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domenica 19 giugno 2016

Catabasi

La discesa agli inferi. E' il viaggio iniziatico. Non ci sono alternative per l'amore e per la conoscenza che scendere giu come l' artista Orfeo per la sua amata Euridice. Supera mille fatiche e mille ostacoli per riportare la sua amata alla vita. Ma quando sta per riuscirci, nell attimo stesso in cui sta riuscendo si ferma e si volta per uno sguardo che vale l'eternita' dell amore non vissuto ma solo ricercato e forse in definitiva il valore massimo si esprime proprio nella mancanza di espressione, come l' attimo che precede l'orgasmo, come l espirazione che precede la morte, l'attimo fra la vita e l'eternita'.
Discendere all inferno vuol dire amare come Orfeo e combattere per il proprio amore senza averlo in cambio ma attendendo il momento dello scambio che sancira' la fine dell'amore nell attimo stesso della condivisione.
Lo scambio amoroso fa morire l'amore e nascere altri sentimenti. L' amore nella sua purezza ed espressione non puo' essere condiviso, ne' accettato. E' uno stato personale che investe un'altra persona ma anche se si nutre di gesti parole e comportamenti di quest'altra persona non ha affatto bisogno del suo amore per esistere anche se si pensa e si cerca il contrario.
Scendere all'inferno vuol dire affrontare il proprio dolore e penetrarlo profondamente, bruciando nelle sue fiamme aspettando la fine che a volte puo' essere la rinascita, a volte no e' semplicemente la fine.
Si puo' diventare masochisti, si puo' iniziare ad amare il proprio dolore ed in quel momento restiamo all inferno e non ritroviamo piu' la strada della terra prima e del paradiso poi.
Ma per uscire dall inferno bisogna avere l'amore per qulcuno, l'amore per se, l'amore di capire quello che sta succedendo. Amare vuol dire desiderare, vuol dire bruciare per questa follia che coinvolge tutta la nostra vita.
Ma se non si ama abbastanza la vita non si puo' scendere nell inferno del dolore e sperare di uscirne vivi.
Bisogna scendere all inferno per poter lavorare sulla propria psiche e modellarla fra la divinita' del nostro essere e la materia difforme dai nostri desideri.
Ma per uscirne con il proprio amore, vivi dall inferno e dal dolore bisogna guardare sempre e solo alla luce, senza timori, senza paure, senza guardarsi indietro.
Perche' c'e' il pericolo di tornare indietro vincendo l inferno ma lasciandoci il cuore, bruciato nell sue fiamme, carbonizzato dal dolore.
Non si puo' cercare l'amore senza prima aver provato ed accettato il dolore, cosi' come non si puo' vivere senza prima aver riconosciuto ed accettato la morte.
Buon inferno a tutti, e sopratutto buon ritorno al paradiso della vita.

lunedì 30 maggio 2016

La punta dell iceberg

La forza di un iceberg non e' in quello che vedi ma in quello che non vedi, la punta di una montagna di ghiaccio. E cosi ogni cosa che ci circonda ne vediamo solo una piccola parte. E crediamo di poterla conquistare facilmente, di poterla avere anche noi perche' in fondo quello che si vede e' qualcosa di piccolo e tutto sommato incomprensibile. A volte l iceberg e' una persona che invidiamo o stimiamo. E quindi imitiamo i comportamenti esteriori di una persona di cui ci piace il successo e quindi andiamo a rifare solo le cose che vediamo: la bella vita, le belle macchine, le belle donne.
Ma perdiamo di vista tutto il processo che ha prodotto quel risultato. Le decisioni prese, i problemi risolti, i conflitti affrontati e vinti, le mille preoccupazioni, le lotte quotidiane che hanno portato certi risultati.
Imitiamo solo la punta dell iceberg ma se sotto non c'e' nulla non costruiamo nulla.
Per questo tutti cercano la svolta perche' si tiene conto solo della parte visibile e si trascura il lavoro di preparazione e di sacrificio per la propria vita.
Non esistono svolte, esistono direzioni che a volte hanno il vento favorevole a volte no ma la strada ha una direzione. E' inutile fermarsi ad ogni vicolo per cercare la scorciatoia.
Fermandosi ogni volta per fare prima si finisce per non arrivare mai.
Non si puo costruire un iceberg dalla punta, bisogna partire dalla base che siamo noi stessi.
Certo e' piu' difficile che imitare le cose belle, ma le cose belle come tutte le cose bisogna costruirle mattone su mattone, sudando, imprecando, convivendo con il dolore.
C'e' una parte che accarezza l'ego la propria persona che va ad alimentare una situazione sterile di gratificazione di regole e giudizi esterni che sono importanti per il nostro percorso nella societa'. Non e' sbagliato alimentare il proprio ego ma di certo non e' sufficiente.
Serve un lavoro molto piu' difficile ed impegnativo per alimentare la nostra natura piu' profonda.
Ed e' alimentando noi stessi profondamente che possiamo vivere la vita in tutte le sue sfaccettature, imparare la meravigliosa quantita' di emozioni ed esperienze che la nostra vita puo' regalarci se siamo attenti e costanti nel cercare il cibo sacro per la nostra anima.
Quindi possiamo giocare con la punta dell iceberg ma ci divertiamo veramente e soffriamo veramente e viviamo interamente solo quando andiamo sotto a costruire le basi di noi, della nostra esistenza.
Facile a dirsi ma intanto immaginandolo, riconoscendolo possiamo attivarci per cercarlo.
Essere contenti ma senza accontentarci.

