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domenica 21 dicembre 2014

Aver compagni al duo scema la pena

Cosi' recitava Dante nella Divina Commedia, oggi con la PNL chiameremo il Buddy il nostro compagno di avventure.
Spesso ne scegliamo uno, almeno uno e con lui condividiamo ogni prurito esistenziale, come se avessimo una forte spinta ad essere accettatti in ogni nostra sfaccettatura.
Come se cercassimo un rapporto di esclusivita' ed univocita' con un' altra persona.
Ma siamo dei mondi di pensieri e di emozioni, complessi ed enormi e ci relazioniamo alle altre persone in mille modi diversi.
Avere un amico per tutta la vita, una compagna, un compagno di vita diventa una routine devastante che ci mette in crisi nelle nostre evoluzioni esistenziali.
Non puo' esistere un compagno di vita, e' una trappola esistenziale di cui spesso siamo vittime.
Possiamo essere sposati per cento anni ma questo vuol dire che sicuramente avremo avuto degli amici e delle amiche che abbiamo sentito molto piu' vicini nella nostra vita che il nostro compagno di vita.
E questo spaventa, umilia, ci mette in ansia.
Ma come possiamo pretendere che il nostro partner, che sia moglie, marito, convivente o concubino condivida tutto noi stessi? Tutti i nostri pensieri, tutte le nostre emozioni??
Non puo' esistere un dio che unisce che non diventi un aguzzino ed un carceriere.
Quello che era meraviglioso dieci o venti anni fa puo' diventare un incubo insopportabile oggi, in linea di principio puo' succedere anche il contrario: che un rapporto pessimo con il tempo diventi meraviglioso, ma per fare questo serve un gran lavoro.
Il bivio che confonde e' quello dell intrgralita' del rapporto di coppia in ogni aspetto della vita: ridicolo!
E' esattamente il contrario: la famiglia, l'affetto, l'amore che spesso nasce come eros e poi si considera finito quando non c'e' piu', quando invece l'amore si tinge di tante tinte sfumate negli anni della convivenza e che, certo, bisogna apprezzare come una brace quasi spenta ma che si ravviva ad ogni smossa di carboni dimenticando le fiamme della conquista del nuovo a cui spesso si anela come a qualcosa di perso nella coppia matura.
Ma la sfida del rispetto e della convivenza non puo' nascere nella nostra civilta' se prima non viene coltivata nella coppia prima e nella famiglia poi.
Si cerca il nuovo, il trasgressivo, il brivido del desiderio di desiderare ed essere desiderati e questo dovrebbe mettere a repentaglio tutta la coppia ed il suo vissuto?? Ma e' una castrazione terribile per l'uomo e la donna che siano sani e vitali.
La coppia va sempre mantenuta e rinsaldata ad ogni passo di vita, ad ogni conquista maturata, ad ogni evoluzione psicologica od emotiva.
Certo se sentiamo che la persona con cui condividiamo una parte della nostra vita e' completamente assente al rapporto possiamo e dobbiamo verificare se non sia una distrazione di un desiderio od invece una lontanza completa in ogni parte del nostro essere.
Ma possiamo rendere estraneo quello che e' stato dentro di noi?
Se per andare avanti ci rendiamo costretti ad eliminare quello che ha fatto parte della nostra vita forse questo e' davvero necessario, ma deve essere il frutto di una completa verifica di non avere piu' nessuno scopo in comune, di non avere piu' nessun piacere nella vicinanza, nella intimita' che con gli anni non e' piu' una coppia di gambe incastrate ma un plaid sul divano un po' bisunto ma caldo e comodo.
Il mio desiderio e' di conitnuare a condivedere tutta la mia vita con la persona con cui sono al fianco adesso. E questa scelta si rinnova ogni giorno, non viene messa in discussione ma ha bisogno ogni giorno di un incontro, spesso di uno scontro ma di una relazione fra persone per mantenere l istituto della famiglia che ha valore non come ordine divino ma come espressione di comunione fra gli esseri umani.
E non una famiglia esclusiva che elimina gli altri e quindi elimina anche il partner.
Una famiglia in cui ogni partecipante ha i suoi amici per andare a giocare a pallone, fare shopping o qualsiasi altra cosa.
La coppia e' il primo principio di evoluzione della razza umana, non solo come l' espressione di vita e di conitnuazione della vita ma come espressione psicologica della crescita personale.
Ma puo' contenere anche tutto il mondo vissuto da ogni partner in modo autonomo ed indipendente senza nulla togliere alla coppia anzi arricchendola come puo' fare un figlio fisico, una esperienza.
E se scopriamo che non possiamo condivere tutto allora vuol dire che la coppia funziona,che siamo in due nel mondo legati indissolubilmente nonostante ogni ordine divino o morale.
La coppia come compagna nella vita, non l'altro. Ma la coppia come nuova entita' superiore alla somma delle parti.

domenica 14 dicembre 2014

La domenica delle agende

Girovagavo nella libreria sfogliando maniacalmente le agende del prossimo anno.
Cercando ormai da decenni l'agenda perfetta, che poi sarebbe quella che ti scrive gli appuntamenti e te li ricorda, qualcuno ci sta riuscendo con i telefonini.
Ma a me piace comporre la settimana, infatti scelgo sempre le agende con visione settimanale, come un mosaico, incastonando i miei appuntamenti lavorativi e i miei hobby.
E mi rendo conto di una cosa gravissima: sabato e sopratutto domenica sono buttati li' in spazi ristrettissimi.
Come se al di fuori della settimana lavorativa non esistesse nulla!
E allora mi rendo conto che non potro' mai avere una domenica fitta di impegni divertenti se non posso nemmeno metterli in agenda.
Infatti nella domenica e nei fine settimana ci si incastra in tutte quelle cose che non si possono fare durante la settimana: spesa al supermercato, visita parenti, lavoretti domestici e cosi' via... cazzo meglio il lavoro!
Nei paesi anglosassoni la settimana inizia con la domenica ma voglio andare a scoprire un'agenda e vedere se abbiamo tutte le ore segnate e libere come tutti gli altri giorni.
O forse il messaggio e' che visto che tutta la settimana ci sono mille impegni la domenica meglio non avere impegni?...uhm Quindi cade anche l' ultimo alibi che la si lavora per una migliore qualita' del tempo libero come la domenica? Che pero' non viene indicata ne' registrata nella nostra agenda e quindi nella nostra mente e quindi scivola via fra una partita di calcio, parrucchiere e cena al ristorante?
Per non parlare dei compiti a casa dei bambini che vanno a scuola! e che cazzo un'altra volta, ma che anche i giorni dedicati ad altro devono rientrare nell esercizio lavorativo dello studente.
Secondo me stiamo esagerando, l' unico compito che darei ad un mio allievo sarebbe: come organizzare un week end perfetto che realizzi i miei desideri e che possa vivere pienamente come vivrei la mia vita ideale.
Io non so voi, ma forse qualcun altro si ritrova il sabato e la domenica stremato dalla settimana di lavoro e gia' col fiato corto per le imcombenze familiari??
Vacanze, viaggi, feste, eventi, giornate di goliardia pura si possono ancora organizzare? o sono diventate anche quelle un lusso??
Riprendiamoci il tempo libero come un contenitore dei nostri desideri e non come una pausa fra una settimana di lavoro ed un' altra.
Mettiamoci in agenda un sabato ed una domenica bella grande da riempire per bene con tutto quello che ci piace.
La tecnologia ha portato solo dei guadagni strepitosi ai vertici della catena sociale del capitalismo e una beata fava alla maggioranza del mondo.
Con il cellulare trovo solo persone che lavorano e risolvono problemi oltre l'orario di lavoro, ma non ho mai sentito che qualcuno non va al lavoro perche' tanto col cellulare puo' lavorare solo mezza giornata!
Ma davvero non suona strano un po' anche a voi come a me??
Voglio pari dignita' per tutti i giorni della settimana, in special modo quelli in cui posso esprimere qualcosa d'altro oltre all ambito del lavoro.
Io adesso mi faccio sto blog di masturbazioni mentali la domenica, ma voglio fare molto, tanto altro di piu'.


domenica 30 novembre 2014

Here's to you, Nicola and Bart

Morire per mano dello stato assassino.
Succedeva quasi cento anni fa in america e succede oggi in una questura di Roma ad un ragazzo qualsiasi.
Se uno stato, una istituzione, una invenzione dell uomo diventa qualcosa che assume il diritto di uccidere e' come idolatrare un Dio sanguinario.
E' una barbaria al di sopra di ogni barbaria storica perche' perpretata in nome della giustizia e delle regole.
L' anarchia e' diventata una utopia e accettiamo di buon grado che qualcuno ci governi e ci dia le regole in virtu' di un bene comune alquanto immaginario rispetto ad un comportamento violento.
Attenzione vorrei portare alla attenzione di tutti che le liberta' e le regole non sono sempre state esercitate sullo stesso piano e per tutti.
Il nostro caro capitalismo ha dato una grande liberta' alle aziende di generare il profitto e ovviamente l'aumento del profitto ha portato aumento del potere di sopravvivenza delle stesse.
E' elementare ed e' scontato che nel capitalismo le aziende siano libere di esercitare il loro oggetto sociale se questo non arreca danno. Eppure le multinazionali hanno sempre piu' esercitato pressioni ed azioni contrarie al principio della liberta' e del danno in nome del profitto.
A volte sono state condannate, ma di fondo e' accettato un atteggiamento che comporti un legittimo uso di ogni risorsa per potere aumentare il proprio profitto.
E vabbe' e cosi' sia.
Pero' e' alquanto singolare che la stessa liberta' non venga data all essere umano, cioe' a coloro che creano aziende.
Gli esseri umani sono ormai imprigionati in una fitta rete di doveri e di vincoli da cui non si e' avuto nessun beneficio.
L' umanita' non ha avuto nessuno sviluppo prodigioso come lha avuto la scienza e la tecnologia, che sono gli strumenti base delle aziende per aumentare il loro profitto.
Anzi.
Rispetto ad una migliore condizione di salute data sopratutto e solo da una maggiore igiene e non gia' da condizioni di vita migliori null'altro e' sostanzialmente migliorato.
Stessi affanni e stesse melanconie di centinaia e centinaia di generazioni.
Una scala gerarchica ben stabilita in cui la situazione sociale rimane sostanzialmente legata alla nascita, come ai quarti di nobilta' medioevali.
Ci dicono che non siamo in grado di governarci senza poteri esterni alla nostra volonta'.
Ci dicono che l'ordine e la disciplina sono per la salvezza della societa'.
E certo il dubbio che non siamo capaci di governarci ci viene forte quando assistiamo a quello che avviene sugli spalti degli stadi italiani, quando partecipiamo a infuocate riunioni di condominio.
Ma e' ovvio che una qualita' mai esercitata non puo' svilupparsi autonomamente.
Come insegna la storia dell evoluzione, le qualita' che vengono usate e risultano vincenti nella guerra di specie vengono mantenute ed evolute generazione dopo generazione.
E ci troviamo qui ometti ed omuncoli spaventati dal potere che in teoria deve rispondere alle nostre esigenze.
Possiamo abbattere il potere costituito solo da un assunzione di responabilita' civile, civile nel senso piu' etimologico del termine di colto e gentile contrapposto al barbaro che usa il potere a sua discrezione.
E' tempo di battaglie epiche e possiamo farlo oggi stesso, combattendo nel campo di battaglia piu' importante di tutti: la nostra esistenza quotidiana.
Le nostre relazioni, i nostri vicini di scrivania e di casa.
Possiamo scegliere la strada del confronto in cui si innesca una relazione di potere appunto, in cui si esercita il proprio potere o pretendiamo che venga riconosciuto.
Oppure possiamo scegliere la strada della comunione e della gentilezza.
Ormai le questioni personali possono essere affrontate solo con il potere o personale o delle leggi e cosi' facendo perdiamo ogni rapporto umano, quello profondo che fa di noi degli animali straordinari quando trovano la strada della cooperazione, del riconoscimento del vicino, come parte di noi.
Il potere e' un' arma, averlo, esercitarlo, richiamarlo porta inevitabilmente al conflitto.
Ma se deve essere conflitto spostiamo completamente nel nostro comportamento e sconfiggiamo la voglia di potere e di prevaricazione, per una volta soltanto, per qualcosa di poco importante.
Alleniamo il nostro essere all unione reale senza bisogno di leggi e di istituzioni ormai vetrificate e pericolose.
Liberiamoci dei nostri assassini, abbracciando l'assassino che e' in noi ogni istante e che possa andare a dormire senza ulteriore scopo nell esistenza.
Indagini su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto

domenica 23 novembre 2014

Informati e deformati

Un uomo deforme e' generalmente oggetto di imbarazzo e repulsione, tutto cio' che non e' normale viene normalmente rifiutato dalla maggioranza delle persone.
E molto spesso accettiamo quello che e' normale nonostante tutto.
Quindi per far accettare qualcosa dalla maggioranza delle persone basta che diventi normalita' , che sia di uso comune, che venga proposto ed indicato come una via corretta per la propria esistenza.
Si diventa quindi cittadini, credenti, lavoratori senza una reale nuova possibilita' di esistenza.
Anzi anche l'arte e' diventata arte di fare affari ed i migliori artisti sono identificati solo dal prezzo delle loro opere; che poi il prezzo sia dato dalla casa d'aste o dalla galleria, che importa.
Ogni ricchissimo della terra puo' avere un'opera unica dell ingegno umano chiamata arte ma mercificata nel maggiore e piu' definitivo dei modi.
Vengono curati tutti coloro che hanno con la realta' una relazione fuori dal normale.
Vengono imprigionati coloro che non rispettano le regole.
Vengono allontanati tutti coloro che bestemmiano idolatrie.
Vengono impoveriti tutti coloro che cercano una nuova strada sociale.
Insomma meccanismi di potere, meccanismi di controllo dell elite mondiale sono in piena attivita'.
Non si tratta di complottismo ma del piu' elementare meccanismo di sopravvivenza organizzato in modo sapiente da gruppi che agiscono anche in buona fede.
Se tu e 4 amici al bar diventaste domattina presidente della repubblica chi nominereste come ministri?
Sicuramente cercheresti luminari e professionisti ma un bel po' di vostri amici verrebbero con voi.
Quindi che male c'e' che una trentina di supericconi si incontri per decidere come mantere il potere ed anzi non fare in modo che qualche insano comunista o anarchico crei un movimento di massa che possa spostare la produzione, fermarla, bloccarla, cambiarla?
La fabbrica del consenso di Noam Chomsky dice cose che abbiamo visto in decine di film, anzi ci meraviglieremmo che non fosse cosi'.
Ci scandalizziamo di fronte a furti di regime, a prepotenze di lobby farmaceutiche e ci indigniamo quando non vengono rispettati i diritti elementari ma iniziamo ad accettare purtroppo che il potere eserciti la sua sopravvivenza ed e' ormai chiaro che la sua capacita' di sopravivvere non corrisponde piu' al nostro benessere, anzi un eccessivo benessere sviluppa un pericolo senso critico che non e' funzionale alle iniziative dei pochi.
Eppure cerchiamo ancora di difendere il nostro orticello mentre all orizzonte si sta avvicinando una tempesta mostruosa che spazzera' ogni nostra certezza civile.
Corriamo a nascondere i nostri gioielli ed a cercare di passare invisibili ai problemi di una societa' che sta mostrando il suo volto machiavellico di averci protetto a nostre spese e non gia' come un mandato avuto ma con un debito che adesso ci viene chiesto di pagare, ma di pagare a chi?? Una volta lo stato eravamo noi e la ricchezza era di tutti, adesso, improvvisamente lo stato e' pieno di debiti ed invece questi non sono piu' i nostri ma di qualcun altro! Ma chi cazzo si mette in tasca questi soldi di schiavitu' moderna?????
E' un momento ancora piu' pericoloso perche' l informazione che e' nel pieno controllo del potere lascia passare le minacce in corso ma senza un reale pathos di risveglio delle coscienze, anzi e' un lavaggio del cervello per una accettazione di uno stato di cose prossimo ed inevitabile.
Anche io non faro', forse, la rivoluzione finche' riusciro' ad evitare grossi problemi ma anche io sto difendendo l orto da una tempesta tremenda.
Ci stiamo deformando ad una realta' peggiore, lontana da quella dei nostri sogni, dei nostri ideali.
Ad oggi non possiamo nascere senza essere censiti, non possiamo morire per nostra scelta, non possiamo essere seppeliti dove vogliamo, non possiamo amare chi vogliamo ed essere accettati, non possiamo evitare di lavorare, non possiamo evitare di essere allacciati alla corrente elettrica anche se possiamo generarla autonomamente, dobbiamo pagare per il suolo in cui viviamo, per l'acqua, per la spazzatura, per ogni nostro gesto. E crediamo che questo sia giusto... siamo informati o deformati?

martedì 11 novembre 2014

Rimetti a noi i nostri debiti

Cosi' come noi li rimettiamo ai nostri debitori ed ai nostri genitori.
Cresciamo con mille ferite della vita che lacerano sempre lo stesso punto in cui una volta da bambini i nostri genitori hanno fatto qualcosa che ci ha condizionato tutta la vita.
Perdoniamo i nostri genitori perche' essi sbagliano ma non sanno cosa fanno.
Follia delirante e' riconoscere le nostre colpe dai nostri genitori.
Noi abbiamo un debito con loro e negarlo o ribaltarlo come un nostro debito e' solo una macchinazione mentale, una manipolazione della realta' che da l'ombra al nostro io e quindi sua consistenza.
Abbiamo amato o odiato i nostri genitori in modo prevalente in base alle loro manchevolezze di esseri umani ma adesso richiamando la loro colpa stiamo trasmettendo a loro i nostri limiti.
Rimettiamo anche il debito della vita, dell' esempio incompleto, del punto di vista diverso e col quale opporsi o crescere insieme, rimettiamo l'atto di amore, di una scarica energetica che ha dato il via al nostro sistema personale che difendiamo con tanto orgoglio.
Ma siamo qualcosa di piu' della somma di tutte le parti che ci hanno creato ed e' questo il nostro debito.
E se vogliamo accusare i nostri genitori delle nostre manchevolezze facciamolo pure ma cosi' facendo rinneghiamo il nostro percorso di crescita, perche' per diventare adulti dobbiamo essere stati figli.
Possiamo essere stati orfani ma in quel caso siamo stati figli di qualcuno o qualche organizzazione.
Siamo cresciuti nella misura in cui abbiamo accettato il nostro ruolo di figli.
Abbiamo ucciso e scopato i nostri genitori mille volte, erano il nostro metro della vita misteriosa che germogliava in un mondo intorno a noi sempre piu' complesso come quello interiore.
Abbiamo riconosciuto il dolore e la sofferenza e la vogliamo allontanare da noi come parte sbagliata ed inutile eppure e' proprio dagli escrementi che nasce la nuova vita.
Se vogliamo eliminare una parte di noi dobbiamo eliminare anche l'altra parte, quella sana.
Perche' se eliminiamo una parte senza averne capito la completezza essa si presentera' ancora.
Possiamo essere sicuri il giorno del nostro matrimonio o con il primo milione di dollari ma dura una folata di vento. Non saremo mai sicuri come il lupo della steppa che vaga affamato ma senza insicurezze.
Cerchiamo il nostro equilibrio buttando le nostre zavorre e ritrovandoci poi nel nulla idealizzato o in un manierismo copiato da qualche spot pubblicitario.
Salutiamo i nostri genitori, sono un terreno su cui siamo germogliati a cui apparteniamo in ogni caso, ma non possiamo mai abbandonarlo, essi sono in noi, il dolore del nostro rapporto con loro diventa il dolore del nostro rapporto con noi stessi.
Siamo perennemente affamati di amore senza per questo avere la sensibilita' di riconoscerlo, senza avere l ardore di apprezzarlo, senza avere i mezzi per sentirsi innamorati ogni giorno della vita stessa.
Siamo affamati perche' cerchiamo la luce continuando ad avere gli occhi chiusi.
E quindi cancelliamo i momenti belli e incorniciamo le tragedie e queste diventano significative del nostro io e noi diventiamo significativi nella sfiga e nella lotta alla sfiga.
Disegnamo l'amore che per un attimo i nostri genitori hanno avuto per dare il via alla nostra vita.
Annusiamo i momenti di serenita' casalinga di una domenica pomeriggio un po' noiosa.
Assaporiamo le immagini eroiche dei nostri genitori.
Possiamo diventare noi i genitori di noi stessi ma prima abbiamo il compito piu' difficile: quello di essere figli di se stessi, di accettare il cordone che ci lega al passato familiare, di seccarlo e portarlo con noi come portafortuna.
Le regole assurde, le feste noiose, i parenti viscidi, i fratelli prepotenti, i padri assenti, le madri soffocanti sono tutti i personaggi del nostro mondo che hanno forgiato la materia chiamata Io.
Ringraziamo questi autori sgraziati e continuiamo l'opera ma solo dopo averla veramente ammirata come opera darte della vita dell uomo e della natura.
Figli di una energia di vita, di essere umani, di una natura inarrestabile.
Finalmente liberi di accettare gli insegnamenti senza bisogno di capricci per esprimere qualcosa di nuovo.
Ma assaporando la tradizione e spiando per il tradimento. Figli che crescono hanno una tradizione da tradire ma prima devono riconoscerla come facente parte di loro e non solo del mondo esterno ma del loro universo.
In nome del padre del figlio e dello spirito santo, amen.

