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domenica 19 giugno 2016

Catabasi

La discesa agli inferi. E' il viaggio iniziatico. Non ci sono alternative per l'amore e per la conoscenza che scendere giu come l' artista Orfeo per la sua amata Euridice. Supera mille fatiche e mille ostacoli per riportare la sua amata alla vita. Ma quando sta per riuscirci, nell attimo stesso in cui sta riuscendo si ferma e si volta per uno sguardo che vale l'eternita' dell amore non vissuto ma solo ricercato e forse in definitiva il valore massimo si esprime proprio nella mancanza di espressione, come l' attimo che precede l'orgasmo, come l espirazione che precede la morte, l'attimo fra la vita e l'eternita'.
Discendere all inferno vuol dire amare come Orfeo e combattere per il proprio amore senza averlo in cambio ma attendendo il momento dello scambio che sancira' la fine dell'amore nell attimo stesso della condivisione.
Lo scambio amoroso fa morire l'amore e nascere altri sentimenti. L' amore nella sua purezza ed espressione non puo' essere condiviso, ne' accettato. E' uno stato personale che investe un'altra persona ma anche se si nutre di gesti parole e comportamenti di quest'altra persona non ha affatto bisogno del suo amore per esistere anche se si pensa e si cerca il contrario.
Scendere all'inferno vuol dire affrontare il proprio dolore e penetrarlo profondamente, bruciando nelle sue fiamme aspettando la fine che a volte puo' essere la rinascita, a volte no e' semplicemente la fine.
Si puo' diventare masochisti, si puo' iniziare ad amare il proprio dolore ed in quel momento restiamo all inferno e non ritroviamo piu' la strada della terra prima e del paradiso poi.
Ma per uscire dall inferno bisogna avere l'amore per qulcuno, l'amore per se, l'amore di capire quello che sta succedendo. Amare vuol dire desiderare, vuol dire bruciare per questa follia che coinvolge tutta la nostra vita.
Ma se non si ama abbastanza la vita non si puo' scendere nell inferno del dolore e sperare di uscirne vivi.
Bisogna scendere all inferno per poter lavorare sulla propria psiche e modellarla fra la divinita' del nostro essere e la materia difforme dai nostri desideri.
Ma per uscirne con il proprio amore, vivi dall inferno e dal dolore bisogna guardare sempre e solo alla luce, senza timori, senza paure, senza guardarsi indietro.
Perche' c'e' il pericolo di tornare indietro vincendo l inferno ma lasciandoci il cuore, bruciato nell sue fiamme, carbonizzato dal dolore.
Non si puo' cercare l'amore senza prima aver provato ed accettato il dolore, cosi' come non si puo' vivere senza prima aver riconosciuto ed accettato la morte.
Buon inferno a tutti, e sopratutto buon ritorno al paradiso della vita.

lunedì 30 maggio 2016

La punta dell iceberg

La forza di un iceberg non e' in quello che vedi ma in quello che non vedi, la punta di una montagna di ghiaccio. E cosi ogni cosa che ci circonda ne vediamo solo una piccola parte. E crediamo di poterla conquistare facilmente, di poterla avere anche noi perche' in fondo quello che si vede e' qualcosa di piccolo e tutto sommato incomprensibile. A volte l iceberg e' una persona che invidiamo o stimiamo. E quindi imitiamo i comportamenti esteriori di una persona di cui ci piace il successo e quindi andiamo a rifare solo le cose che vediamo: la bella vita, le belle macchine, le belle donne.
Ma perdiamo di vista tutto il processo che ha prodotto quel risultato. Le decisioni prese, i problemi risolti, i conflitti affrontati e vinti, le mille preoccupazioni, le lotte quotidiane che hanno portato certi risultati.
Imitiamo solo la punta dell iceberg ma se sotto non c'e' nulla non costruiamo nulla.
Per questo tutti cercano la svolta perche' si tiene conto solo della parte visibile e si trascura il lavoro di preparazione e di sacrificio per la propria vita.
Non esistono svolte, esistono direzioni che a volte hanno il vento favorevole a volte no ma la strada ha una direzione. E' inutile fermarsi ad ogni vicolo per cercare la scorciatoia.
Fermandosi ogni volta per fare prima si finisce per non arrivare mai.
Non si puo costruire un iceberg dalla punta, bisogna partire dalla base che siamo noi stessi.
Certo e' piu' difficile che imitare le cose belle, ma le cose belle come tutte le cose bisogna costruirle mattone su mattone, sudando, imprecando, convivendo con il dolore.
C'e' una parte che accarezza l'ego la propria persona che va ad alimentare una situazione sterile di gratificazione di regole e giudizi esterni che sono importanti per il nostro percorso nella societa'. Non e' sbagliato alimentare il proprio ego ma di certo non e' sufficiente.
Serve un lavoro molto piu' difficile ed impegnativo per alimentare la nostra natura piu' profonda.
Ed e' alimentando noi stessi profondamente che possiamo vivere la vita in tutte le sue sfaccettature, imparare la meravigliosa quantita' di emozioni ed esperienze che la nostra vita puo' regalarci se siamo attenti e costanti nel cercare il cibo sacro per la nostra anima.
Quindi possiamo giocare con la punta dell iceberg ma ci divertiamo veramente e soffriamo veramente e viviamo interamente solo quando andiamo sotto a costruire le basi di noi, della nostra esistenza.
Facile a dirsi ma intanto immaginandolo, riconoscendolo possiamo attivarci per cercarlo.
Essere contenti ma senza accontentarci.