sabato 21 maggio 2016

Paura

La paura e' un potente freno a mano che ci capita spesso di tirare appena non capiamo qualcosa, appena la nostra vita va in una direzione a noi sconosciuta. Ogni volta che ci troviamo in un contesto nuovo, quando ci succede qualcosa che non aspettavamo ci blocchiamo, inchiodiamo tutto.
E spesso e volentieri ci blocchiamo prima ancora perche' abbiamo paura di avere paura. Rinunciamo al nostro percorso, alle nostre idee, ai nostri valori per evitare quella sensazione di ansia che prende allo stomaco, quella paura che prende alla gola, quel loop mentale che ci fa rimurginare sulle cose che possono spaventarci rendendole ancora piu' grandi e pericolose di quello che in verita alla fine sono.
E se abbiamo una volonta' allenata e capace ci trasciniamo comunque contro le nostre paure ma con il freno tirato, distruggendo la nostra capacita' reale di azione e di lucidita' mentale per poter fare le scelte piu' adatte e le scelte migliori. E c'e' una sola alternativa vera alla paura nella nostra vita civilizzata: sapere quali sono le cose importanti, riconoscere le cose per cui vale la pena di lottare, ma solo se queste cose rispondono integralmente ai nostri principi, alle nostre credenze, alle nostre idee.
Allora la paura svanisce, il pericolo assume solo la forma di un ostacolo da superare, di un problema da risolvere e cosi' non siamo bloccati. Bisogna considerare la forza che abbiamo e sviluppare quella che ci manca per andare avanti senza bisogno di bloccarsi.
Ricordarsi del primo insegnamento di Paracelso:
“Alterius non sit  qui suus esse potest”
Non essere schiavo di un altro se puoi essere tu il tuo padrone.
Eppure lo sto facendo anch io. Una cosa e' sapere le cose, un altra e' riconoscerle ed un'altra ancora agirle.
Al momento giusto, nel modo giusto.
Il duro lavoro su di se non ha mai fine e quando gia' si pensa di averlo fatto basta spostare una virgola e tutto rinizia da capo. Ma sono un inguaribile ottimista e quindi credo nella capacita' di risolvere le cose quando ci sia una volonta' decisa e non titubante. Un allineamento completo e deciso, mantenendo il proprio stile, senza giochi manipolatori, in fondo se ci sbagliamo quando siamo noi stessi non e' un errore mai. Un risultato arriva sempre anche se a volte non e' quello che ci aspettiamo. Ma andiamo avanti, se e quando riusciamo ad agire con coraggio. Senza paura no, anzi con la paura al proprio fianco ma con la propria strada avanti, senza bivi o incertezze. Facile? No. Possibile? Si! 


giovedì 12 maggio 2016

La zona

Non e' una dieta o un modulo calcistico, o meglio anche ma e' sopratutto per quei pochi sognatori e pazzi che cercano le strade nascoste per luoghi contaminati e quindi pericolosi ma da dove rinasce la speranza.
In quei luoghi dove il passato e il futuro si confondono e si ripetono ciclici, luoghi dove si cammina tirando la sorte, dove ogni cammino non ha piu' senso se non il senso piu' profondo: il significato che diamo alla nostra vita.
E invece poi possiamo scoprire che non dobbiamo viaggiare lontano per scoprire i colori della vita.
Possiamo fare tutti i viaggi piu' avventurosi ma potremo scoprire che anche immobili possiamo muovere e modificare il nostro mondo.
Non servono poteri speciali, non serve studiare i principi dell alchimia, la chimica spirituale per rendere i nostri sentimenti delle azioni magiche che agiscono nel mondo.
La zona e' dentro di noi, basta fare spazio dai pensieri assillanti, come un ortica asfissiante.
Respirando il ritmo della natura, lento puliremo la nostra testa e lentamente il nostro cuore battera piu' forte, inizieremo a sentirlo insieme al nostro respiro come il primo e piu' potente atto di vita da rispettare ed amare, come il nostro corpo e la nostra persona. Degne di esistere a prescindere da quello che si e' fatto, dai nostri sogni, dalle nostre paure.
Ognuno di noi un insieme di semidei permeati nella materia, richiamando gli antichi miti greci potremmo riconoscere il nostro passato piu' autentico e viverlo nel presente come sfida quotidiana.
Possiamo riconoscere quando siamo nella zona assumendolo al termine inglese "in the flow" ovvero nel flusso.
E' quello stato di grazia in cui le cose che facciamo ci risultano semplici, facciamo cose ordinarie e straordinare con la stessa eleganza e semplicita' perche' abbiamo allineato la nostra mente, il nostro cuore e la nostra pancia. Allora non c'e' conflitto, indecisione, paura.
Auguro a tutti di provarlo, succede anche quando si esercita il proprio talento che puo' essere sportivo, di lavoro o un hobby, ecco quello stato di grazia e' un punto di arrivo.
Lontano e vicino allo stesso tempo.
Buon viaggio nella zona.

domenica 17 aprile 2016

100 post maniacali

Ma come si fanno a scrivere 100 post? In fondo sono proprio un grafomane, uno abituato a scrivere, a tirare fuori il filo delle sensazioni e a cercare di sciogliere i nodi, e cosi' in fondo di post se ne possono scrivere anche mille.
Ho scoperto oggi su una quarta di copertina di un libro in una libreria che alcuni monaci giapponesi si allenano per correre 1000 maratone in 1000 giorni per trovare l'illuminazione.
Io che son pigro magari posso provare a fare 1000 post in 1000 giorni, ma magari faccio la fine di Nietzsche.
Anche perche' in questa forma di comunicazione muta che e' come mettere un messaggio in bottiglia ed affidarlo al mare sconfinato del web. rumoroso eppure muto finche' non si hanno un gruppo di...fans. Mah
Parlo, scrivo per rimbombare con un eco a me stesso. A rileggere dopo pochi giorni e dover faticare per capirmi ancora ma contento di lasciare questi messaggi nello spazio enorme del web. Nel coraggio di togliere la pelle al mio pensiero, a cercare di diventare trasparente da fuori a dentro e da dentro a fuori e facendo questo sforzo rendendo il mio pensiero piu' fluido, i miei pensieri piu' duttili, come materia da formare a mio piacimento. Spesso crediamo che i pensieri siano noi definitivamente noi: cogito ergo sum tradotto male con penso quindi sono io quello che pensa. M credo che possiamo cambiare quello che pensiamo, quindi quello che siamo. O se non cambiamo possiamo lentamente tirare fuori il nocciolo della nostra individualita' e vederlo senza i filtri delle convenzioni. Spesso infatti ci vediamo come estranei nei nostri sogni, ecco quelli siamo veramente noi, come una voce registrata che non si riconosce mai come la propria perche' non distorta da noi stessi. Ma sopratutto la ricerca e' spesso quella di dimenticarsi di se stessi e riscoprirsi all improvviso.
Sensazione unica e vitale di una nuova nascita urlata e sofferta di un domani finalmente nuovo, di ogni domani diverso da oggi, da un passo nuovo, da occhi nuovi da nuove scoperte e nuova vita, che puo' anche sembrare uguale a quella di sempre ma in fondo non lo e' piu' perche' noi siamo nuovi io.
Come un dolce formato dal forno alchemico che ha nuovi sapori e nuovi odori.
Devo dirlo, ho un po' di timore nel dirlo, timore di non sentirmi pronto, di non sentirmi adatto, che possa finire, che non dipenda solo da me.
Io sono felice. Sono pieno di vita, sento la forza della bellezza del mondo troppo grande dentro il mio piccolo cuore e sono ansioso di averne sempre di piu' pur avendo questa estasi momentanea. Di sentirmi vivo perche' lotto per la mia vita, perche' lotto per chi amo, perche' sono amato, perche' ho i miei nemici e riesco a combatterli, perche' ho i miei problemi ma ho la speranza, la forza di cercare di risolverli.