domenica 26 ottobre 2014

Piccole vittorie crescono

Quando si decide di partecipare a qualche corso o lezione ci innamoriamo dei momenti di estrema chiarezza con cui i nostri maestri d'aula ci svolgono una dimostrazione empirica di pricipi e regole che hanno scoperto e poi applicato con immediato successo.
Poi torniamo a casa e le regole semplici non riusciamo a replicarle. I momenti in cui applicare le regole per trovare le soluzioni sono sfuggenti o uniti con altre variabili a noi sconosciute.
Insomma tutta la sicurezza del progresso mentale ottenuto durante il corso svanisce lentamente nelle piccole sconfitte quotidiane patite per ricercare la grande svolta improssiva nella quotidianieta'.
In verita' qualcuno definisce il coraggio la somma della chiarezza e della confidenza.
Quante volte possiamo quindi essere coraggiosi? Quante occasioni abbiamo di trovarci in una situazione pefettamente chiara e di cui siamo in piena confidenza? Uhm difficile.
Ci rifugiamo nella prudenza e nell'attesa della nuova informazione, situazione, maestro o chissa' cosaltro.
Eppure dal maestro di Michelangelo in poi una delle regole dell'apprendimento e' stata quella della ripetizione ad oltranza.
Secondo i piu' recenti studi bastano, ad esempio, 21 (o 27) ripetizioni di una nuova abitudine per poter farla diventare nostra.
In verita' non lo so, non sono riuscito spesso a superare questa soglia del 21 o del 27 e quindi ho sempre desistito dal riprovarci, sbagliando.
Il processo di volonta' spesso si immagina come un processo eroico in cui si ha una forza talmente grande da poter superare ogni prova. Ma questa e' una trappola, e' come dire: quando avro' tanti soldi raro' ricco.
Ma questa, come la chiama Brizzi, e' sodomia psicologia perpretata da qualcuno che detiene il potere e dalla maggioranza per ignoranza.
Come si puo' immaginare di avere i soldi se non si e' ricchi?
Come si puo' pensare di essere forti se non dopo aver superato prove erculee?
Come si fa a sapere qualcosa senza averla prima fatta?
Provo a spiegarmi meglio: spesso nelle agende e nei programmi si hanno grandiosi intenzioni per i prossimi mesi o prossimo anno ma quasi mai si ha un piano per i prossimi anni o un decennio.
Ci si aspetta insomma un balzo facilitatore ai nostri sogni e desideri.
Si confonde spesso la scienza quantistica come una scorciatoia per il mondo materiale e applicando il nostro pensiero a risolvere la materia con qualche magia.
Non mi risulta che sia cosi'.
Anzi il contrario, la strada che porta alla felicita', illuminazione, ricchezza e' spesso lenta e faticosa, anche se anche qui, dal punto di vista alchemico, ci sono indicazioni di una strada lenta ed una veloce.
In ogni caso bisogna andare nella direzione giusta e la direzione giusta non e' misurata dai risultati che magari sono proprio ad un passo dopo aver desistito.
La direzione giusta si misura dalle piccole vittorie.
Non si puo' pensare di sposare un attore, attrice di hollywood restando chiusi dentro casa.
Cioe' possiamo pensare di trovare un collegamento a qualcuno che ci interessa tramite internet e la regola dei sei gradi di separazione ma in quel caso usiamo la rete e siamo fortemente collegati e nel mondo, anche se solo virtuale.
Non possiamo pensare di diventare ricchi se prima non riusciamo a risolvere il problema delle bollette.
E quindi non c'e' bisogno della lotteria ma c'e' bisogno di risolvere i piccoli problemi, se siamo bravi risolveremo questioni sempre piu' impegnative, se invece non risolviamo i piccoli problemi inutile di continuare in quella strada o strategia ma guardiamo dove sono le nostre energie o dove impegnarle.
Ma questo solo con la costanza dell azione e la polarizzazione del pensiero, ovvero una idea fissa che guida le nostre giornate verso un esercizio di volonta' ed attenzione continua.
Tenta fallisci e riprova fino al successo, e poi di nuovo, ogni maledetto centimetro.
Non si puo' usare l'immaginazione da sola per creare il nostro mondo ideale ma bisogna che ci sia la ripetizione e la costanza e la direzione e la raccolta delle piccole vittorie della nostra volonta'.
Man mano aumentera' la chiarezza e la confidenza in quello che facciamo ed aumentera' quindi il nostro coraggio che fara' aumentare la soglia dei nostri obiettivi.
Inizia ad elencare i tuoi successi gia' avuti ogni mattina e fatti le seguenti domande:
Di cosa sono grato oggi?Cosa devo fare oggi obbligatoriamente? e cosa mi ecciterebbe oggi? Posso fare entrambe le cose? Posso organizzarmi per farle? Posso farle diventare la stessa cosa?
Non c'e' bisogno di essere uomini di azione e uomini di pensiero, sono la stessa cosa su due livelli diversi, se vogliamo operare nel mondo materiale abbiamo bisogno dell azione, della forma del pensiero, se vogliamo astrarre il nostro mondo dal materiale basta il pensiero ma allenare e rafforzare il pensiero e' un esercizio molto difficile di cui la strada maestra e' la meditazione e la gestione delle nostre emozioni e delle nostre ossessioni e pensieri negativi e delle voci interiori, insomma di tutto il nostro enorme mondo interiore.
Per esperienza i due mondi sono lo stesso e se non abbiamo il controllo e la gestione del nostro io difficilmente possiamo gestire le nostre azioni e le interazioni col mondo materiale.
C'e' tanto da lavorare, per intenderci noi stessi siamo l'officina alchmica, come dice il buon Stefano Brizzi,
e abbiamo tanto da fare, iniziamo con le cose semplici e prendiamoci le piccole vittorie in continuazione e sempre di piu' fino a farle diventare le grandi imprese.
Comunque non cosiderare il punto di arrivo, ovvero immaginalo ma tieni ben presente il punto di partenza, solo cosi' riconoscerai le piccole vittorie.

domenica 19 ottobre 2014

Laurea in televisione e social

Quando si decide un corso di laurea, in genere si identificano i programmi e le ore di lezione e di studio presunte per quella determinata materia e poi si verifica con l' esaminatore che il tempo e le risorse impegnate hanno prodotte una nuova informazione in noi, una formazione organizzata del sapere.
Tempo fa ho conosciuto una ragazza che mi ha detto:"Sai, io sono una esperta in internet, pensa ci passo almeno 4, 5 ore al giorno."
Confondendo secondo me completamente la informazione con la passiva fruizione di servizi online.
Tanto per fare un' esempio e' come se ai tempi di Mike Bongiorno si diventava dei mostri di cultura seguendo i quiz in televisione.
O meglio si poteva diventare esperti del tg1 tg2 solo vedendolo tutte le sere per anni ed anni, subendo passivamente le notizie ed il loro confezionamento senza interrogarsi sulla struttura.
Come sei io ogni mattina che prendo l'autobus per andare al lavoro diventassi esperto di trasporto pubblico.
Insomma quante migliaia di ore, di giorni, di anni sacrifichiamo ai nostri impulsi di ricerca, di routine, di abitudini in cui siamo e viviamo in fondo come in una realta' opaca?
Ovvero una realta' che ci circonda ma di cui non apprendiamo nulla perche' velata e di nulla reale relazione se non qualche piccolo sommovimento emotivo che appena diventa piu' importante improvvisamente colora tutta la nostra giornata:"sapessi oggi che mi e' successo sull autobus! c'era uno che....".
Insomma quando ci risvegliamo dal sonno perenne in cui ci mettiamo da soli con l'alibi del riposo, dell' obbligo e della depressione come male del secolo e quindi ampiamente accettato e condiviso dalle migliori case farmaceutiche.
Stiamo perdendo tempo! Stiamo regalando qualcosa di prezioso ed unico ed eccezionale come il nostro tempo!
E passi che gia' lo regaliamo per un lavoro, perche' seno' non si campa ma se regaliamo anche il tempo libero siamo proprio dei coglioni.
Io vorrei urlare a me stesso di essere sempre presente, presente a me stesso, di ricordarmi che io sono vivo, che merito di vivere ogni istante come attimi di eternita' pure se sono schiacciato in quella metropolitana puzzolente.
Vorrei strizzare gli occhi e vedere attentamente quello che c'e' dentro lo schermo del televisore e togliere l'audio e cercare di capire cosa stanno dicendo, vedere le facce che cosa esprimono o cosa nascondono.
Guardare la cornice del mio televisore e posare gli occhi intorno, liberi di andare intorno nel mondo.
Sentiamo la musica, cantiamo, disegnamo, leggiamo, telefoniamo (con voce) a vecchi e nuovi amici,
Prendiamo una nuova agenda e segnamo il tempo che passiamo ogni giorno davanti la tv e navighiamo nei social e sommiamo i minuti e le ore e chiediamoci in fondo se e' giusto che ci riposiamo, se poi ci divertiamo cosi' tant da dedicarci tutto sto tempo.
Io proporrei di istituire almeno una laurea ad honorem per l'impegno passivo del tempo libero in tv e social.
Tutti iscritti dopo test di ammissione:
1.numero amici su facebook
2.media di ilike su ogni post
3. almeno 5 partecipanti al grande fratello (al Maurizio Costanzo show per gli over 40)
4 etc etc...
Attenzione non voglio dire che faccio meglio io a scrivere questo pseudoblog; dico che fa meglio chiunque usi il suo tempo in modo attivo, ricordando che siamo in una clessidra che non si puo' girare e che se anche questa cosa fa venire un po' di ansia vorrei facesse venire, a me in primis, un bel po' di pepe al culo per esplodere ad un nuovo livello di vita in cui ogni schermo sia guardato attentamento proprio intorno alla cornice mettendo a fuoco con gli occhi quello che c'e' fuori dall allucinazione dell'impulso alla passivita' serena: i nostri desideri.

