A Vienna in questi
tre giorni faceva circa 5 gradi, con il vento la temperatura percepita era
sotto lo zero. Eppure la mia piu' grande sofferenza e' stato il caldo. Come una
febbre ondeggiante mi prendeva e mi intorpidiva ogni attivita', ridevo sul
letto ma non riuscivo nemmeno ad alzare una mano.
Lei ogni tanto
apriva la finestra e cosi' la corrente dell abbaino del quinto piano dell aria
notturna ghiacciava il mio corpo che sotto il piumone diventava di nuovo di
fuoco, per scoprirsi di nuovo per poi ricoprirsi e svegliarsi la mattina stanco
e confuso.
Lo Schloss Romischer
Kaiser in una vecchia guida americana viene indicata come un albergo storico e
molto romantico. Quel calore infatti scioglierebbe le piu' frigide delle
amiche.
Le carozze a cavallo
scalpicciano nelle strade del centro, il tempo vola a tempi antichi, Vienna
rappresenta perfettamente uno stile terreno di romanticita' sensuale.
Gulash e carni
speziate, ristoranti e stanze avvolte nel legno antico o antichizzato che
scalda lo sguardo.
I palazzi esterni
invece, imperiali, imperiosi, rigidi, formali, con qualche foglia dorata
wagneriana a richiamare vezzi e virtu' di una musica, espressione divina nel
materiale.
Viali precisi, verde
ordinato, scalinate virtuose, colonne e statue che arricchiscono lo sguardo.
E poi le vetrine
lussuose di orologi che misurano un tempo dorato, come se a Vienna il tempo
valesse molto di piu' .Rolex e maggiori
marchi di orologi, vetrine sfacciate con prezzi enormi: cinquemila, diecimila,
ventimila, cinquantamila, centomila.
Tu entri e compri un
orologio da centomila euro e poi continui a passeggiare nei viali ordinati.
Le palle di natale
certo non sono cinesi e costano trenta e quaranta euro.
Poi negozi piu'
grandi di mobili datati, design messo in un contesto comunque fuori tempo.
Negozi di biancheria
intima eleganti e sfacciati che richiamano il calore bollente delle stanze.
Una donna con passo
veloce scende da una carrozza nel freddo pungente viennese e cammina veloce
attraversando il freddo pungente, si intravede in una nebbia fitta e corre
verso il suo portone di legno, pesante che non e' mai perpendicolare alla
strada, anche se il viale e' dritto e preciso, ma leggermente di sbieco, come
se un ingresso non fosse per linee dritte ma oblique.
Sbatte il pesante
batacchio e sale infreddolita nella stanza del suo amante, del suo psicologo,
di colui che con la stufa accesa e bollente permette alla donna di essere
sbalzata dal freddo pungente al caldo piu' lascivo.
Di lasciare fuori la
rigidita' architettonica e lo stile presenziale per esprimere un calore, un
idea, una ipsnosi irrefrenabile.
Di vincere il rigore
formale e sociale lasciandolo fuori ed indagando nella vita privata delle
persone.
Adesso, visitandola,
capisco che Vienna e' il luogo adatto per far nascere la conoscenza oltre le
forme esterne.
Macchinoni, una
citta' opulenta e ricca che richiama tortuosi passaggi interiori.
Si richiama
perfettamente il sogno di Kubrik di una formalita' esteriore che non vuole
coprire ma rendere la pari dignita' tra il mondo sociale ed il mondo erotico
delle pulsioni: ricchezza, musica, ballo, cibo, calore.
E come Kubrick l
accesso ai mondi, l ingresso nei labirinti interiori e' tramite i nostri occhi,
non possiamo vedere i nostri ma guardando quelli di chi ci sta vicino possiamo
riconoscere gli ingressi ai nostri desideri e perdonando l' altro perdoniamo la
nostra pulsione, ovvero la accettiamo come parte di noi, ovvero la
riconosciamo.
E la maschera puo'
nascondere solo a noi stessi noi stessi, indossiamola per iniziare e togliamola
quando abbiamo capito, prima o poi succede se guardiamo veramente negli occhi
di chi ci sta vicino.
E come Kubrick l
accesso ai mondi, l ingresso nei labirinti interiori e' tramite i nostri occhi,
non possiamo vedere i nostri ma guardando quelli di chi ci sta vicino possiamo
riconoscere gli ingressi ai nostri desideri e perdonando l' altro perdoniamo la
nostra pulsione, ovvero la accettiamo come parte di noi, ovvero la
riconosciamo.
E come Kubrick l
accesso ai mondi, l ingresso nei labirinti interiori e' tramite i nostri occhi,
non possiamo vedere i nostri ma guardando quelli di chi ci sta vicino possiamo
riconoscere gli ingressi ai nostri desideri e perdonando l' altro perdoniamo la
nostra pulsione, ovvero la accettiamo come parte di noi, ovvero la
riconosciamo.
Dedico un omaggio
alla compositrice della colonna sonora Joceline Pookcon il brano della famosa
scena da ascoltare insieme ad altri suoi brani: Masked Balls http://www.youtube.com/watch?v=go4E4tNGQks
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