domenica 10 aprile 2016

Punto di non ritorno

Esiste se si vive una vita degna di ogni essere umano di passare dei punti in cui non si puo' piu' tornare indietro. Si perde qualcosa e sopratutto si realizza che qualcosa e' cambiato per sempre. Come un oggetto rotto, come un incidente, come una malattia. Si cambia e basta. A volte si ha la fortuna di trovare nuovi vantaggi e nuove convenienze dalla nuova situazione di fatto ma di certo un po di ansia arriva appena si fa quel salto in una nuova dimensione temporale che e' quello di uno dei futuri possibili che diventa improvvisamente presente e reale.
Lo percepisci e in un attimo cambia tutto il mondo come se il prisma dei propri sensi improvvisamente ha cambiato l'ordine dei propri cristalli e l'immagine del mondo cambia.
Come una mappa del mondo che di fronte all america cercava di disegnare l india e alla fine ha disegnato un nuovo continente, un nuovo mondo, un mondo diverso e mai piu' come prima, per nessuno.
Nel tuo mondo egocentrico se cambia il tuo asse, la tua prospettiva, la tua coscienza cambia tutto.
E per un attimo si ha paura, appena l'adrenalina della novita' cala un attimo. Ma ormai e' cosi'.
Si perde l'equilibrio e si cerca un nuovo equilibrio nel salto, cambiano gli appoggi e i riferimenti.
Ma e' esattamente cosi per ogni trasformazione reale, il piombo che deve diventare oro non si butta come si cerca di fare con le cose che non ci piacciono ma cambia il suo equilibrio atomico in una nuova combinazione.
Come ogni nostra nuova intenzione prima di essere agita deve essere sentita. Non si puo' diventare magri se si e' convinti di essere ciccioni. Si puo' essere ciccioni e sentirsi inadeguati ma puo' far soffrire la nostra inadeguatezza non il fatto che siamo ciccioni (per esempio). Se non crediamo davvero di poter essere magri ed in forma non ci diventeremo mai ed ogni sforzo sara' vano perche' e' solo una volonta' che non incontra il nostro io ma una forzatura per adeguarci e cercare di far sparire le nostre sensazioni.
Ma lo sforzo titanico di cambiamento puo' essere perseguito solo quando sentiamo dentro di noi che la strada e' veramente giusta non solo per evitare i sentimenti negativi che il nostro stato ci procura.
Special modo se avvertiamo che la nostra scelta e' solo una convenzione sociale o un adattamento non riconosciuto idoneo ma solo necessario.
I grandi sforzi, le grandi trasformazioni e le piccole vittorie si perseguono solo inseguendo noi stessi e prima l'amore di noi stessi e poi quello che egoisticamente ci fa star bene ma senza confondere le sensazioni con le scelte.
Poi durante il percorso ad un certo punto capirai che hai passato un punto di non ritorno rispetto a quello che eri prima, a quello che sei stato per tanti anni e questo confonde un po' ma in fondo sta proprio li' il nostro viaggio: non in posti nuovi ma in occhi nuovi.
Che fantastica storia e' la vita