domenica 5 ottobre 2014

La commedia umana

Mi sono ripromesso di leggere l'opera di Balzac che nell insieme ricco dei suoi romanzi di narrativa e filosofia si chiamano la commedia umana e pare che la caratteristica sia la conoscenza dei personaggi e poi la ricerca delle cause delle loro azioni e situazioni e poi i principi che li governano.
Insomma una retrospettiva che vorrei fare anche io adesso perche' sto assumendo che noi siamo la nostra storia. In verita' piu' che la nostra storia siamo la memoria che noi abbiamo della nostra storia e sappiamo che la mente tende a cancellare episodi e momenti che riteniamo poco significativi ed invece rimane vivida e piena di dettagli quegli episodi che hanno smosso le nostre emozioni e sopratutto che emozionandoci hanno formato la nostra identita'. Si perche' in fondo non possiamo essere altri che quello che ci e' successo, o meglio quello che abbiamo vissuto, o meglio quello che ricordiamo che abbiamo vissuto.
Ma ho anche un'altra idea che la memoria non sia altro che l'immaginazione che si confonde.
Spesso usiamo la memoria per il passato e l'immaginazione per il futuro; per un futuro possibile od impossibile. La divisione fra possibile ed impossibile e' l' idea di noi stessi: la nostra identita' e le regole che ci siamo dati sul mondo e sul nostro rapporto con esso.
Vorrei tirare un sospiro di soddisfazione al pensiero di essere quello che sono anche se a volte non sono colui che immagino vorrei essere...
Se voglio immaginare di essere qualcuno diverso da quello che sono devo riscrivere la mia memoria, come un nuovo romando ma vorrei fare un inchino ed un applauso ad ognuno di noi che e' quello che e' e che a volte pensa di non poter mai diventare nessun altro.
Siamo un po' cinici ma Gurdjeff ci definirebbe degli Obyvatel:
"Coloro che sono sulla via oggettiva vivono semplicemente nella vita. Sono quel che si dice brava gente. Per essi non vi è alcun bisogno di metodi o sistemi particolari; basandosi su sistemi intellettuali e religiosi ordinari, sulla morale ordinaria, essi vivono secondo la loro coscienza.
Non fanno necessariamente molto bene, ma non fanno alcun male. Si tratta talvolta di persone molto semplici e senza una particolare educazione, ma che comprendono molto bene la vita, hanno una giusta valutazione delle cose e un giusto punto di vista. Sia ben chiaro, essi si perfezionano ed evolvono. Solo che la loro via può essere molto lunga con molte ripetizioni non necessarie.

[...]Si dimentica sovente che molte persone, incapaci di organizzare la propria vita e troppo deboli per lottare per dominarla, sognano le vie o ciò che essi considerano come vie, perché si immaginano che sarà per loro più facile della vita, trovando in un certo modo una giustificazione alla loro debolezza e al loro eterno difetto di adattamento. Chi fosse capace di essere un buon obyvatel, sarebbe certamente più utile, dal punto di vista della via, di un 'vagabondo' che si immagina di essergli superiore.
Do il nome di 'Vagabondi' a tutti i componenti della sedicente 'intellighentsia': artisti, poeti, tutti i 'morti di fame' in generale, che disprezzano l’obyvatel e al tempo stesso sarebbero incapaci di esistere senza di lui. La capacità di orientarsi nella vita è, dal punto di vista del lavoro, una delle qualità più utili.
Un buon obyvatel è di levatura tale da far vivere con il proprio lavoro almeno una ventina di persone.
Cosa può allora valere un uomo che non è capace di fare altrettanto?.

[...]Quando dico che un obyvatel è più serio di un 'vagabondo' o di un 'lunatico', intendo dire che un obyvatel, abituato a maneggiare valori reali, valuta le possibilità delle 'vie', le possibilità di 'liberazione' e di 'salvezza' meglio e più velocemente di un uomo che per tutta la sua vita è prigioniero del solito cerchio di valori immaginari, di interessi immaginari e di possibilità immaginarie.
Per l’obyvatel, quelli che vivono di illusioni e soprattutto con l'illusione di essere capaci di fare qualche cosa, non sono seri. L’obyvatel sa che essi non fanno altro che ingannare la gente che è loro intorno, promettendo Dio sa cosa, mentre in realtà stanno solo sistemando le loro piccole faccende, o molto peggio, pensa che sono dei lunatici, gente che è sempre pronta a credere tutto quanto vien loro detto".Da Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto, P.D.Ouspenky
Possiamo diventare chi vogliamo in fondo ma prima abbiamo il compito del primo compito: imparare a vivere. Arte difficile ed a volte noiosa ma necessaria per poter poi andare oltre la nostra memoria, oltre la nostra immaginazione, oltre il nostro futuro.
Bisogna risolvere la materia nella materia per poterla poi risolvere ad un nuovo livello, ovvero prima di diventare qualcuno o qualcosa, di creare, impariamo a camminare nel mondo, abbracciamo la nostra coscienza che e' il nostro mondo, accettiamo la prigionia della realta' ed organizziamoci prima, poi andremo oltre.

lunedì 29 settembre 2014

Testardo come un dinosauro

I dinosauri non so se avessero la testa dura, ma spesso avevano sicuramente la pelle dura.
Eppure non ce l'hanno fatta: in un'ora un giorno o in un tempo breve sono finiti, scomparsi, kaput!
E quindi a volte vorrei ricordare a me e a chi vorrebbe trovare la porta del paradiso di non confondere la volonta' con la testardaggine.
E' vero: spesso lo scopriamo solo dopo molto tempo che quello per cui abbiamo lottato e sperato tanto in verita' era una fissazione e non invece un reale esercizio di volonta'.
Ma direi che di fondo posso definire che quello che riguarda noi stessi e' degno di ogni sforzo assoluto ed eterno, ma appena qualcosa esce dal nostro corpo e diventa una volonta' che riguarda il mondo, gli altri e qualsiasi altra cosa essa diventa una ossessione bella e buona, senza nessuna giustificazione.
Ma come e la immaginazione creativa? e il pensiero positivo? e la gestione delle relazioni? La pietra filosofale? Tutte cazzate? Certo tutte cazzate nell istante stesso in cui vogliamo modellare qualcosa di cui non abbiamo la forza ma sopratutto e spesso non abbiamo la capacita': gli altri ed il mondo.
O meglio possiamo sforzarci ed impegnarci ad organizzare e decidere la nostra relazione con il mondo fuori di noi ma sapendo che il risultato non sara' basato sulla nostra bravura a manipolare il mondo.
Confondiamo le nostre mani, che sono vitali per la nostra sopravvivenza con la capacita' di gestire l'energia del mondo;
si perche' e' solo una questione di energia e questa non puo' che venire da un profondo equilibrio del nostro mondo.
Se tempeste ormonali, emozionali, malattie e paure assorbono il nostro mondo interno come facciamo a specchiarlo nel mondo esterno? Ovvero come possiamo avere l'energia sufficiente ad emanare il nostro mondo nel mondo intorno?
Si certo siamo tutti collegati e la mia emanazione e' gia' in atto con la tua emanazione ma queste creano un nuovo mondo che e' una risultanza della maggioranza e dei piu' forti.
Un atomo e' stato concettualizzato come un nucleo con degli elettroni che gravitano intorno con orbite ellittiche: ogni elettrone si muove ma viene mantenuto nel suo stato dalla forza del nucleo a meno che non vi sia una collisione con un altro elettrone o nel caso della bomba atomica appunto quando si scontrano due nuclei di atomo si crea una potenza enorme.
Da qualche tempo e' stata cambiata la rappresentazione dell atomo: non piu' elettroni in orbite ellittiche ma in una nuvola intorno al nucleo, perche' si e' scoperto che non si puo' sapere in quale punto esatto si trovi l'elettrone.
E quindi anche noi siamo in uno spazio probabile ma difficile da individuare, che chiunque indicandoci con il gesto stesso di indicarci e di suggerirci una posizione la sposta immediatamente in un nuovo punto indefinibile oggettivamente.
Possiamo immaginare cioe' come sara' il nostro mondo ma non possiamo definire con certezza quello che succedera' e quello che vogliamo.
Possiamo solo esercitare un energia molto grande per ampliare il nostro nucleo ed unirci con altri nuclei e nell attimo stesso dell unione cambiare per sempre il nostro stato in uno nuovo ed indefinibile, forse immaginabile ma non prevedendolo.
Ogni previsione, ogni obiettivo, ogni desiderio e' una manipolazione della realta' che in verita' non rimane che una manipolazione masturbativa del nostro io.
Un grandioso atto di onanismo che non crea vita, non crea nulla se non strati di cellule eccitare e di atomi che vibrano solitari nel cosmo.
Non c'e' bisogno di cambiare la realta' ma c'e' bisogno dell azione che porta il nostro segno distintivo ed in ogni azione un atto di potenza e di energia che richiama il mondo intorno al nostro nucleo senza distruggerlo o modificarlo ma tendendo la mano aprendo il pugno minaccioso alla carezza della bellezza della vita in se e per se' prima e a priori dei nostri desideri e se proprio siamo decisi per qualcosa usare la bellezza della vita come la carta per un regalo che vogliamo fare e farci scartandola lentamente e costantemente.
Non usiamo l'alibi dei nostri sogni per distruggere gli altri, seguiamo i nostri sogni nelle nostre azioni senza distruggere gli altri, anzi aiutandoli a venir fuori come fiori delicatissimi.
Perche' possiamo fare la fine dei dinosauri in ogni istante e tanto vale ricordarlo...