sabato 21 maggio 2016

Paura

La paura e' un potente freno a mano che ci capita spesso di tirare appena non capiamo qualcosa, appena la nostra vita va in una direzione a noi sconosciuta. Ogni volta che ci troviamo in un contesto nuovo, quando ci succede qualcosa che non aspettavamo ci blocchiamo, inchiodiamo tutto.
E spesso e volentieri ci blocchiamo prima ancora perche' abbiamo paura di avere paura. Rinunciamo al nostro percorso, alle nostre idee, ai nostri valori per evitare quella sensazione di ansia che prende allo stomaco, quella paura che prende alla gola, quel loop mentale che ci fa rimurginare sulle cose che possono spaventarci rendendole ancora piu' grandi e pericolose di quello che in verita alla fine sono.
E se abbiamo una volonta' allenata e capace ci trasciniamo comunque contro le nostre paure ma con il freno tirato, distruggendo la nostra capacita' reale di azione e di lucidita' mentale per poter fare le scelte piu' adatte e le scelte migliori. E c'e' una sola alternativa vera alla paura nella nostra vita civilizzata: sapere quali sono le cose importanti, riconoscere le cose per cui vale la pena di lottare, ma solo se queste cose rispondono integralmente ai nostri principi, alle nostre credenze, alle nostre idee.
Allora la paura svanisce, il pericolo assume solo la forma di un ostacolo da superare, di un problema da risolvere e cosi' non siamo bloccati. Bisogna considerare la forza che abbiamo e sviluppare quella che ci manca per andare avanti senza bisogno di bloccarsi.
Ricordarsi del primo insegnamento di Paracelso:
“Alterius non sit  qui suus esse potest”
Non essere schiavo di un altro se puoi essere tu il tuo padrone.
Eppure lo sto facendo anch io. Una cosa e' sapere le cose, un altra e' riconoscerle ed un'altra ancora agirle.
Al momento giusto, nel modo giusto.
Il duro lavoro su di se non ha mai fine e quando gia' si pensa di averlo fatto basta spostare una virgola e tutto rinizia da capo. Ma sono un inguaribile ottimista e quindi credo nella capacita' di risolvere le cose quando ci sia una volonta' decisa e non titubante. Un allineamento completo e deciso, mantenendo il proprio stile, senza giochi manipolatori, in fondo se ci sbagliamo quando siamo noi stessi non e' un errore mai. Un risultato arriva sempre anche se a volte non e' quello che ci aspettiamo. Ma andiamo avanti, se e quando riusciamo ad agire con coraggio. Senza paura no, anzi con la paura al proprio fianco ma con la propria strada avanti, senza bivi o incertezze. Facile? No. Possibile? Si! 