domenica 3 aprile 2016

4 salti in padella

Un mio ex amico diceva sempre che muoiono piu' abbacchi che pecore.
E forse aveva ragione ma che vita vogliamo vivere? Una lunga vita chini a brucare e a vedere solo il culo del nostro vicino che spesso corrisponde a quello del capoufficio che spesso ci tocca leccare.
Un altro mio amico dice che fa tutto questo per la famiglia, come se il dovere di soffrire per gli altri sia un alibi alla nostra vita di merda. Ma finche' non decidiamo di risorgere dalla croce del sacrificio per gli altri saremo solo come dei ladroni, dimenticati da tutti (vi ricorda qualcuno) se non dalla nostra cara mamma e dalla nostra cara moglie che pregheranno perche' non hanno piu' uno schiavetto per le loro dipendenze di affetto.
Tutto assume il significato nella resurrezione perche' si passa dall agire sulla materia lavorando e predicando ad agire sul nostro benessere e sull evoluzione dell' intera umanita'.
Non passeremo alla storia come bravi figli e come bravi mariti (o brave mogli certo) saremo famosi al massimo per il tempo del lutto di chi aveva bisogno di noi e per i due vicini di tomba, che come i ladroni ci accompegnaranno nell inferno dello spreco della nostra preziosa vita uno a destra e uno a sinistra.
Certo, come dice il maestro Gurdjieff non tutte le ghiande diventano querce ma la gran parte marciscono per permettere solo a qualcuno di diventare una quercia. E cosi' sia. Ma per chi decide non guardi chi ci prova con cinismo e qulunquismo ma faccia il tifo per il piu' forte, il piu' coraggioso invece di giustificare le proprie mancanze. Ma per chi sogna di svettare in alto ci provi cazzo! Meglio finirla senza esserci riusciti ma avendoci provato. Non serve la volonta' per vincere, la volonta' serve per allenarsi a vincere, perche' la vittoria non e' mai regalata e se per caso lo e' bisogna allenarsi per vincere ancora ed ancora, per migliorare, per conoscere, per vivere la vita fino in fondo. Vivere la vita fino in fondo vuol dire dedicare la vita a cercare, edificare, perseguire i propri sogni. Attenzione che i propri sogni non siano basati sulle altre persone ma su un progetto in cui altri potranno trovare la propria strada oltre alla tua ma se basiamo ogni nostra scelta sugli altri stiamo delegando il nostro potere di creazione a qualcun altro che potra' fare e disfare il nostro destino. Quindi evitiamo di basarci sugli altri, questi ci saranno quando il nostro progetto, la nostra idea, il nostro sogno saranno chiari e decisi e piacera' anche a loro, ma ricordiamoci di non aspettarci nulla perche' se aspettiamo vuol dire che... qualcuno e' in ritardo! e questo gia' dovrebbe far suonare tutte le campane che forse c'e' un problemino. Certo di errori ne faremo e tanti, non siamo onniscenti, faremo scelte che si riveleranno sbagliate ma saranno basate su quello che credevamo e sapevamo in quel momento, quindi non recriminiamo e continuiamo. Certo non sara' tutto bellissimo ed eccezionale e ci ritroveremo a cucinare 4 salti in padella invece che manicaretti ma solo quando il tempo e' stato dedicato ai nostri sogni.
Non amo le poesie ma questa di Pablo Neruda si:

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

giovedì 31 marzo 2016

L'ossessione

E' quando la tua testa diventa a punta e si incastra in un triangolo di pensieri da cui non riesce piu' ad uscire.
Sopratutto l'ossessione diventa dirompente quando si cerca di veicolarla, trasformarla, controllarla, allora e' come soffiare su un fuoco per spegnerlo: questo si impenna e divampa piu' forte perche' nulla si puo' contro il potere dell'ossessione.
Il pensiero che sbatte come una mosca sul vetro ripetutamente senza tregua per minuti, ore, giorni.
Non conosco la cura e di sicuro in rete ci sono milioni di pagine di esperti. Parlo da ossessionato da pensieri ricorrenti, striscianti nel quotidiano e che piano piano assorbono come virus tutte le energie, perche' l'ossessione non viene placata.
Quello che cerchero' di fare e' di prendere lo spazio intorno alla mia ossessione, di allargare i confini immaginari del pensiero e di lasciar respirare e placare la mia mente.
E' difficile: rimane come un piccolo fastidio, che prima era opprimente, ma che adesso e' li ed inizia ad essere quasi piacevole. Credo che il problema piu' grande dell'ossessione e' la perdita di energia mentale e la presenza continua di questo dolore che diventa piacevole come dopo essersi schiacciati un afta sulle gengive ed assaporare quell intorpodimento piacevole della carne ulcerata.
Il miglior modo di liberarsi dalle ossessioni e' cedervi diceva Oscar Wilde e di certo il godimento della soddisfazione della compulsione e' una goduria che ha solo un difetto: dura un attimo.
E poi si ritorna nel tunnel di nuovo. Schiavi di nuovo, impotenti e forse un po' contenti di questo pensiero semplice e ripetitivo che ci avvolge e ci protegge e ci distrugge.
La mia unica strategia e' cercare una sodsisfazione simile ma non uguale, di cambiare piccole parti del processo fino a farlo collassare.
Ho iniziato oggi e non so quanto ci mettero' e se ce la faro' ma di sicuro sara' un impegno per imparare i miei limiti e vedere se riesco ad arrivare fino fuori al tunnel o cedervi miseramente magari ad un passo dal traguardo.
Son curioso, forse eccitato da una sfida emotiva e po' psichica ma devo controllare la spirale del mio controllo, della mia conoscenza, della mia saggezza che adesso ripassa per il punto delle ossessioni se e' davvero in un punto di soluzione piu' ampio del precedente o torniamo in un cerchio di ripetizione infinita o addirittura in una spirale involutiva.
Chissa'.
Ho il primo traguardo a sette giorni, giuro che diro' la verita' come luce per indagare.