domenica 21 settembre 2014

Piu' realista del Re

"Il termine realtà deriva dal latino res con affininità al sanscrito rāḥ «possesso, bene, ricchezza»[1], ovvero un oggetto materiale..." dice Wikipedia e dice molto altro, conviene farci un giro.
Ma di fondo il tema della realta' e' dibatutto da secoli per specificare quale sia e quale non sia, in fondo una definizione che e a me' piace' e' "quella cosa in cui la nostra volonta' non ha potere".
Ecco forse perche' ci piacciono i buddisti, in fondo ci avvisano che la realta' e' una illusione da cui possiamo liberarci, anzi che liberandocene raggiugiamo il nirvana.
Per noi occidentali e' forse piu' difficile liberarci dalla realta', anzi per meglio identificare realta' la sostituisco con il quotidiano che fa la profonda differenza con i nostri ideali e pensieri che spesso e volentieri sono distanti dalla... realta' e dal quotidiano.
Una frattura che sembra insanabile e spesso dolorosa.
I nostri sogni, i nostri ideali, la nostra volonta' si infrange senza sosta come un'onda sulla spiaggia, avanzando a volte ma inesorabilmente tornando indietro in un incontro e scontro che a seconda della nostra energia e' piu' o meno veemente.
Questo produce in effetti uno scollamento fra noi e la realta', spesso con il quotidiano; lo viviamo come una esigenza materiale a cui non possiamo sottrarci e di cui il dolore e' necessita'.
Io invece mi reputo una persona che ha imparato ad abbracciare la realta' con tutti i suoi spigoli.
Non spieghero' il mio punto di vista ma sollecito riflessioni a me e a chi ha la pazienza di seguirmi.
Nella filosofia del costruttivismo prendo questo estratto di Wikipedia:
"La vita è un processo cognitivo: vivere significa conoscere e conoscere significa vivere. È attraverso il processo cognitivo, che nasce dall’esperienza individuale, che ogni essere vivente genera il proprio mondo. L’esperienza vissuta è il punto di partenza di ogni conoscenza e l’uomo compie le proprie esperienze attraverso il proprio corpo avente struttura determinata. Soggetti diversi rispondono in maniera diversa ad uno stesso stimolo e la risposta sarà determinata dal modo in cui l’osservatore è strutturato. ".
Con questo gia' si apre un bello spiraglio no? Cioe' se la realta' influenza me, io posso interagire con me stesso come fa la realta' per creare un nuovo ed inatteso risultato.
Certo in fondo non possiamo cambiare la cose, perche' cosi' va il mondo.. ma chi te lo fa fare.. etc.
Ma infatti il primo passo non e' cambiare la realta' ma il mio rapporto con essa.
Nei sogni ed in viaggio i nostri occhi si aprono, il nostro repiro e' piu'intenso, le nostre emozioni sono piu' vivide ed allora perche' non vivere il nostro quotidiano come un sogno?
Siamo sicuri che le stesse persone che incontriamo, le stesse cose che vediamo non possano mutare al mutare del nostro comportamento?
In fondo quando viaggiamo nelle altre dimensioni usiamo tutto il nostro essere e siamo presenti come forse mai nella realta'.
Anzi quanti chilometri di auto e quante ore di lavoro svolgiamo con la nostra mente persa nei nostri ideali e nei nostri sogni? E questo che tipo di rapporto ci crea con il quotidiano?
Possiamo omologarci e conformarci certo ma non per questo dobbiamo rinunciare a noi alle nostre idee, alle nostre passioni.
Giochiamo al realismo magico, torniamo alla fiaba della nostra esistenza, guardiamo con profondita ed ascoltiamo con tutti i sensi ed i sentimenti troveremo nuove dimensioni e nuove porte per i multiversi del nostro presunto uni-verso.

« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. » (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

mercoledì 17 settembre 2014

Riders on the storm

Cavalieri nella tempesta canta Jim Morrison e forse lo siamo un po' tutti sempre piu' spesso.
Cerchiamo il nostro angolo di paradiso, di tranquillita' e invece sbattiamo su tutti gli angoli della vita.
Incespichiamo con le parole con chi viviamo innalzando barriere di incomprensione in cui ognuno aspetta che l'altro si tuffi ma ritirandoci poi in un isolamento da vittima incompresa o da carneficie giustificato da mille e piu' motivi.
Se manca la spinta emotiva costruire e ricostruire la relazione diventa un lavoro enorme, come tenere un giardino pulito e curato da tutte le erbacce delle litigate e discussioni che lentamente ma inesorabilmente rovinano il prato se con la stessa vemenza non ci mettiamo a ripulirlo e curarlo con attenzione.
Perche' e' come nelle altre cose di tutti i giorni: arriviamo con il fiato corto e l orologio impazzito del tempo insufficiente alle nostre cose; ma possono davvero i nostri impegni essere maggiori del nostro tempo? E da dove la prendiamo questa insolenza di essere migliori di noi stessi?
E' davvero singolare non avere coscienza del nostro preziosissimo e finito tempo fisico.
E quindi la tempesta dei problemi continua a sfiancarci da ogni parte, spesso aumentando di intensita' fino allo svenimento dell' anima ed alla malattia che urla come una sirena.
Un equilibrio che manteniamo nel quotidiano che divora la nostra carne, gia' inquinata e bombardata come credo mai nella storia.
Una spazzatura che ci ritorna in ogni modo dentro, quanto piu' cerchiamo di allontarla dal nostro quartiere, tanto piu' la ritroviamo nel nostro cibo e quindi nel nostro organismo.
Tempesta di relazioni, tempesta di situazioni, tempeste di problemi, tempeste di inquinamento.
Dove troveremo la nostra quiete dopo la tempesta?
Forse le tempeste non finiranno mai.
Possiamo imparare a respirare i problemi ed a ballare con le nostre paure, possiamo schernire ai nostri problemi ricordando che sicuramente un giorno finiranno, ma quel giorno che corrisponde alla nostra morte puo' diventare oggi.
Perche' la tempesta diventa la nostra vita essa stessa.
Smettendola di cercare un domani inesistente, letto in qualche libro, sognato in qualche incubo.
Il domani sara' la copia esatta del nostro oggi: non c'e' futuro.
Se saremo veramente bravi a risolvere i problemi ce ne cadranno addosso di nuovi e di piu' giganteschi, in una danza infinita nella tempesta.
Basta cercare il porto sicuro del benessere e della stoppacciosa serenita'; meglio muoversi nella tempesta di tutti i giorni andando avanti senza mollare maifinche' non ci inghiottira' l'onda gigantesca della tempesa perfetta.


lunedì 1 settembre 2014

Il prossimo medioevo

Ho comprato la raccolta del medioevo di Umberto Eco per scoprire nei secoli bui la luce che sta venendo fuori delle grandezze di quel periodo conosciuto pero' come l'epoca dei secoli bui.
E spero di trovare belle notizie perche' anche se sono a volte ottimista credo che stiamo imboccando un nuovo medioevo.
Credo che dopo qualche anno di speranza in un mondo migliore, che ci hanno propinato mentre si spartivano il potere i grandi gruppi di potere, adesso il velo sta cadendo, la favola e' finita e bisogna immaginare che tutto cambiera' nonostante noi e i nostri ideali.
Se non avessi timore che andiamo verso un mondo peggiore, sarei quasi curioso di quello che sara'.
Ma nonostante i secoli dell illuminismo, dei diritti, dei principi dell'uomo, della democrazia stiamo di nuovo in mano a qualcosa di cui non abbiamo nessun controllo; ammesso che lo abbiamo mai avuto.
Nel mondo antico i sacerdoti avevano il potere di richiamare ed abbonire gli dei divini per dare cibo e salvezza alla popolazione, nei secoli scorsi, i sacerdoti avevano il potere di garantirci una vita immortale in paradiso invece che all inferno.
Ed ora abbiamo dei nuovi sacerdoti che sono la finanza e la tecnologia.
Un mondo governato dai soldi in cui i soldi sono indipendenti dal lavoro, dalla produzione, che girano vorticosi in sistemi finanziari sofisticati ed alieni.
Una tecnologia che da assistente di vita diventa grimaldello delle aziende per penetrare nei nostri vizi, nei nostri pensieri, per esaudire ogni nostro desiderio e stimolare quelli che ancora non ci sono venuti.
Una tecnlogia che non si ripara, che non ha piu' nulla di umano, che si sfiora con un dito ma solo finche' funziona, ma se non funziona, non esiste piu', si butta e si compra una nuova.
Come un automobile dal cofano chiuso in cui giriamo la chiave e parte ma che se si ferma non possiamo far nulla.
Come una malattia che se ci prende andiamo dal sacerdote della medicina che ci da una pillola veloce che risolve, che guarisce.
Tutto senza pensieri, tutto senza domande, tutto senza ricerca, desiderio e soddisfazione, ambizione e competizione, digitale ed analogico.
Interconnessi con i nostri compagni di scuola e lontani dai nostri vicini di casa.
Attenti all immagine ed immuni al contenuto.
Stiamo perdendo i meccanismi, i funzionamenti, non li chiediamo, non li cerchiamo, combattiamo per l effetto senza preoccuparci della causa.
Abbiamo passato i secoli bui della credenza religiosa, abbiamo passato i secoli del progresso e adesso siamo di nuovo al punto di inizio: ignavi del mondo reale, sfuggenti dal mondo interiore, insofferenti ai perche' e concentrati sul fine ultimo, come topi in un labirinto a cercare l'uscita.
Dove le nostre pareti sono della normalita', del conformismo per il terrore ultimo della solitudine, terrore ampliato dal nostro equilibrio senza centro, rotolante sul quotidiano, fino alla fine.


lunedì 25 agosto 2014

Unisci i puntini

E' uno dei miei giochi preferiti, a volte da' l'idea di essere puerile eppure resiste da decine di anni, perche?
Perche' unire i puntini e' l'attivita' della conoscenza per eccellenza!
Una serie di puntini che non hanno forma vengono uniti da un tratto di penna e all improvviso, o spesso lentamente, quello che e' ignoto diventa noto.
E cosi' potremmo provare a segnare e collegare i puntini della nostra vita e vedere se dietro questi punti sparsi e apparentemente non c'e' invece una magnifica figura di noi stessi.
Quanti di noi, piu' insicuri, chiedono: ma tu cosa pensi di me? Come mi vedi? Pensi che valgo qualcosa? come i personaggi del film "ricordati di me", persi in se stessi e non riuscendo a collegare i puntini chiedono che sia qualcun altro che li collega per noi.
E una delle cose piu' difficili e' proprio collegare i puntini nella sequenza giusta perche' altrimenti perdiamo l' unita' nella frammentazione delle nostre azioni apparentemente senza senso, seguendo schemi inventati da qualche filoso incompreso e piu' spesso mal compreso che da idee di morale e di civilta' e per cui riconosciamo i puntini in cui siamo bravi belli e buoni e non colleghiamo quelli invece in cui siamo inetti, brutti e maligni e quindi ovviamente nessuna figura puo' venir fuori.
Eppure anche la cellula si e' sdoppiata nel terrore di non vedersi e quindi piu' non vediamo noi stessi e piu' cerchiamo qualcuno che unisca i nostri puntini ma in verita' che cosa puo' dirci un altro di noi se non quello che lui e'? Se non altro se non quelle cose che gia' conosce e che magari in se non vede ma vede chiaramente in noi.
Eppure i nostri puntini sono li' belli e puri senza nessun giudizio e senza nessuna morale: sono le nostre azioni.
Spesso andiamo a scavare nelle nostre azioni a cercare il filo di Arianna del suo significato, da dove parte, cosa significa, ma spesso incontriamo solo nodi e grovigli in cui possiamo dedicare vite intere a districare grovigli usando spesso solo la sensazione e la mente del momento.
Dimentichiamo che siamo come dei torrenti in cui l'acqua scorre sempre ma non e' mai la stessa.
Elaborare il nostro passato ha valore solo per ricostruire la nostra storia, non per quello che veramente e' successo.
Se ho dato uno schiaffo ad una persona so che sono una persona che puo' dare degli schiaffi, certo ci devono essere condizioni particolari, dobbiamo essere arrabbiati ed in grave pericolo... diremmo adesso, ma siamo sicuri che invece abbiamo dato uno schiaffo perche' in quel momento storico non  eravamo nervosi, insicuri, prepotenti e violenti?
Rielaboriamo noi stessi con ideali normalizzati e giudicanti e questi puntini delle nostre azioni portano poco.
Uniamoli senza il giudizio che dovrebbe essere divino per valere qualcosa e osserviamo con curiosita' la figura che viene fuori potrebbe essere qualcosa di unico e di nuovo e di interessante: noi stessi.

