Possiamo giocare ed essere seri, crederci o sperarci ma la realta' e' precisamente una.
E possiamo agire con tutta la nostra volonta' e tutta la nostra immaginazione ma la realta' conseguente sara' una ed unica ed ineccepibile ai nostri sensi ed ai nostri pensieri.
Possiamo modificare il giudizio della realta', i sentimenti legati ad essi, ribattezzarla con nuovi linguaggi e nuovi simboli ma essa sara' costante e perenne come il sole che sorge al mattino.
E quello che possiamo fare e' fare degli esperimenti e vedere cosa succede.
Di certo quando cerchiamo di cambiare qualcosa veramente il nostro intero corpo va in uno stato di stress e di ansia notevole. E qui il primo passaggio: se lo stress non diventa paura arriviamo ad una nuova realta' che sara' il risultato della nostra azione.
Se invece lo stress e' troppo e diventa paura la nostra azione sara' compromessa dal nostro sistema interno che non riconosce i motivi della nostra scelta o non li ritiene sufficienti allo sforzo.
E quindi possiamo allenarci ad essere la nostra guida, ma per guidare noi stessi dobbiamo prima capirci accettarci, riconoscerci e comprenderci profondamente. O almeno solo un po' alla volta.
La spiritualita', la razionalita', i sentimenti, le sensazioni, i desideri, i sogni possono tutti essere i nostri motori per fare gli esperimenti con la realta'.
Ma non possiamo escluderne qualcuno con uno sforzo imperioso di volonta' sorda e tirannica.
E' una mediazione fra le forze che ci governano e la nostra vita e' un concerto delle nostre componenti e quando riusciamo a trovare l'armonia in tutto il nostro essere allora si possiamo sperimentare la realta' come un territorio di scoperta enorme ed interessante ed iniziare ad essere esploratori del mondo.
Come nella creazione e pubblicazione di un testo, sia un libro, un blog si sviluppa la nostra componente narcisistica: quella di mostrarci, nelle nostre azioni, nelle nostre parole e pensieri.
Mostrandoci per essere riconosciuti manifestiamo un bisogno importante ma non dimentichiamo che un bisogno nasce da una carenza.
Se abbiamo bisogno di qualcosa e' perche' ci manca, a prescindere poi da indagare sul perche' ci manca.
Ed e' concetto che nella nostra attivita' ci riduce in catene di scarsita' e di insicurezza pesantissime.
In cui la realta' non e' il teatro dei nostri esperimenti ma la prigione in cui non riusciamo ad esprimere i nostri desideri.
In verita' i nostri esperimenti migliori sono quelli di cui non abbiamo veramente bisogno.
Il bisogno e' estraneo alla volonta', anzi e' il suo aguzzino.
Possiamo indicare i nostri obiettivi e le nostre intenzioni e le nostre volonta' con una moneta, a testa e croce:
conosco gente che si e' sposata scommettendo con amico di rimorchiare una data persona.
Non conta che il desiderio sia reale ed impellente per sperimentare la realta'.
Basta una decisione qualsiasi e perseguirla, come negli esercizi di Gurdjeff.
Esprimiamo noi stessi non in quello che desideriamo ma in quello che facciamo.
Facciamo il nostro cammino dimenticando quello che ci manca ma cercando e perseguendo una direzione.
Una ed una sola, finche' ci va e poi un'altra ed un'altra ancora, non inseguendo i nostri bisogni ma seguendo la nostra armonia, allora si che la vita diventa un laboratorio di creazione degli universi.

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