domenica 20 marzo 2016

I maestri visibili

Spesso ci ritroviamo a pensare ai nostri genitori e ci ritroviamo una volta molto grandi a capire tante scelte e comportamenti all epoca incomprensibili ai nostri occhi. Se siamo fortunati riusciamo a perdonarli quando sono ancora in vita altrimenti rimane un velenoso senso di colpa che amareggia un po' il rapporto con i nostri di figli. Io non so se ancora l'ho perdonati ma di certo son sicuro che mia madre mi ha insegnato alcune cose importanti, a tenere su la bandiera sui valori di rispetto ed autonomia ed altri di un progressismo che ormai sembra diventato un mondo scomparso come quello del pianeta delle scimmie.
Succede se non siamo stati saziati a dovere di regole e comportamenti ed etichette di cercare altri maestri.
Succede quando sentiamo un vuoto interno dato da confusione o indecisione o di alcune informazioni importanti in contrasto dentro di noi che cerchiamo la regola aurea che puo' darci il metro del nostro agire.
E allora leggiamo e seguiamo corsi ed ogni tanto qualche lampo di pensiero, un nuovo percorso neuronale si accende, una nuova voce si accende nel nostro orecchio e allora il puzzle della saggezza sembra alla nostra portata.
Ma una verita' e' che non possiamo abbandonare alcune parti di noi ma solo usarle e renderle adatte alla nostra vita perche' sono funzionali anche quando sono diverse rispetto ai nostri ideali. E modificare una piccolissima parte con grande lavoro di sudore ed impegno e dopo tanti piccoli passi magari scivolare e disperarsi per aver perso tutto il lavoro fatto.
Ma questa e' la nostra opera prima: lavorare su di noi, lavorando su di noi lavoriamo sul mondo intero.
E certo per poter meglio lavorare abbiamo bisogno degli altri come specchi, come stimolo, come reazione, come affetto e comprensione per i nostri sforzi.
Ma sopratutto abbiamo bisogno di maestri e i maestri che preferisco sono quelli che si fanno pagare perche' vuol dire che hanno un egoismo misurato nel contratto che stabiliscono con te.
Quelli che non si fanno pagare sono pericolosi perche' non si sa cosa vogliono in cambio, perche' di certo nelle relazioni abbiamo sempre qualcosa che vogliamo, di qualsiasi natura sia: desiderio o bisogno.
E possiamo stabilire noi per primi quando andiamo da qualcuno per imparare che cosa vogliamo: qualsiasi cosa essa sia dobbiamo stabilirla, potremmo scoprire magari che quello che volevamo in verita' era diverso da quello che pensavamo ma stabilendolo possiamo misurare nella misura umana e terrena il nostro lavoro alchemico su di noi.
Ho corso la Roma-ostia con l'obiettivo di finirla e ci sono riuscito, per uno come me che non ha mai fatto sport e' un grande traguardo. Oltre un esperienza umana e stoica notevole.
E sento doveroso iniziare a ringraziare i miei mastri visibili:
da mia madre: paladina delle emozioni e della vita vissuta;
da mio nonno: primo guerriero del capitalismo che e' partito dalla fame alla regola della disciplina;
da Gennaro Setola: compagno bambino forte con i forti e gentile con i deboli e la sua strada dello yoghi;
da Alfio Bardolla: che ha insegnato che i soldi e la ricchezza si possono addomesticare;
da Antony Robbins: che con la giusta energia i limiti possono essere spostati molto in la';
da Roberto Re: che mi ha fatto riscoprire il bambino ed il maestro in me;
da Andrea Favaretto: che mi ha fatto prendere confidenza con me stesso e riscrivere i miei pensieri;
da Nello Mangiameli: che mi ha aiutato ad esplorare quello che conoscevo e dato la bussola per andare attraverso quello che non conosco senza perdermi;
da tutti i miei amici che mi hanno aiutato a migliorare per me e per loro;
da tutti i miei nemici: che hanno combattuto i miei limiti e permesso di diventare piu' forte per combatterli;
dalla mia famiglia che mi da la gioia di tutti i giorni ad affrontare e risolvere la vita anche per loro;
a me stesso che credo che possa farcela nonostante tutto e comunque vada la vita e' una storia fantastica.

domenica 6 marzo 2016

Caccia al tesoro

Spesso passiamo la nostra vita nella caccia al tesoro. A volte lo troviamo ed a volte no.
Possiamo girare il mondo e trovarci come l'alchimista di Coelho ad avere il tesoro nascosto proprio dietro casa nostra. A volte lo troviamo ma e' molto piu' piccolo di quello che ci aspettavamo. A volte lo troviamo ed abbiamo un nuovo grande problema di come proteggerlo. In ogni caso la caccia al tesoro non e' mai finita: sia che si tratti delle bollette e del mutuo a fine mese sia che si tratti dell automomobile dei nostri sogni, del viaggio dei nostri sogni, del futuro sicuro per i nostri figli.
Ma per trovare il tesoro perdiamo spesso altri tesori: i nostri affetti, la nostra salute e sopratutto il nostro tempo. E allora viene da domandarsi quale sia la strada giusta, ma ovviamente la domanda giusta e': quale e' la strada giusta per noi. E invito chiunque a riflettere su questa domanda esistenziale perche' la risposta da l azione delle nostre giornate. Possiamo seguire le regole di un mercato violento, possiamo seguire condizioni di relazioni fortunate per sistemare il nostro problema di reddito con uno stipendio statale da rubare permettendoci di non dargli il tempo dedicato come da contratto. Possiamo seguire regole criminali o non seguire le regole dello stato o seguire regole immorali, insomma abbiamo mille strade per poter percorrere la nostra strada nella vita. Possiam sentirci piu' furbi, piu' bravi, piu' coraggiosi di altri o viceversa meno capaci e meritevoli di ricchezza rispetto al nostro impegno. Ma in ogni caso ci sara' una sommatoria delle nostre scelte rispetto alla ricchezza materiale ed alla ricchezza di tempo.
Ma la trappola piu' grande e' quella di seguire una strada ed immaginare che sia la migliore ma trovarci con un pugno di mosche alla fine della strada. Ma per questo e sopratutto per questo voglio ricordarmi che non conta la meta ma il viaggio. E il mio invito e' quello di fermarsi a respirare il prioprio presente questa e' l unica somma che davvero conta per noi: oggi. Se oggi viviamo la vita che vorremmo allora vuol dire che siamo sulla strada giusta, certo ricordando che ad ogni passo tutto puo' cambiare. Ma se oggi non stiamo vivendo la vita che vorremmo in nome di un futuro prossimo sempre sfuggente vuol dire che stiamo sacrificando il nostro tesoro per un tesoro immaginario e forse irrealizzabile. Non abbiamo il potere di cambiare il nostro futuro, nemmeno leggendo i tarocchi, ma abbiamo il pieno potere per cambiare il nostro oggi e renderlo degno di essere vissuto secondo i nostri ideali. Certo bisogna aver coraggio, o incoscienza, ma e' meglio l incertezza di riuscire che la certezza di non poter vivere la vita desiderata. Non puo' esistere regola sociale o morale per giustificare il nostro sacrificio di volonta' e di sogni.
Io ci sto provando con tutte le mie forze ed i miei limiti ad edificare la vita dei miei sogni, certo piena di contraddizioni e di scelte a volte enantiodromiche ma la direzione e' presa: il pieno rispetto dei miei sogni e della mia volonta' ma questa vissuta sempre con i miei principi e le mie regole, a volte cangianti, a volte poco chiare ma lo sto facendo. E cerco di mantenere i miei tesori di ogni giorno: i miei cari, il mio tempo, la mia salute, i miei soldi. Non so per quanto ci riusciro' ma di certo lo sto facendo oggi, nelle prossime 24 ore.
Ho scoperto che questo stile di vita si chima business lifestyle ma credo che corrisponda al freelance di primo pelo ed al vecchio libero professionista. Insomma una ricerca di equilibrio fra i miei affari e la mia vita, come in un rinascimento medioevale dal buio delle regole impoverenti, una rivoluzione nuova in cui l'uomo torna al centro. Certo e' che la collettivita' non vuole il singolo ma di sicuro e' il singolo che puo' portare beneficio alla collettivita' e di meno la collettivita' al singolo. Buona ricerca