domenica 27 luglio 2014

Orgasmo ed estasi

MI sta venendo il dubbio che il fatto che la chiesa abbia sempre chiesto di procreare in ogni atto sessuale non sia proprio un principio per inibirlo o per ridurlo a puro mezzo di creazioni di vita ma al contrario per dargli una dignita' superiore e non sprecarlo come ginnastica quotidiana, chissa'...
Mi viene in mente questa provocazione perche' in genere gli uomini di forte religione hanno spesso un modo di godere che a molti e' sconosciuto: quello dell estasi.
Anche io ho il dubbio se ci sono mai stato in estati e certo mi viene da considerare molto simili quelle frazioni di secondo in cui non importa piu' di nulla, non si sente piu' distanza con nulla e nessuno, ma si respira con un respiro che in quel momento e' uguale a quello del mondo che ci circonda, momenti in cui finalmente dentro e fuori, io e l'altra siamo perfettamente la stessa cosa.
Certo succede spesso con un orgasmo fisico, ma succede a volte anche con dei scorci di panorami in cui l'occhio si perde all orizzonte, in certi sottoboschi durante un escursione in cui ci si ferma ad ascoltare il proprio respiro nell'immobilita' apparente che ci circonda indifferente eppure viva, in certi tramonti o albe che ci richiamano dalla distrazione della quotidianita', credo anche in qualche concerto.
Insomma un attimo in cui la serenita' la felicita' sono qualcosa superate da qualcosa di piu' imponente: l' estasi.
Ma come si fa a trovare l'estasi?
Da wikipedia:
L'estasi (dal greco ἐκ=ἐξ + στάσις, ex-stasis,[1] essere fuori) è uno stato psichico di sospensione ed elevazione mistica della mente, che viene percepita a volte come estraniata dal corpo (da qui la sua etimologia, a indicare un "uscire fuori di sé").
Nonostante la diversità delle culture e dei popoli in cui l'estasi è stata sperimentata, le descrizioni circa il modo in cui essa viene raggiunta risultano straordinariamente simili. Si afferma di provare in questi momenti una sorta di annullamento di , e di identificazione con Dio o con l'"Anima del mondo".
Psichicamente è caratterizzata dalla cessazione di ogni attività da parte dell'emisfero cerebrale sinistro (noto anche come emisfero dominante o della "razionalità discorsiva"), consentendo così all'emisfero destro (quello recessivo o passivo, detto anche "emotivo") di attivarsi. È uno stato di estrema concentrazione simile per certi versi all'ipnosi, quando ad esempio la mente rimane attonita nel fissare un punto o un oggetto, dimentica di ogni altro pensiero. Generalmente produce uno stato di notevole beatitudine e benessere interiore.
Andiamo a trovare l'estasi piu' famosa, quella di Teresa: Santa Teresa d’Avila (1515-1582), Vergine e Dottore della Chiesa che scrive:
“Gli vedevo nelle mani un lungo dardo d’oro, che sulla punta di ferro mi sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, così profondamente che mi giungeva fino alle viscere, e quando lo estraeva sembrava portarselo via, lasciandomi tutta infiammata di grande amore di Dio. Il dolore della ferita era così vivo che mi faceva emettere dei gemiti, ma era così grande la dolcezza che mi infondeva questo enorme dolore, che non c’era da desiderarne la fine, né l’anima poteva appagarsi che di Dio. Non è un dolore fisico, ma spirituale, anche se il corpo non tralascia di parteciparvi un po’, anzi molto. È un idillio così soave quello che si svolge tra l’anima e Dio, che io supplico la divina bontà di farlo provare a chi pensasse che io mento”.

Insomma un orgasmo spirituale e per chi non cerca Dio? Siamo fregati? Siamo costretti al sesso ossessivo dall orgasmo imperfetto? O dall orgasmo perfetto e fuggevole?
Un altro sistema e' quello che chiamano flow o flusso, entrare nel flusso e questo forse puo' essere altrettanto facile ma dura molto piu' a lungo di un orgasmo fisico.
Ovviamente ci sono persone che per loro natura sono più portate a vivere esperienze di flow. Mihaly Csikszentmihalyi, uno psicologo croato di matrice positivista, fondatore della teoria del flusso sostiene che le persone più predisposte sono quelle che possiedono curiosità, persistenza e poco egocentrismo.
Csikszentmihalyi sostiene che per avere un’esperienza ottimale si deve raggiungere un flusso continuo, attraverso il completo assorbimento dell’attenzione nel compito che si sta svolgendo.
Si ha il senso che le proprie abilità siano sufficienti a far fronte alle sfide dirette verso l’obiettivo a portata di mano e il azione associate forniscono indicazioni chiare su come si sta andando. La concentrazione è così intensa che non c’è spazio per in pensare a nulla di irrilevante o di cui preoccuparsi dei problemi. La coscienza di sé scompare, e il senso del tempo diventa distorto. Un’attività che produce tali esperienze è così gratificante che le persone sono disposte a farla per essa stessa, con scarsa preoccupazione per quello che risulterà, anche quando è difficile o pericolosa. 
Be' direi che possiamo farcela anche senza diventare frati e suore..

lunedì 21 luglio 2014

Immortale

Noi comuni mortali spesso ci dimentichiamo di una cosa molto semplice ma importante:
dobbiamo morire.
Rircodati che devi morire o memento mori e' qualcosa di cui oggi si parla poco eppure:
Memento mori (letteralmente: Ricordati che devi morire) è una nota locuzione in lingua latina.
La frase trae origine da una particolare usanza tipica dell'antica Roma: quando un generale rientrava nella città dopo un trionfo bellico e sfilando nelle strade raccoglieva gli onori che gli venivano tributati dalla folla, correva il rischio di essere sopraffatto dalla superbia e dalle smanie di grandezza. Per evitare che ciò accadesse, un servo dei più umili veniva incaricato di ricordare all'autore dell'impresa la sua natura umana: lo faceva pronunciando questa frase.
Tertulliano, nel suo Apologeticus, cita un'aspressione più complessa: Respice post te! Hominem te esse memento! Memento mori! (Guarda dietro di te! Ricordati che sei solo un uomo! Ricordati che devi morire!)
L'ordine di stretta clausura dei trappisti, fondato nel 1664, adottò questa frase come motto: i monaci di quest'ordine si ripetevano tra loro continuamente la frase, e si scavavano – un poco ogni giorno – la fossa destinata ad accoglierli, con lo scopo di tenere sempre presente l'idea della morte e quindi il senso della vita, destinata a finire.(da wikipedia).
Ed invece nella locuzione moderna "ti stai scavando la fossa" viene vissuto come un augurio negativo.
Ma quanto sapere abbiamo dimenticato in nome di una scienza preda di brevetti che impoveriscono il mondo e arricchiscono 4 stronzi, in cui il progresso e la tensione verso il futuro sono mercificati come ad un supermarket in cui si paga la speranza con la religione e le opere pie e si paga con la scienza e la sua medicina corrotta la battaglia con la malattia e con la chirurgia estetica nascondere i segni della sapienza del tempo che abbiamo rinnegato in nome di una giovinezza che viene paragonata al nuovo in cui il prodotto nuovo vale piu' dell usato e quindi una ruga che ci e' costata anni di fatiche e di cattivi pensieri deve essere nascosta per renderci di nuovo vergini sul mercato delle relazioni umane ed economiche.
E da oggi io inserire un nuovo prodotto piu' raffinato nella ricerca del nuovo e dell eterno, eterno inteso come immutabile, incorruttibile, sempre nuovo inteso come il sempre funzionante e performante, insomma un magnifico robot della cui anima poco ci si interessa in quanto addirittura questa migliorerebbe con il tempo: quale sacrilega qualita'..
Credo che una battaglia importante sia quella di liberare i nostri figli dalla nostra voglia di immortalita'.
Spesso noi genitori rivendichiamo un diritto di cui in verita' non lo abbiamo: quello della formazione ai nostri valori, in qualche forma un diritto di vita o di morte tradotto dal ipotetico diritto di vita, che in verita' non e' il nostro ma di cui siamo solo strumenti, infatti siamo ricompensati con un orgasmo liberatorio, perche' la vita nel maschio nasce dopo aver liberato il corpo dal dolore ed averlo innalzato al piacere orgasmico, dei sensi.
Insomma i figli li manipoliamo e modifichiamo a nostra immagine e somiglianza, anzi li modifichiamo proprio per non farci assomigliare in quello che non vogliamo ed invece innalzarsi ai nostri ideali piu' alti e difficili e sacrifichiamo le nostre vita affinche' in questa staffetta di psicosi i nostri figli portino avanti il nostro cognome, la nostra azienda, i nostri ideali, le nostre virtu'.
Soffochiamo il loro diritto alla vita piena in nome della nostra volonta' di immortalita'.
Perche' in fondo strozzando i nostri figli cerchiamo un passaggio per l eternita', di parte di noi e dei nostri fantasmi mentali e spesso rendiamo essi stessi dei fantasmi portatori ignari di un ideale astruso, anche perche' i nostri figli seguono i nostri esempi, non le nostre parole e quando azioni e parole non sono allineate nascono le fratture nello sviluppo.
E proprio volendo montare sul ponte per il futuro portando solo i bagagli intellettuali e non quelli emotivi e pratici soffochiamo il nostro futuro, una delle nostre emanazioni piu' limpide e potenti: la creazione della vita: i nostri figli.

