaggi, il viaggio della nostra vita ed aspettiamo il nulla esistenziale in cui finalmente siamo liberi dalle nostre prigioni e schiavitu' materiali e psicologiche.
La prova che sia una fuga e non un momento di reale godimento ce lo da il fatto che spesso, nel poco tempo libero non ci va di far nulla, non sappiamo cosa fare ed ogni attivita' sembra troppo impegnativa e ci limitiamo ad oziare in attesa del prossimo impegno di lavoro.
Problema del tempo libero che in molti paesi nemmeno esiste, dai paesi emergenti alla piu' liberale america del nord; paesi in cui il dipendente o viene sottopagato a se ha qualche conoscenza in piu' spremuto fino all'osso in aziende voraci di uomini e di soldi.
Credo che bisogni imparare a dare dignita' alla vacanza e non al lavoro, vacanza non dagli impegni e dagli obblighi ma vacanza dalla perdita di tempo di un lavoro sfruttato e sottopagato, una vacanza che passi da una settimana all anno ad almeno cinquanta.
Lasciando un paio di settimane ad attivita' noiose e ripetitive.
Sogno una civilta' di vacanza dal lavoro perenne, in cui la produzione sia affidata alle macchine e l uomo comici finalmente ad usare il suo potenziale.
Conviene a tutti: le macchine costano meno degli uomini a livello sociale, non a livello aziendale, e un uomo libero dalla sua schiavitu' di sopravvivenza puo' avvitare un avvio di idee e produzioni intellettuali e pratiche tali da rendere la vita degna di essere vissuta non solo nella vacanza ma sopratutto nella propria attivita'.

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