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domenica 15 marzo 2015

Sassolino nella scarpa

Uno degli esercizi piu' significativi fatti con il Maestro Menconi nel Blaster del Favaretto e' stato quello di mettere una noce sotto un piede nudo e di provare s muoverla e muoversi.
Dopo qualche minuto la piante del piede diventava sensibile e elastico e ricettivo in modo incredibile.
Camminiamo in scarpe che torturano e offendono i nostri piedi con la scusa di proteggerli, finendo cosi' per lasciarli strumenti solo di locomozione perdendo invece il contatto con la terra e i nostri sensi.
Mi piacerebbe camminare di piu' a piedi nudi per rimettere i piedi per terra...
Ma voglio soffermarmi sull altra parte della mia esperienza: quella della noce sotto il piede.
Che e' una esperienza che sara' capitata a tutti sotto forma di sassolino dentro la scarpa.
Fastidio, magari microscopico, eppure che raccoglie ogni nostra attenzione senza lasciarci fare il nostro percorso con la massima tranquillita', ad onore del piedequindi effettivamente sensibile, nonostante tutto.
E cosi' mi sono ricordato di una piccola magia, di cui non ricordo l'autore, ma che ho seguito ed ha funzionato.
Non mettere un sasso nella scarpa ma metterlo in tasca.
C'e' tutto il mondo della cristalloterapia con milioni di consigli e suggerimenti sulla scelta della pietra giusta ma questo ognuno puo' divertirsi e usare il mondo minerale, dovrebbe funzionare anche quel principio.
Ho scelta una pietra nera e l ho "programmata", ovvero quell oggetto reale doveva rappresentare la mia volonta', la mia azione, la mia direzione, ma non in modo generico, ma un obiettivo perfettamente stabilito e deciso ed immaginato e vissuto piu' volte nella mia immaginazione richiamando ogni sensazione ed emozione possibile ed immaginabile che avessi potuto vivere raggiungendo quell'obiettivo.
Non voglio dire che ha funzionato, sicuramente e' importante, ma la cosa piu' importante e' stata che io ogni mattina mettessi quella pietra in tasca e nel farlo e nel tastarlo durante il giorno avessi associato il mio desiderio.
Per me la scoperta piu' importante non e' stata quella di avere un desiderio e di realizzarlo ma il fatto che e' di una differenza enorme ricordarselo ogni giorno ed anche piu' volte al giorno.
Non voglio dire che basta questo, anzi, ma voglio dire che questo puo' essere il primo passo ed il secondo e' quello di farlo ogni giorno: di ricordare i nostri desideri, i nostri obiettivi, i nostri sogni.
Non possiamo non fare nulla per i nostri sogni se ce li portiamo appresso ogni giorno, vivi e solidi come un sasso nella tasca ed un emozione immaginata e vissuta che ci sta aspettando.
Ricordo ai polemici che il desiderio deve essere realizzabile e sopratutto riguardare la nostra azione:
per esempio possiamo decidere di amare una persona ma non che questa ci ami, anche se anche in questo possiamo sviluppare la nostra seduzione.
Non possiamo avere una intenzione che sia al di fuori della nostra volonta'.
Gli esercizi di volonta' sono inoltre esercizi che Gurdjeff insegnava nella sua scuola:
quella di agire per uno scopo in un preciso momento e senza un motivo.
Sembra un esercizio banale, ma e' un esercizio ed un allenamento all azione.
E' un esercizio di determinazione stupida e puerile eppure che ha reali difficolta' nello svolgersi.
Ma se impariamo a fare qualcosa di cui non ci importa, di cui non abbiamo nessun reale vantaggio ne' concreto ne' emotivo cosa potremmo fare quando la nostra volonta' incontra i nostri sogni?




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