lunedì 14 luglio 2014

Dimmi chi sei e ti diro' chi sei

Si cerchiamo di scoprirci negli altri. Di guardarci nei commenti degli amici, di riconoscerci in qualche tarocco od oroscopo giornaliero. I piu' dotati riescono a vedere chiaramente nella carta natale il proprio destino rimbalzando da un pianeta all altro tra  opposizioni ecc.
Eppure, almeno io, sono molto bravo a dare una perfetta descrizione di vizi e virtu' di tutti quelli che conosco e spesso anche di quelli che incontro per strada, giocando al mentalista dei poveri...
E tutte queste pagliuzze negli occhi altrui e non riesco proprio a vedere le travi nel mio occhio.
Alla ricerca di una cornice che finalmente mi immola come un quadro d'autore in una galleria di eroi moderni del capitalismo e dei bravi ragazzi.
Poi ci sono i guru che quando parlano di te lo fanno con il tono greve di chi ha visto nel profondo della animaccia tua e ci sono i mariti e mogli che vedono nel profondo delle loro miopie.
Tutti che vedono specchi su specchi che si frantumano con sette anni di disgrazie a cercare se stessi.
Chissa' se Dio puo' vedere se stesso o si riconosce solo dalle nostre preghiere accorate e meschine...
E se non puo' vedersi lo sapra' che e' uno veramente "in gamba"?
Eppure a molti orfani di padre o figlioli abbandonati gli prende una smania di farsi vedere che sono veramente bravi, vedi Steve Jobs, Jeff Bezos e molti altri.
Insomma se non ci facciamo ri-conoscere non va bene, ma facciamo in modo che si vedano solo alcune cosucce di bella presenza.
Ma cercando la nostra immagine negli altri finiamo per non trovare il nostro nemico, e tantomeno non troviameno nemmeno il nostro amico.
Torniamo ad essere una cellula che si duplica all infinito, assumiamo cioe' un motivo di moltiplicazione invece che di trasmutazione.
Attiviamo le nostre memorie antiche per proiettare negli altri la nostra immagine e cosi' facendo rinunciamo alla profonda unione fra il dentro ed il fuori, tra il sopra ed il sotto.
Ma restiamo un punto con un cerchio intorno, punto di partenza del cosmo alchemico ma che senza la potenza dell energia elettronica che cambia stato e genera la potenza atomica che genera morte per chi la usa per la morte e che genera stelle e galassie nell universo in un universo che genera vita.
Forse e' ora di smetterla con cercare se stessi, tanto non esistiamo se non esiste l'altro e quando ci troviamo siamo vuoti di fronte all eternita'.
Creiamo un'onda di vibrazione nuova che genera nuova musica nell universo:
magari in fondo non me ne frega un gran che di te ma chiedendo a te chi sei?
Posso trovare il mio confine, la mia identita', la mia unicita' nella differenza.
Rompiamo gli specchi dell egocentrismo e troviamo un nuovo mondo...

giovedì 19 giugno 2014

Affacciati alla finestra

La filosofia e' cosi': si parla del piu' e del meno e poi ad un certo punto una serie di filosofi decide che quella riflessione e' superiore alla filosofia e la ribattezza con nomi altisonanti: scienza, psicologia, antropologia, etc. Insomma si passa dal generale allo specifico e con questo assumendo un ruolo di maggior valore rispetto alle definizioni di filosofia che vengono ghetizzate come una perdita di tempo.
Eppure ogni attivita' mentale risponde a delle domande e il fatto che le risposte siano utili nella vita di tutti i giorni questo non vuol dire che la risposta sia superiore alla domanda ma esattamente che la domanda giusta porta a dei risultati enormi.
E quindi la domanda che ti faccio adesso: a quali domande rispondi con la tua vita?
Come avere maggiore amore? piu' soldi? piu' sicurezza? piu' tranquillita'? ogni domanda e' legittima ma a volte vale la pena di perdere 5 minuti di tempo per ricordarcela, perche' a volte ci troviamo a fare delle cose e non sappiamo perche'; e' come a volte ci capita di fare un discorso ed a un certo punto non ricordare piu' perche' si stava parlando di quell argomento...
Ma apriamo una nuova finestra nella nostra mente:
le nostre domande sono quelle che ci siamo permessi di fare, quelle che in verita' crediamo di poter dare una risposta, altre domande a cui crediamo di non poter dare una risposta vengono messe nel cassettino dei sogni e non si fa piu' nessuna azione o riflessione per potervi rispondere, anzi spesso proprio alle domande a cui non sappiamo dare una risposta diamo una accezione negativa, come la volpe che non arrivava all uva e diceva che era acida per mascherare la sua incapacita'..
Quindi in verita' non rispondiamo ad ogni domanda che ci poniamo ma solo a quelle a cui crediamo di poterlo fare e questo perche' abbiamo una finestra che sono le nostre credenze a cui ci affacciamo e da cui vediamo solo una serie di pensieri definendoli possibili e lasciando gli altri, quelli che non vediamo da questa finestra immaginaria della nostra mente, come sogni-desideri ovvero domande senza risposta..
Ma proviamo ad immaginare di aprire una nuova finestra da cui vedere un nuovo panorama di idee e credenze. Come il barbone ubriaco che viene portato a corte e risvegliato e trattato come un re, questi in poche ore si sente re.
Ma se un re fosse trasformato di notte in un barbone quanto ci metterebbe ad abituarsi? Forse mai.
Perche' ogni trasformazione, ogni nuova finestra che si apre di possibilita', di credenze, di certezze e convinzioni deve comunque rispondere ad una domanda.
Infatti di base in ogni gruppo religioso o fanatico si risponde sempre ad una domanda di appartenenza, di riconoscimento, di fratellanza, affetto, comprensione, amore.
E si ricostruisce un nuovo panorama nella finestra delle nostre convinzioni.
Ma la possibilita' reale e' quella di aprire noi una nuova finestra di credenze, ovvero di fare un abuso edilizio-mentale, sfondando un muro e aprendo una nuova luce da cui poter osservare una nuova serie di credenze e di idee, dove poter iniziare a ricevere delle risposte; ma creando noi la nostra finestra e non facendo aprire una nuova identita' alla istituzione di turno, al santone, alla infatuazione del momento.
Se noi apriamo una nuova finestra di possibilita' in cui i sogni possono diventare realta' potremo avere nuovi occhi con cui guardare un nuovo panorama di pensieri ed idee e nuovi pensieri ed idee possibili vanno lentamente a cambiare la nostra mente e cambiando i pensieri si possono cambiare le percezioni e le sensazioni e i sentimenti che viviamo nella nuova relazione con il mondo esterno ed avere nuove aspettative e speranze.
A volte si vogliono evitare le speranze per paura della delusione, ma la speranza con la perseveranza aprono nuovi mondi a noi, mondi appena immaginati o visti in qualche film ma realmente possibili.
Disegna il mondo che vuoi vedere dalla nuova finestra della tua mente, un nuovo angolo in cui ricostruire un sogno chiamato vita.

domenica 8 giugno 2014

Gli esami non finiscono mai

E quando ce ne accorgiamo ci incazziamo. Un bel po'.
Perche' ogni esame e' un processo di apprendimento, di conoscenza, di comprensione, di pensiero, di ansia, di frustrazioni e paure, di pregiudizi e di aspettative.
Eppure appena sostenuto l'esame ed avendone avuto un risultato, positivo o negativo poco importa, ce ne aspetta un altro: lo stesso se non lo abbiamo superato, uno nuovo se siamo stati bravi a risolvere l' equazione del problema della vita che in quel momento ci ha presentato.
Eppure quell esame grande come un iceberg nel mezzo del cammin della nostra vita, una volta sorpassato non ci ha cambiato nemmeno di una virgola.
Tutto quel sapere, quelle informazioni sono rimaste appese alla memoria breve e dopo un po' sono state cancellate dalla marea della quotidianita'
Come una foca che al comando giusto risponde con la giusta risposta al suo addestratore e ne riceve un bel pesciolino da inghiottire, magari non aveva nemmeno tutta questa fame.
E noi foche ammaestrate rispondiamo agli esami con il massimo della nostra competitivita', assumendo tutto il nostro ego, tutto il nostro carattere a quella risposta.
E questo non ci fa crescere nemmeno un piccolo nuovo percorso mentale, una nuova idea, una nuova inziativa.
E quell esame che serve per capire se abbiamo capito o meno una serie di informazioni ci da un premio che vale solo in quel contesto, ma che non porta nemmeno una piuma di benessere al nostro io piu' profondo.
Superiamo gli esami scolastici e diventiamo bravi studenti, superiamo gli esami lavorativi in un assunzione e diventiamo bravi dipendenti, superiamo una gara sportiva e diventiamo bravi atleti.
Gioia, festa, ricchi primi e cotillones e dopo un po' ritorna la sete di nuove sfide in un corto circuito di soddisfazione mai sazia.
A volte la nostra fortuna puo' essere il senso di malinconia che scende dopo le nostre vittorie, questa ci avverte che questo percorso di esami perenni sono solo una trappola dimensionale, che esiste un'altra dimensione da cercare, magari da trovare.
Una dimensione che spesso e' solo sociale, importante, fondamentale per la nostra sopravvivenza fisica e psichica ma ormai, al giorno d oggi completamente insufficiente.
Una volta scoperta la base della convivenza civile abbiamo bisogno di scoprire la nostra natura piu' profonda.
Di cambiare il set di riferimento, come di una scenografia teatrale che non e' piu' adatta a contenere la commedia della nostra vita.
Ma di uscire fuori dal teatrino della pluralita' per il viaggio introspettivo e solitario alla ricerca della natura unica e di nuovo in relazione con il mondo ma in modo nuovo, con una comunicazione e con dei simboli che risuonano nel nostro cuore e non solo nella nostra mente, nella parte razionale e sociale.
E quindi con tutti gli esami del mondo non si riesce mai a trasferire quella conoscenza che e' solo convenzionale e non olistica, che e' solo rappresentantiva ma non esplicativa, che e' razionale ma non intuitiva, che insomma risponde egregiamente nel bisogno di relazione fra noi e il mondo fra noi e gli altri ma non risponde alla pressante richiesta di una connessione piu' profonda, piu' fusionale, con tutto e tutti.
Andiamo avanti a sostenere i nostri esami ma ricordiamoci che possiamo iniziare a sostenere esami con noi stessi, con la nostra coscienza e questi in verita' spesso non iniziamo mai.

