Cerca nel blog

lunedì 28 ottobre 2013

La trappola del tempo

Possiamo essere forti come Ercole o Swarznegger, saggi come Gandhi, e divini come Gesu' ma non possiamo sconfiggere il tempo.
Eppure nei nostri sogni notturni il tempo si modifica, distorce, assume strane sembianze, in cui passati e futuri si mischiano in modo nuovo ed irreale.
Ma anche il tempo e' relativo come lo spazio ed allora vuol dire che la freccia del tempo puo' finalmente essere modificata?
E se tu adesso avessi la tua bacchetta magica ti rivolgeresti alla malinconia del passato o all'ansia del futuro? O avresti la fortuna di imbatterti nel presente? Come un lampo finalmente ricordarti a te stesso?
Il tempo e' uno dei concetti che piu' di tutti permea la nostra vita, eppure il tempo come lo intendiamo noi occidentali: lineare non e' lo stesso di tante altre popolazioni e religioni che hanno invece il tempo circolare.
Il nostro tempo lineare ci ha dato un grande regalo: poter essere, fare cose uniche in tutta la storia, da quando Dio ha creato il mondo al momento dell' apocalisse.
E ci ha tolto pero' la possibilita' di redimere i nostri errori nella prossima reincarnazione.
E tu cosa sceglieresti? Il ciclo delle stagioni? O la freccia del futuro?
Ogni tanto faccio un viaggio nella mia macchina del tempo: la mia collezione di foto e allora su alcune riesco a rientrare nello stesso stato d'animo di quel momento, come se davanti i miei occhi ci fosse proprio quella macchina fotografica che sputa la mia immagine nel futuro e in cui posso rituffarmi nel passato.
Si posso chiudere gli occhi e rivedere nel cinema della mia mente, nel buio della mia memoria far scorrere la pellicola della mia vita.
Come un montatore di pellicole andare a rivedere le scene che non mi sono piaciute e forse tagliarle, e quelle invece in cui il mio animo era colmo di gioia, ingrandire i particolari, la luminosita' della scena, colorarle ancora piu' intensamente.
Possiamo fare il fermo immagine nei momenti in cui non si vede nulla, in cui la nostra mente ha oscurato un immagine non piacevole e possiamo recuperarla e rivederla, magari modificare la scenografia.
E questo possiamo farlo anche per il nostro futuro, visionando una immaginaria storia che pero' ci possa emozionare come lo ha fatto il nostro passato.
Ed allora realizziamo una nuova magia, facciamo scorrere il nostro tempo psicologico avanti ed indietro e dopo le vertigini di sensazioni fermarci al presente, ad adesso,ora.
Non possiamo resuscitare i morti o ricomporre legami ma possiamo custodire nel nostro cuore i momenti felici e renderli il nostro tesoro, il nostro bagaglio, abbandonare i sacchi di spazzatura di momenti brutti e portare con noi solo quei diamanti di momenti magici, e questo possiamo farlo solo con il nostro desiderio e potere di amare noi stessi come meritiamo di fare.
Il dolore e' inevitabile, tanto vale allenarsi alla raccolta della felicita', come registi felici a preparare una storia della nostra vita che sia una fantastica storia.
E allora possiamo riprendere il pensiero del tempo circolare ed immergerci nel presente ad accogliere la prossima futura felicita', ed anche il prossimo futuro dolore con il sorriso un po' triste ma consapevole che prima di tornare ad essere polvere ce la siamo goduta, abbiamo sentito il nostro cuore battere di vita e di amore: tum tum tum tum. Facciamoci travolgere dalle onde del destino che ordinate e con continuita' ci riporteranno sulla spiaggia della vita. Se ci soffermiamo con il nostro intuito al senso del ritorno allora scorgeremo la nostra vita autentica, forse addirittura riconoscerla.

