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domenica 12 luglio 2015

Super cafone

A volte ci si imbatte in persone volgari e la sensazione e' sempre quella di una distanza incolmabile.
E' un peccato che si mischi l etimologia del termine con popolare, comune, grossolano.
Esso non ha nulla a che vedere con il popolo illetterato ma con quello invece che non ha rispetto per altrui dignita' e differenza.
Eppure la volgarita' e' l' unita' di espressione che viene usata e confusa per espressione di vitalita' e mancanza di conformismo delle persone disagiate, quelle che fanno del coatto romano quella figura mitologica che vuole rappresentare un qualcosa che si e' perso o forse mai avuto dai tempi di Pasolini.
Solo uno studioso, sensibile ed attento poteva trovare nella espressione sincera e nei sentimenti e passioni di persone fuori dal contesto urbano ma abbandonate dai principi contadini una qualita' di liberta' e di anticonformismo vitale.
In verita' il coatto e' vero e profondo quando non si sottrae alle sue origini e le rivendica ma diventa migliore del conformista solo quando rifiuta le trappole sociali ma assolutamente imperdonabile quando rifiuta e ghetizza chi invece segue un regolamento urbano e di educazione noiosa ma formalmente corretta.
Si puo' mangiare alla stessa tavola dei principi e dei pirati senza per questo tradire chi sta di fronte a noi nella sua espressione piu' autentica, sia che sia triviale sia che sia ricercata.
Sto usando il termine coatto con chiara desinenza romana, diciamo che in Italia una persona cosi' la definiremmo dal nord al sud: cafone.
Colui che usa modi rozzi e ha bassi ed immediate esigenze, ma non per questo defineremmo mai un animale col termine cafone.
Non c'e' bisogno di essere dei letterati o degl urbanizzati per non essere dei cafoni.
Conosco gente che vive in centro ed e' piena di opere d'arte che diventa cafone appena ti incontra, appena cioe' cerca di soverchiare la tua idea, proposta senza nessuna considerazione di una possibile differenza rispetto al micromondo della sua idea apparentemente funzionante e funzionale ai suoi bisogni.
Non dico che bisogna rispettare chiunque ed in ogni caso per una questione di principio, dico esattamente il contrario: che bisogna rispettare se stessi e le proprie origini ma incontrando qualcun altro possiamo arricchirci in mille modi indagando le sue origini e i suoi schemi mentali e per fare questo non si puo' schiacciare le scelte altrui come sbagliate solo perche' non riconosciute.
Il cafone si chiude nel suo mondo, ignora altri mondi, rifiuta altre verita', e' una pietra al collo del progresso.
Per carita' ci sono fior di letterati cafoni, chiusi nella torre d'avorio delle proprie idee e impermeabili alla crescita ed alla conoscenza.
Avete mai visto un bambino cafone? Ovunque nel mondo qualsiasi bambino abbraccia la propria madre ma spia da dietro le gonnelline l'estraneo, il diverso, lo straniero.
Non tutti nasciamo marchesi e letterati, ricchi e potenti, ma ognuno di noi nasce in un luogo con regole scritte e dette, e possiamo rispettarle, criticarle o migliorarle.
Ma tutti abbiamo l'opportunita' di recitare nella nostra vita mille situazioni nuove oppure fermarci a ripetere i nostri vizi ed i nostri limiti imponendoli a tutto il mondo per essere amati nella nostra interezza, senza fare sconti, senza cedere nemmeno un grammo della nostra umanita' in cambio di quella altrui, dell'altro.
Cosi' facendo non esiste vita ma una scena ferma e senza vita.
Eppure domattina, magari solo per un giorno, potremmo svegliarci in un mondo nuovo, magari finira' ma possiamo divertirci molto di piu' andando oltre le nostre convinzioni, oltre le convenzioni.


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