domenica 21 febbraio 2016

Il destino

Si continua a studiare il sistema per prevedere il futuro. Con la tecnologia, con la coscienza, con tutti gl strumenti possibili ed immaginabili. Poi c'e' il sistema piu' antico: quello del buon senso e del sesto senso.
E questo in fondo e' quello che funziona meglio anche se non viene mai riconosciuto pienamente.
Eppure lo vediamo nitida la situazione di chi ci e' vicino e a cui vogliamo bene, l 'errore che sta facendo, la fine che fara' e lo diciamo da buoni samaritani: guarda che se fai questo succede quello.
E funziona benissimo quando lo facciamo con altri ed invece non funziona mai quando riguarda noi stessi.
E' come avere la visione di Cassandra e non essere ascoltati, forse e' anche piu' terribile di non prenderne coscienza e poi in fondo in fondo serve davvero prevedere il futuro?
Forse possiamo essere ciechi anche quando e' lampante basta poi non recriminare.
Forse il futuro non esiste essendo, secondo me, solo probabilistico e come tale inutile da divinare.
E' una forma di esercizio del potere che vale solo nelle situazioni assoluta: scacchi o vita-morte.
In tutte le altre situazioni di vita il futuro non puo' che essere un presente da vivere pienamente in tutte le sue sfaccettature altrimenti e' frutto della fantasia. La cosa che vale come futuro riguarda solo la visione.
Ovvero il destino che si e' chiamati a compiere nella propria vita. Il futuro ha valore solo come rappresentazione della propria idea ed agire per la sua realizzazione. Attenzione perche' se non si ha una visione si sara' chiamati come elementi funzionali al futuro di altri.
Quindi invece di rappresentare il buon consiglio per gli altri impariamo ad esserlo per noi stessi ovvero non rappresentiamoci il consiglio del pericolo o della conseguenza delle nostre azioni, ma stabiliamo le nostre azioni in base alla nostra visione.. del futuro. Puo' sembrare un gioco di parole ma e' molto di piu'.
Il futuro puo' essere solo immaginato e creato e quando questo sara' allineato veramente a noi allora diventa il nostro destino. In ogni caso il nostro futuro e' il frutto delle nostre azioni che sono il frutto del nostro pensiero, quindi se non abbiamo una visione da seguire subiremo il destino, ovvero il karma di chi non ha futuro e si ritrova sommerso di problemi sempre piu' grandi perche' non avranno un senso ne' una direzione, ma dei macigni esistenziali inamobili. Insomma se non abbiamo chiara una intenzione un effetto ogni causa scatenera' delle reazione  e degli effetti che bloccheranno il nostro cammino.
Quindi per chi e' indeciso o sopratutto non ha chiaro una visione il futuro sara' sempre sconosciuto per lui.
Per chi ha una intenzione il suo futuro e' solo atteso e creato ma esiste ed e' quasi sempre in linea con il suo essere piu' vero.

domenica 14 febbraio 2016

Il momento del coglione

Quando all'improvviso succede qualcosa che non ti aspettavi e ti rendi conto che invece era altamente probabile che succedesse proprio quell errore.
Il momento del coglione e' veramente pericoloso perche' succede proprio in quel momento di fare ulteriori errori per porre rimedio al primo passando dal problema alla catastrofe in un attimo.
Invece il momento del coglione e' quello della sfida vera, quello che fa la differenza tra chi vuoi essere e chi sei. Spesso l errore e' frutto di una serie di situazioni che si accumulano rendendo l'errore inevitabile.
Ma la cosa piu' pericolosa e' proprio quella di sentirsi coglione, impotente, inadeguato, non pronto.
Perche' questo mette in moto lo stato d'animo piu' sbagliato per la soluzione del problema, non che lo stato d'animo sia la soluzione al problema ma senza quel punto di partenza la soluzione diventa quella piu' inadatta alla soluzione efficace del problema.
Spesso non si ha la soluzione al problema ed anzi appare una situazione disperata, ma e' proprio qui la crescita dell'uomo deve riflettere il suo punto di consapevolezza.
E' proprio l'ostacolo che misura la nostra grandezza: piu' e' grande la cazzata da risolvere, il problema piu' serve la piena lucidita' e la consapevolezza che se si e' rischiato un errore senza valutarlo attentamente, adesso abbiamo tutte le informazioni per procedere oltre.
E invece spesso si ricade nell urlo del bambino spaventato ed impotente.
Ma l'uomo nuovo che si sta costruendo ha invece tutte le risorse per poterlo risolvere, ha a questo punto il dovere di impegnare ogni parte di se alla soluzione. Dimenticare il problema ed ingegnarsi nella soluzione.
Non fissarsi come un rinoceronte sull errore prendendosi a schiaffi (quello va fatto solo nei primi 10 minuti).
Poi agire con una srategia efficace senza rabbia ma con costanza e determinazione.
A volte siamo stanchi e ci ritireremmo dalla situazione ma dimenticando che cambiando strada ed abbandonando i nostri sforzi non abbiamo fatto altro che scegliere le cose facili e possiamo farlo se il nostro in fondo e' un obiettivo facile. Ma se davvero abbiamo a cuore il nostro destino e la nostra espansione di consapevolezza allora dobbiamo agire abbandonando la paura, dimenticando l'errore e concentrandosi sul nostro percorso.
Altra questione e' se riconosciamo una matrice nel nostro errore che diventa ripetitivo, allora probabilmente e' un nostro punto debole o peggio una situazione di distanza fra la nostra volonta' ed il nostro agire e questo tipo di situazione allora diventa fondamentale nel nostro percorso metterla a fuoco. Se nelle strade della nostra esistenza ci ritroviamo nelle stesse trappole allora vuol dire che non siamo allineati completamente fra la parte razionale e la nostra parte non razionale e generalmente la nostra parte irrazionale e' quella che ha sempre piu' forza e cerca nella sua dinamica di non farci procedere nella direzione desiderata. Allora vuol dire che quel problema specifico non e' mai stato risolto ma solo spesso evitato e definitivamente ancora non risolto.
Ancora meglio: il nostro sforzo non sara' solo  migliori.nella soluzione del problema ma anche nella soluzione del nostro atteggiamento nei confronti della situazione tale da renderci migliori, ovvero piu' capaci.
Fatemi sapere come vi andra' io vi diro' come andra' a finire.