lunedì 21 ottobre 2013

Campioni si nasce

Ho visto il film Rush sulla Formula 1 degli anni 70 e su Niki Lauda e Hunt the skunt.
E mi sono chiesto ancora una volta, chi e' il campione? Chi ci mette il cuore? Chi ci mette il cervello? Chi ci mette i soldi? Chi ci mette e rimette la vita?
E oggi nel 2013, nella nostra societa' chi sono i campioni? E noi quando lo saremo? Quando lo siamo stati? A chi non piacerebbe vincere, magari vincere facile, ma chi ci riesce davvero puo' passarci la ricetta per poter riuscire anche noi?
Oppure e' il destino che decide con la sua cornucopia di distribuire successo e sconfitta.
Forse si, ma e' molto piu' divertente cercare di diventare campioni che perdenti.
O meglio, spesso cerchiamo conforto degli altri dichiarando i nostri fallimenti, cerchiamo il cuore, la tenerezza, l'abbraccio che accetta il nostro se piu' profondo.
Spesso associamo il successo con la freddezza, con la durezza della decisione: un uomo tutto di un pezzo e quindi lo rifuggiamo, lo teniamo lontano da noi per paura di cambiare, di non poterci piu' lagnare, di non poterci più nascondere, di coccolarci le nostre parti piu' nascoste ed intime.
Il successo invece e' come un faro accecante che ci espone al giudizio altrui, alla verifica delle nostre vittorie, ad analisi e quindi spesso preferiamo declinare.
Spesso ma non sempre: diventiamo campioni di vita quando il nostro cuore, le nostre credenze, il nostro senso di giustizia, i nostri ideali ci spingono a stare in piedi ed a lottare con tutto il mondo. A quel punto non conta piu' la vittoria, conta che il nostro essere e' concentrato nella sua battaglia per la vittoria.
L'emozione ci puo' far correre verso il nostro destino con impeto e forza, ma non sempre riusciamo ad accendere la sacra fiamma ed allora il sole nero della malinconia sorge al nostro orizzonte allungando le nostre ombre intime e scure.
Ma da qualche parte, in qualche angolo misterioso c'e' la nostra fiamma sacra, magari non sara' un fuoco infernale ma una fiammella di una candelina, ma sara' lei a condurci alla vittoria. Si puo' correggere la domanda con campioni si nasce o si diventa in quale fiamma puo' accendere in me il fuoco sacro, che tutto permea, che come il fuoco del sole che ci da vita puo' alimentare la nostra passione.
Il campione deriva dal tedesco lizza, combattimento, arena perché un campione e' colui che lotta, difendere una causa colle giuste armi.
Non si puo' diventare campioni, lo siamo gia' per definizione, possiamo solo cercare il terreno dove mostrare la nostra fiamma vitale e allora si: il campione eccolo, e' qui!

lunedì 14 ottobre 2013

Procastinare con classe

Se ne parla fin da piccoli che non bisogna rimandare a domani quello che si puo' fare oggi, eppure lo si fa, a volte spesso a volte ogni tanto, ma e' inevitabile.
Rimandare a domani e' un messaggio del proprio io che dice: sto bene cosi';
o meglio, anche se so che DEVO fare quella cosa decido di farla domani, ovvero decido di non farla adesso, ovvero decido di NON farla, con un barbatrucco mentale.
E la mente va in loop perché tradita da questo inganno dialettico, scatena una depressione cronica, un assorbimento di energia enorme che prosciuga ogni energia, di fatto, impedendoci di compiere quell azione anche in futuro, o solo in condizioni di estrema urgenza. E giu' siti e siti a spiegare come risolvere questa situazione, la societa' produttiva che bacchetta la pigrizia.
Ma e' davvero pigrizia? ansia da prestazione? depressione latente? mancanza di energia? Forse tutto questo insieme o a volte l'uno ed a volte l'altro.
La mia sveglia e il suo tasto SNOOZE sono stato il test della mia grande capacita' di procastinazione: con l'intervallo a 9 minuti (tanti anni fa non era programmabile) sono arrivato a schiacciarlo fino a 20 volte in una mattinata.
In questo periodo sto riniziando, mi rendo conto quando si riaffaccia alla mia mente l' ossessione per la super agenda cartacea.
Ho seguito e letto vari libri sul time management ma questi danno l'assunto che l'azione sia da seguire senza indugio ma e' proprio questo il punto, quella mancanza di energia per l azione che ci viene richiesta, spesso, il piu' delle volte e' un' azione che abbiamo deciso noi, ma poi a quel colloquio di lavoro arriviamo con notevole ritardo, quell appuntamento con quella bionda, provato mentalmente decine di volte e mai realizzato. Non serve la super agenda, serve un nostro clone che ci sostituisca per quel compito poco importante, noioso, non chiaro, inutile, forse odioso checi aspetta.
E noi lo mettiamo a domani come se aspettassimo lui che venga a noi per risparmiarci l enorme fatica dell'azione. Non possiamo permetterci di soffrire nonostante i nostri sensi di colpa.
Credo che bisogna raccogliere il coraggio per cambiare idea, per annullare completamente quello che non vogliamo faccia parte del nostro presente, forse e' un atto di irresponsabilita' ma se il nostro io rifiuta l'azione perché un dovere, di qualsiasi tipo sia costretto a violentarci?
Abbracciamo quell azione che viene rimandata, stiamo solo evitando il dolore, stiamo proteggendo noi stessi dal giudizio altrui, dalla ansia del risultato e quindi se gia' si e' formato il buco nero energetico questo vuol dire che quella cosa non deve far parte di noi e il fatto che ci sia e' un problema che va risolto ma non gia' facendo la cosa ma trovando il modo di eliminarla, eliminarla subito, non solo dal nostro oggi ma anche dal nostro domani.
Se la rimandiamo non ce ne frega niente, se non ce ne frega niente, vuol dire che siamo egoisticamente sani e per questo meritevoli di poter dire:
questa cosa la faccio domani, e se domani non mi va di farla nemmeno domani tanto vale non farla mai piu': cancellata dall agenda e dalla mente e dal cuore, un bel respiro!