giovedì 12 maggio 2016

La zona

Non e' una dieta o un modulo calcistico, o meglio anche ma e' sopratutto per quei pochi sognatori e pazzi che cercano le strade nascoste per luoghi contaminati e quindi pericolosi ma da dove rinasce la speranza.
In quei luoghi dove il passato e il futuro si confondono e si ripetono ciclici, luoghi dove si cammina tirando la sorte, dove ogni cammino non ha piu' senso se non il senso piu' profondo: il significato che diamo alla nostra vita.
E invece poi possiamo scoprire che non dobbiamo viaggiare lontano per scoprire i colori della vita.
Possiamo fare tutti i viaggi piu' avventurosi ma potremo scoprire che anche immobili possiamo muovere e modificare il nostro mondo.
Non servono poteri speciali, non serve studiare i principi dell alchimia, la chimica spirituale per rendere i nostri sentimenti delle azioni magiche che agiscono nel mondo.
La zona e' dentro di noi, basta fare spazio dai pensieri assillanti, come un ortica asfissiante.
Respirando il ritmo della natura, lento puliremo la nostra testa e lentamente il nostro cuore battera piu' forte, inizieremo a sentirlo insieme al nostro respiro come il primo e piu' potente atto di vita da rispettare ed amare, come il nostro corpo e la nostra persona. Degne di esistere a prescindere da quello che si e' fatto, dai nostri sogni, dalle nostre paure.
Ognuno di noi un insieme di semidei permeati nella materia, richiamando gli antichi miti greci potremmo riconoscere il nostro passato piu' autentico e viverlo nel presente come sfida quotidiana.
Possiamo riconoscere quando siamo nella zona assumendolo al termine inglese "in the flow" ovvero nel flusso.
E' quello stato di grazia in cui le cose che facciamo ci risultano semplici, facciamo cose ordinarie e straordinare con la stessa eleganza e semplicita' perche' abbiamo allineato la nostra mente, il nostro cuore e la nostra pancia. Allora non c'e' conflitto, indecisione, paura.
Auguro a tutti di provarlo, succede anche quando si esercita il proprio talento che puo' essere sportivo, di lavoro o un hobby, ecco quello stato di grazia e' un punto di arrivo.
Lontano e vicino allo stesso tempo.
Buon viaggio nella zona.

domenica 17 aprile 2016

100 post maniacali

Ma come si fanno a scrivere 100 post? In fondo sono proprio un grafomane, uno abituato a scrivere, a tirare fuori il filo delle sensazioni e a cercare di sciogliere i nodi, e cosi' in fondo di post se ne possono scrivere anche mille.
Ho scoperto oggi su una quarta di copertina di un libro in una libreria che alcuni monaci giapponesi si allenano per correre 1000 maratone in 1000 giorni per trovare l'illuminazione.
Io che son pigro magari posso provare a fare 1000 post in 1000 giorni, ma magari faccio la fine di Nietzsche.
Anche perche' in questa forma di comunicazione muta che e' come mettere un messaggio in bottiglia ed affidarlo al mare sconfinato del web. rumoroso eppure muto finche' non si hanno un gruppo di...fans. Mah
Parlo, scrivo per rimbombare con un eco a me stesso. A rileggere dopo pochi giorni e dover faticare per capirmi ancora ma contento di lasciare questi messaggi nello spazio enorme del web. Nel coraggio di togliere la pelle al mio pensiero, a cercare di diventare trasparente da fuori a dentro e da dentro a fuori e facendo questo sforzo rendendo il mio pensiero piu' fluido, i miei pensieri piu' duttili, come materia da formare a mio piacimento. Spesso crediamo che i pensieri siano noi definitivamente noi: cogito ergo sum tradotto male con penso quindi sono io quello che pensa. M credo che possiamo cambiare quello che pensiamo, quindi quello che siamo. O se non cambiamo possiamo lentamente tirare fuori il nocciolo della nostra individualita' e vederlo senza i filtri delle convenzioni. Spesso infatti ci vediamo come estranei nei nostri sogni, ecco quelli siamo veramente noi, come una voce registrata che non si riconosce mai come la propria perche' non distorta da noi stessi. Ma sopratutto la ricerca e' spesso quella di dimenticarsi di se stessi e riscoprirsi all improvviso.
Sensazione unica e vitale di una nuova nascita urlata e sofferta di un domani finalmente nuovo, di ogni domani diverso da oggi, da un passo nuovo, da occhi nuovi da nuove scoperte e nuova vita, che puo' anche sembrare uguale a quella di sempre ma in fondo non lo e' piu' perche' noi siamo nuovi io.
Come un dolce formato dal forno alchemico che ha nuovi sapori e nuovi odori.
Devo dirlo, ho un po' di timore nel dirlo, timore di non sentirmi pronto, di non sentirmi adatto, che possa finire, che non dipenda solo da me.
Io sono felice. Sono pieno di vita, sento la forza della bellezza del mondo troppo grande dentro il mio piccolo cuore e sono ansioso di averne sempre di piu' pur avendo questa estasi momentanea. Di sentirmi vivo perche' lotto per la mia vita, perche' lotto per chi amo, perche' sono amato, perche' ho i miei nemici e riesco a combatterli, perche' ho i miei problemi ma ho la speranza, la forza di cercare di risolverli.