domenica 31 gennaio 2016

Ora lege et labora

La regola benedettina e monastica pare che contenesse anche la lettura e non solo le preghiere ed il lavoro.
E questo mi fa molto piacere: perche' se la lettura dei monaci e' intesa nel senso della conoscenza della parola divina la lettura dei giorni di oggi dei laici sparsi nel mondo che io chiamerei ricercatori spirituali fa si che ci sia una sollecitazione continua alle riflessioni ed un esercizio all'ascolto che e' uno dei maggiori limiti della societa' attuale.
Dopo i regimi totalitari e la loro sconfitta successiva alla distruzione della grandezza dell essere umano confondendo il primato morale della saggezza con il primato della razza. Errore che rimane ancora vivo nella relazione con l'altro e diverso da noi, politamente sbandierato in modo diverso a seconda della volonta' politica. Non si fa in tempo a fraternizzare con i nostri ex nemici europei come i francesi e i tedeschi che gia' si riparte alla nuova divisione religiosa e di continente.
Ci troviamo in un momento di profonda rivoluzione tecnologica che ci cambia il mondo ogni dieci anni lasciandoci sempre impreparati come cittadini e lavoratori.
Leggevo della prossima rivoluzione robotica in cui da qui a dieci ventanni la maggior parte delle attivita' sara' svolta da robot che stanno diventano sempre piu' bravi e adesso lo stanno diventando anche piu' degli esseri umani.
Cosa faremo noi 7, 8, forse piu' miliardi di persone per sopravvivere?
Ci attendono sfide importanti per sopravvivere perche' il sistema attuale prevede il lavoro come la prima moneta per relazionarci nel mondo. I soldi sono l'altra moneta necessaria.
Se non abbiamo ne' soldi ne' lavoro cosa faremo mai?
La nostra forza fisica ed intellettuale sara' soppiantata dalle macchine, la popolazione mondiale che ha conosciuto il nostro benessere puo' produrre lavoro per molto di meno di quello a cui siamo abituati noi.
Ho la sensazione che questa crisi sia legata alla rinascita dei totalitarismi tecnologici che sommerge come una marea ogni forma di individualismo e di rappresentazione del proprio io nel mondo.
La prima rivoluzione industriale ci ha chiamato ad abbandonare la produzione del cibo nelle campagne, la rivoluzione informatica ha abbattutto le distanze rendendoci una popolazione mondiale e quindi abbassando la media dei nostri diritti civili.
La prossima rivoluzione robotica annullera' anche la nostra capacita' fisica ed intellettuale.
Saremo finalmente schiavi di un oligarchia di ricchi facenoci piombare in un medioevo illuminato dal progresso tecnologico a vantaggio di pochi e facendoci piombare in un oscurantismo degli individui troppo deboli ed insignificanti per poter scrivere la propria storia?
Possiamo confidare che qualcuno si prendera' cura di noi nonostante tutto.
Oppure possiamo prepararci ad un futuro di sfide titaniche con forze enormi e soverchianti.
Quindi dobbiamo preparci ad una guerra asimmetrica contro una finanza e una tecnologia al servizio di pochi.
L' Italia ultima nelle questioni economiche mondiali puo' fungere da timone ed indirizzare l'intero mondo.
Puo' farlo ognuno di noi impegnandosi nella propria azienda o supportando i piu' deboli con un esempio di azione quotidiana silenziosa ma costante.