lunedì 7 ottobre 2013

La massa critica

L altro giorno ho visto su Sky un programma che parlava degli esperimenti dello psicologo Harry Harlow e delle sue scimmiette.
Certo un po' il cuore si e' stretto vedendo quelle scimmie neonate correre verso le mamme feticcio, vi consiglio di vederlo per capire che cosa sia l' amore, si il cibo era necessario ma le scimmiette cercavano il contatto fisico...
Poi ho trovato un altro esperimento sulle scimmie: quello delle cento scimmie e della massa critica.
Ovvero scimmie che su un isola hanno imparato una nuova capacita (quella di sbucciare le patate) hanno impiegato qualche tempo ma, dal giorno che anche l ultima scimmia dell isola ha imparato, immediatamente e senza nessun contatto fisico o visivo le scimmie delle altre isole hanno assunto questa capacita'.
Insomma la consapevolezza si e' tramessa non appena si e' raggiunto un determinato numero.
La massa critica trovo che sia un concetto divertente: me lo immagino come la sfera di un mago che portiamo in mano e ogni tanto la guardiamo per vedere i nostri miracoli e mi chiedo: quale e' la nostra massa critica?
Ovvero quali azioni compiamo, quanto impegno mettiamo, quanta ostinazione, quanta veemenza per realizzare i nostri sogni?
O piu' spesso ci disperdiamo nei nostri doveri, che li usiamo come cuscini alla nostra mollezza caratteriale?
Come cinture di castita' per la nostra pulsione al diritto divino della nostra felicita'?
Riesco a far seguire ogni mio desiderio da un azione costante? da una strategia efficace o da una nuova nel caso di fallimento della prima, ma senza desistere? Un sospiro e via, di nuovo, giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, pensiero dopo pensiero, emozione dopo emozione verso i miei sogni.
Abbiamo bisogno della massa critica, quella che precipita il pensiero, il sogno nel mondo materiale.
Che fa diventare materiale la nostra idea, che trasmuta il piombo della nostra esistenza nella risata liberatrice dell alchimista picchiato ed umiliato lontano da casa ma finalmente libero dalla sua ricerca ossessiva. Tony Robbins le chiama azioni massive per indicare un peso specifico alla nostra attivita'.
Certo ci vuole forza, almeno un po', ma la domanda e': che cosa starai facendo fra 10 anni?
Spesso ci perdiamo a fare un progetto in cui annulliamo la nostra esistenza in nome di un risultato nel futuro, in un domani che e' sempre dietro una "svolta".
Ma non ci sono angoli retti, anzi spesso sono curve, iniziamo la curva, iniziamo il nostro progetto, facciamo oggi quello che vogliamo fare ogni giorno ed ogni azione scalpella il nostro essere.
Ci sono mille dubbi ed incertezze, ma l unica e' che ogni nostro successo o fallimento un giorno finira' e quello che possiamo lasciare e' un granello di sabbia per formare una gigantesca massa critica di persone consapevoli di una vita migliore, di un esistenza spesa giorno dopo giorno.
A volte aspettiamo di essere qualcosa per fare qualcos altro ma iniziando invece a fare qualcosa ci troveremo ad essere quello che vogliamo.