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domenica 1 febbraio 2015

Resistenza e resilienza

Ho scoperto che: "La resilienza è la capacità di un sistema di superare cambiamento" come recita Wikipedia.
Ed ho pensato che sia una grande virtu' questa e che e' esattamente l'opposto della virtu' invece sempre ambita della Resistenza.
Ma sarebbe molto piu' conveniente e corretto parlare di resilienza perche' inevitabilmente la vita ci prepara e scarica il suo mondo proprio come vorremmo e quindi se resistiamo facciamo il primo errore ovvero quello di metterci in competizione con la vita: chi e' piu' forte? La mia volonta' o il mio destino? E gia' questo e' argomento da discutere per centinaia e centinia di articoli.
Ma qui partiamo dall' assunto invece che la vita ed il destino sono piu' forti della nostra volonta'.
Ed e' una vana presunzione opporre resistenza, anzi spesso le resistenze estreme comportano conseguenze inenarrabili.
Molto piu' ecologico secondo me accettare il fatto, l'evento, addirittura il cambiamento.
Sapere che da oggi quella cosa non sara' mai piu' la stessa.
E proprio con questa consapevolezza ricostruire la propria esistenza.
Ed e' questa una sfida che gia' di per se porta molto piu' ardore e consapevolezza della passiva ed eroica resistenza.
Anche perche' resistere con forza e' un rifiuto assoluto, cocciuto, delle cose ed invece ricostruirsi dopo il cambiamento esterno od interno indica una azione molto piu' divina ed evoluta.
Ma per fare questo dobbiamo divertirci ad immaginare che il nuovo, l'avanguardia, non sia qualcosa che ci viene a togliere qualcosa di caro.
E' vero' dobbiamo credere che il nuovo e' meglio del vecchio. E su questa barricata ideologica si costruisce gran parte delle nostre esistenze, dei nostri ideali.
Ma forse in fondo non ce ne e' bisogno.
Resistere ci chiama ad uno sforzo vuoto, mai costruttivo, sempre distruttivo, legato alla rinuncia di se' del proprio io piu' profondo in nome di una credenza di conoscenza fallace e pericolosamente circoscritta.
Ed invece iniziare a credere che la propria natura ha un diritto inalienabile ad esprimersi e quindi qualsiasi evento ed accadimento non potranno mai cambiare la propria natura, il proprio modo di essere, le proprie strategie di sopravvivenza.
Certo perdere l'equilibrio e riconquistarlo e' opera difficile ma stando su una palla chiamata terra che viaggia ad una velocita' impressionante e nonostante questo seguitare nella propria vita vuol dire che il proprio centro di gravita' funziona anche prima di Newton ed anche dopo la fisica quantistica.
Un nucleo assoluto, plasmabile, ecologico e potente.
Si puo' alzare anche volontariamente l'asticella della propria esistenza, senza bisogno di augurarsi eventi traumatici ma cercando la definizione del cambiamento di se come nuovo paradigma di esistenza, come un nuovo confine da esplorare in un viaggio chiamato vita.
E sara' esplorando nuovi confini e territori che potremmo esprimere la nostra capacita' di relazionarci con tutto agendo con la nostra resilienza.
E' come rompere il fiato durante una lunga corsa e sentire che il corpo sta correndo nonostante la nostra mente non creda possibile quello sforzo e scoprire che quel confine era solo ideale e non reale.
Superando i confini reale ed i confini ideali ed usando la resilienza ci formiamo alla creazione continua, spumeggiante, stancante, debilitante, a volte sconcertante ma viva.

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