domenica 24 gennaio 2016

Il gran visionario

Il gran visir era il grado piu' alto sotto il sovrano dell impero ottomano e forse anche dell impero egizio sotto il faraone. E allora cercando la nuova visione che accompagnera' il mio percorso nel 2016 credo che la capacita' di disegnare nella mia immaginazione e di provare le emozioni associate a questa visione sia il grado piu' alto decisionale della mia attivita' quotidiana chiamata vita.
Se non hai una visione piu o meno chiara di quello che deve essere il tuo alla fine di un percorso, in qualsiasi ambito vuol dire che stai galleggiando sui flutti dell esistenza come un naufrago, senza meta e con poche speranze. E' vero: a volte anche le migliori visioni hanno una scarsa capacita' di diventare realta'.
Ma la giusta visione deve essere integrata completamente nel proprio io:
bisogna usare il cuore per crederci senza paura, bisogna usare la mente per scegliere la strategia migliore per far diventare la visione vita, si usa il proprio corpo come serbatoio di energia per resistere ai momenti difficili ed agire con continuita' e si usera' la propria anima per disegnare il simbolo del significato della propria visione. E la visione, quella vera' quella che fa battere il proprio cuore ogni momento e' quella che seduce chi non ne ha una, che seduce chi ha la propria e capisce il valore di un altra perche' la visione vera va oltre la competizione ma anzi crea nuovi equilibri nei rapporti fra le persone.
Si dice che i grandi leader siano innanzitutto dei visionari ma penso che i grandi leader siano innanzitutto dei buoni comunicatori e che quindi abbiano la capacita' di trasmettere la propria visione con l intensita' e la passione di chi ha una visione chiara e potete e sa comunicarla.
Ma chi e' un buon comunicatore se non colui che si interessa agli altri? Che riesce ad interagire pienamente con gli altri? ma interagendo pienamente non puo' che trasmettere con potenza il suo messaggio che viene accolto e riconosciuto o se non accolto di certo rispettato.
Chi puo' seguire un leader se non qualcuno che si sente veramente capito e riconosciuto dal leader o dalla sua visione?
Attenzione alla trappola della visione presa a prestito da altri di cui confondiamo i vantaggi con i presupposti ovvero si confonde la causa con la conseguenza.
Spesso le nostre visioni non sono le nostre ma imposte dai nostri genitori secondo i loro parametri, questa forse e' la crisi piu' grande del momento attuale: i valori ed i principi che valgono nel mondo attuale non sono gli stessi che ci hanno trasmesso i nostri genitori.
Servono nuove visioni, profonde, radicali ma sopratutto personali. Non si possono avere visioni generiche su un mondo migliore in cui tutti siamo buoni, ma potremmo avere una visione in cui noi siamo buoni e frequentiamo solo persone buone ma di certo non possiamo eliminare chi e' diverso da noi. Questa non sarebbe una visione ma una presunzione totalitaria che, per inciso, spesso procura grossi cambiamenti epocali con conseguenze disastrose.
O confondiamo il mezzo con il risultato: i soldi e la ricchezza. I soldi e la ricchezza sono solo il riconoscimento sociale della nostra visione. I soldi senza visione sono acqua non potabile, buona per essere puliti e carini ma non per dissetarci. Sopratutto domandiamoci pure che cosa i soldi rappresentano per noi: sicurezza? Potere? Rispetto? Amore, forse tutte insieme? Ma queste non sono delle visioni della nostra vita ideale, sono dei sentimenti che vorremmo provare e releghiamo al mondo economico. Sappiam con certezza che i soldi non procurano nessuna felicita' se non si ha gia'. Attenzione di certo non si puo' prescidere dal discorso economico nel mondo attuale, e' necessario come la caccia per gli uomini primitivi.
Ma la visione e' qualcosa di molto piu' profondo e' qualcosa che si vive sapendo che la nostra vita e' a prestito dall universo che non si quando bisogna restituire e quindi vale la pena di spendere la vita per quello che ci fa battere il cuore oltre i nostri bisogni di bambini incompresi. La visione e' il percorso dell uomo verso la sua vita.
Buona visione a tutti

domenica 10 gennaio 2016

La morte si avvicina

Con un balzo, con la notizia del ricovero di un parente caro, anziano si ma in sostanziale buona salute.
La vita si ritrova in uno scocchio di medio e pollice alla sua fine. Nell attimo di incontro fra un respiro ed una ispirazione che non avverra mai. Come poi e' un po' la morte coscienziale, in cui espiriamo i nostri malumori ma non riusciamo piu' ad inspirare dal mondo intorno a noi nessuna idea o sentimento migliore di ieri e lo aspettiamo ad una svolta che non incontriamo mai perche' poi evitiamo gli angoli delle decisioni difficili e restiamo sui nostri binari sicuri, binari del nostro tran-tran quotidiano.
La storia, come argomento di studio puo' anche essere lineare, ed il potere si puo' distendere su una linea temporale retta verso l' infinito ma la nostra vita non e' che un cerchio chiuso su se stesso definitivamente.
Il simbolo temporale e' il quadrato e quello divino e' il cerchio e ad oggi la nostra scienza arrogante non ha ancora trovato il modo di trasformare il cerchio in quadrato. La scintilla divina e non in in nostro potere fa ottenere risultati diversi dal dio di tutti noi chiamato vita.
Non per nulla non riusciremmo mai a disegnare un cerchio perfetto, ed anche in natura esso non esiste, e' solo un' idea ben presente ma non riproducibile dall essere umano.
E allora il mio simbolo di ferma al triangolo, solido, al doppio di un'ascia bipenne stilizzata.
Ma la mia vita si disegna nel cerchio della vita aspirando alla spirale: ad un cerchio possibile, mai chiuso e sempre in estensione nello spazio piano della mente tridimensionale che proietta bidimensionalmente sul foglio bianco della volonta'.
La simbologia e' un argomento immenso ed affascinante ma mi fermo alle mie impressioni immediate, al rapporto fra la mia mente e le sensazioni dei miei sensi, questo forse il limite della mia ricerca dell oltre ma anche il mio punto di partenza per oltre.
Quindi assumendo la circolarita' della vita mi impegnero' da oggi in poi a cercare la spirale, e lo faro' aumentando il mio impegno e rendendo piu' difficili i miei obiettivi.
Sono abbastanza grande per poter rinunciare ad un sano fancazzismo giovanile che forse si e' trascinato per qualche tempo oltre il dovuto.
La ricerca del piacere e' da posizionare differentemente dalla ricerca dei significati.
Spesso si confonde il benessere con il significato ultimo della nostra esistenza rendendo i nostri corpi degli accessori scomodi e malati, le nostre menti delle discariche delle manipolazioni di psicologi del consumismo, del capitalismo e della produzione antiecologica.
Certo, puo' sembrare paradossale pensarlo dopo una settimana di vacanza, bevendo un the caldo e fumando un sigaro nel proprio studio caldo, con due micetti accoccolati sulla poltrona di fronte.
Ma oggi si celebra me, la mia fortuna ed i miei talenti e lo sto facendo secondo i miei ideali e lo sto facendo in piena coscienza e riconoscenza al dio della vita.
Quest'anno non avro' alibi e togliero' le ultime scuse per lottare per i miei ideali di vita e di benessere cercando la strada piu' difficile ma percorrendola con una nuova consapevolezza: che il percorso e' esso stesso la mia vita ed i risultati sono solo delle corone sociali che usiamo per farci amare nonostante tutto.
Ma ogni giorno rendero' degno il mio dono cercando di ottenere il massimo da me, di ispirare a dare il massimo chi e' intorno a me. Allarghero' il cerchio della vita spingendo affinche' sia una spirale coinvolgente ogni parte del mio mondo.
Quando la morte bussera' per me spero solo di aver vissuto degnamente la mia vita: e lo faro' ogni giorno, riempiendo il mio tempo con dovere e piacere ma con un impegno nuovo e reale.