giovedì 5 giugno 2014

Vacanze da amare

Credo che la rivoluzione industriale alla fine abbia vinto perche' ha creato il momento magico delle vacanze.
I contadini non avrebbero potuto mai allontanarsi dai propri terreni senza morir di fame.
E la vacanza e' diventata nei decenni il punto focale di un anno intero di sacrifici, tanto che spesso si fanno le rate pur di non rinunciare alla vacanza.
Anche se spesso accade che il momento delle vacanze sia proprio il momento prima di partire che, come una fuga, diventa un momento di ebbrezza e di apparente liberta' dai vincoli che ci siamo posti (e pensiamo che ci abbiano posto gli altri).
Spesso la vacanza diventa un nuovo momento di nervosismo e di lotta continua fra il momento che abbiamo idealizzato tutto l' anno e la realta' di una industria del turismo che ammassa le persone come sardine, costrette, questo si, alle vacanze non intelligenti, ad agosto, a ferragosto.
Mi fanno sorridere quelli che cercano il lastminute ad agosto, come se ci fosse possibilita' di fare qualche affare...
Ma la domanda di oggi e': vogliamo andare in vacanza, essere cioe' "vacanti" perche'?
Abbiamo cosi' tanto da togliere nella nostra vita da esser costretti a fuggire 1 settimana ogni 52 dalla nostra vita che ogni giorno decidiamo di non cambiare?
Come se ogni tanto aprissimo il coperchio della pentola delle nostre insofferenze per far "sbollire" i nostri risentimenti.
E cosi' dimentichiamo i viaggi, il viaggio della nostra vita ed aspettiamo il nulla esistenziale in cui finalmente siamo liberi dalle nostre prigioni e schiavitu' materiali e psicologiche.
La prova che sia una fuga e non un momento di reale godimento ce lo da il fatto che spesso, nel poco tempo libero non ci va di far nulla, non sappiamo cosa fare ed ogni attivita' sembra troppo impegnativa e ci limitiamo ad oziare in attesa del prossimo impegno di lavoro.
Problema del tempo libero che in molti paesi nemmeno esiste, dai paesi emergenti alla piu' liberale america del nord; paesi in cui il dipendente o viene sottopagato a se ha qualche conoscenza in piu' spremuto fino all'osso in aziende voraci di uomini e di soldi.
Credo che bisogni imparare a dare dignita' alla vacanza e non al lavoro, vacanza non dagli impegni e dagli obblighi ma vacanza dalla perdita di tempo di un lavoro sfruttato e sottopagato, una vacanza che passi da una settimana all anno ad almeno cinquanta.
Lasciando un paio di settimane ad attivita' noiose e ripetitive.
Sogno una civilta' di vacanza dal lavoro perenne, in cui la produzione sia affidata alle macchine e l uomo comici finalmente ad usare il suo potenziale.
Conviene a tutti: le macchine costano meno degli uomini a livello sociale, non a livello aziendale, e un uomo libero dalla sua schiavitu' di sopravvivenza puo' avvitare un avvio di idee e produzioni intellettuali e pratiche tali da rendere la vita degna di essere vissuta non solo nella vacanza ma sopratutto nella propria attivita'.

giovedì 29 maggio 2014

E' mio!

E' mio, sei mio, lo voglio io, mi appartiene, me lo merito, o mio o di nessun altro.
All inferno coloro che sono molto tirchi, gli avari, vengono gravati di un grande peso di cui non possono disfarsi.
Eppure sappiamo con certezza che il nostro tempo ha una fine eppure si tenta senza fine di accumulare soldi, oggetti, ricordi, scontrini, carta, fotografie, senza fine, fino a far scoppiare le nostre case e senza lasciare mai posto ad una nuova idea.
Un accumulo che appesantisce, e ci portiamo per una eternita' che dura un battito di ciglia, una sola velocissima vita.
Molti portano avanti le idea che il progresso sia legato al capitalismo e al diritto del possesso.
Ma le prove della storia sono esattamente opposte: tutte le grandi evoluzioni dell uomo sono avvenute in concomitanza con scoperte condivise con tutti, senza brevetti, senza possesso, senza proprieta'.
Non voglio parlare di comunismo e capitalismo ma vorrei mettere in evidenza che l' umanita' ha avuto i piu' grandi benefici da cio' che e' stato condiviso completamente ed in modo non prevaricatore o utilitaristico.
Il fuoco, il vapore, internet.
Anche il petrolio e' stata una rivoluzione ma come e' ben evidente essendo rimasto nelle mani di poche ha permesso una facilitazione di accesso all energia ma non ha veramente liberato l'umanita' dalla schiavitu'.
Anzi ad oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive una vita indegna da poter indicare come un'epoca di civilta' e di progresso la nostra era.
E' un epoca di sfruttamento e di vincoli pesantissimi che in confrontro i vincoli medioevali fra signore e vassallo sono quasi convenienti.
Colui che ha inventato internet ha scelto di non brevettarlo e cosi' facendo ha reso un servizio unico all umanita'.Il fuoco per fortuna non cera bisogno di brevettarlo ma solo di tenerlo sempre acceso fino a capire come si potesse ricreare in modo magico ed unico, come la divisione divina della luce dalle tenebre.
Ogni volta che diciamo e' mio e' un modo di relazionarci con il mondo, un modo di indicare chi siamo, come siamo fatti e lo facciamo indicando qualcosa al di fuori di noi, qualcosa che in fondo ci appartiene certamente ma non in modo esclusivo.
Appartenere, avere e' lontano dall essere e purtroppo per poter essere non possiamo esercitare quello che abbiamo.
Possiamo usare quello che abbiamo, goderne, trarne beneficio, regalarlo o distruggerlo ma stiamo operando su cose che appartengono a tutti.
La nostra casa e' nostra certo ma si trova sul territorio di una nazione e siamo soggetti alla sua legge e se un domani bisogna far passare una autostrada al posto di casa tua, casa tua non c'e' piu'.
Tutti i soldi del mondo non ti potranno dare un attimo di felicita' in piu' di quella che ti permetti di vivere.
Certo le sensazioni di benessere sono indiscutibili ed avere bei oggetti intorno, vivere nel lusso e nella comodita' e' certamente preferibile che vivere nel disagio e nella penuria.
Ma non ci appartengono. Cosi' come noi non apparteniamo a nessuno ed a niente.
Abbiamo dei vincoli, dei contratti, degli accordi, delle promesse, delle speranze ma noi esistiamo anche senza di questi, siamo vivi sia rispettando la nostra parola che tradendo ogni attesa, ogni morale imposta.
Il possesso e' un isolamento, una morte per soffocamento di quello di cui ci appropriamo.
Piu' stringiamo quello che vogliamo piu' soffoca lui e noi.

domenica 18 maggio 2014

L'eleganza del dolore

Nel cinema neorealistico italiano veniva inquadrata una nazione distrutta da una guerra cretina, persone uccise impoverite e impaurite iniziavano di nuovo a combattere una guerra di sopravvivenza quotidiana che era molto piu' sensata di quella cazzo di guerra mondiale decisa da quattro stronzi.
Era una ricerca di fuga dal dolore, una sacrosanta ricerca di fuga dal dolore.
Ma la sofferenza di piu' generazioni rimaneva indelebile nel marchio di fabbrica di molti italiani e quindi a quelli che si facevano tentare da miraboliche vite da consumatori felici che all epoca rappresentavano una reale liberta' (vedi auto, lavatrice etc..) dai limiti quotidiani c'era una parte invece cattolica che richiamava alla sofferenza quotidiana dovuta in attesa del paradiso eterno e si affacciava un nuovo richiamo piu' radicale, piu' chic di una sofferenza per i mali del mondo. E quindi veniva trasmessa una dolorosa presa di coscienza per i piu' intelligenti e sensibili che il male del mondo non poteva essere ignorato ma anzi indicava nella sua sofferenza una altezza di spirito e di intelletto oltre la massa consumistica e gretta. A volte si dice in tono canzonatorio:"beato te" sottitentendo che non capisci il mondo e quindi non ti preoccupi delle sue disgrazie e quindi non ti fustighi abbastanza...
Anche io ero caduto nella trappola un po' dandy e decadentistica del dolore esistenziale, della sfiga come elemento centrale di convivenza col dolore, di capacita' eroica di sopportare le angherie della vita e di accogliere le sofferenze di tutta l'umanita', questo ovviamente non facendo una beata fava per aiutare qualcuno o migliorare qualcosa.
Adesso ci risiamo, si inizia dalla psicoanalisi vomitando sui propri genitori e tutti i loro danni enormi, si passa al governo ladro e ad ogni "altro", diverso da noi, come il male di tutto il mondo e quindi anche il nostro. Una cecita' assoluta e devastante.
Il dolore diventa il nostro compagno e quando ci confrontiamo col mondo cerchiamo la felicita' e portiamo in dono il nostro dolore...
Ma cosa puo' scatenare il dolore se non altro dolore? Come puo' uno schiaffo far reagire con un bacio?
Sarebbe bello potersi liberare da questa zavorra nauseabonda con cui spesso ci confondiamo ma che invece non ci appartiene, la leghiamo con la corda del passato e la trasciniamo sulle nostre spalle perche' vogliamo dimostrare quanto siamo sfortunati, vittime e poverini, in cerca di comprensione e di amore.
E quando qualcuno con cui ci confrontiamo vede il nostro carico di dolore magari riesce ad avere un moto di compassione, di comprensione e allora noi tiriamo dallo zaino un pezzo di dolore e glie lo tiriamo perche' cosi' possiamo far vedere che ce ne stiamo liberando, che lo stiamo condividendo e questo non fa che scatenare rabbia, tristezza e altri sentimenti negativi e il nostro zaino nauseabondo riprende a riempirsi di ...merda.
Il dolore non e' mai elegante, non e' un sentimento che abbiamo vissuto e che continuiamo a portare con noi invece di buttare subito immediatamente lontano da noi, per poter essere liberi di dare amore e di riceverlo.
Possiamo comprendere il dolore del mondo e possiamo iniziare a liberarlo davvero iniziando dalla persona piu' importante: tu.