domenica 10 aprile 2016

Punto di non ritorno

Esiste se si vive una vita degna di ogni essere umano di passare dei punti in cui non si puo' piu' tornare indietro. Si perde qualcosa e sopratutto si realizza che qualcosa e' cambiato per sempre. Come un oggetto rotto, come un incidente, come una malattia. Si cambia e basta. A volte si ha la fortuna di trovare nuovi vantaggi e nuove convenienze dalla nuova situazione di fatto ma di certo un po di ansia arriva appena si fa quel salto in una nuova dimensione temporale che e' quello di uno dei futuri possibili che diventa improvvisamente presente e reale.
Lo percepisci e in un attimo cambia tutto il mondo come se il prisma dei propri sensi improvvisamente ha cambiato l'ordine dei propri cristalli e l'immagine del mondo cambia.
Come una mappa del mondo che di fronte all america cercava di disegnare l india e alla fine ha disegnato un nuovo continente, un nuovo mondo, un mondo diverso e mai piu' come prima, per nessuno.
Nel tuo mondo egocentrico se cambia il tuo asse, la tua prospettiva, la tua coscienza cambia tutto.
E per un attimo si ha paura, appena l'adrenalina della novita' cala un attimo. Ma ormai e' cosi'.
Si perde l'equilibrio e si cerca un nuovo equilibrio nel salto, cambiano gli appoggi e i riferimenti.
Ma e' esattamente cosi per ogni trasformazione reale, il piombo che deve diventare oro non si butta come si cerca di fare con le cose che non ci piacciono ma cambia il suo equilibrio atomico in una nuova combinazione.
Come ogni nostra nuova intenzione prima di essere agita deve essere sentita. Non si puo' diventare magri se si e' convinti di essere ciccioni. Si puo' essere ciccioni e sentirsi inadeguati ma puo' far soffrire la nostra inadeguatezza non il fatto che siamo ciccioni (per esempio). Se non crediamo davvero di poter essere magri ed in forma non ci diventeremo mai ed ogni sforzo sara' vano perche' e' solo una volonta' che non incontra il nostro io ma una forzatura per adeguarci e cercare di far sparire le nostre sensazioni.
Ma lo sforzo titanico di cambiamento puo' essere perseguito solo quando sentiamo dentro di noi che la strada e' veramente giusta non solo per evitare i sentimenti negativi che il nostro stato ci procura.
Special modo se avvertiamo che la nostra scelta e' solo una convenzione sociale o un adattamento non riconosciuto idoneo ma solo necessario.
I grandi sforzi, le grandi trasformazioni e le piccole vittorie si perseguono solo inseguendo noi stessi e prima l'amore di noi stessi e poi quello che egoisticamente ci fa star bene ma senza confondere le sensazioni con le scelte.
Poi durante il percorso ad un certo punto capirai che hai passato un punto di non ritorno rispetto a quello che eri prima, a quello che sei stato per tanti anni e questo confonde un po' ma in fondo sta proprio li' il nostro viaggio: non in posti nuovi ma in occhi nuovi.
Che fantastica storia e' la vita

domenica 3 aprile 2016

4 salti in padella

Un mio ex amico diceva sempre che muoiono piu' abbacchi che pecore.
E forse aveva ragione ma che vita vogliamo vivere? Una lunga vita chini a brucare e a vedere solo il culo del nostro vicino che spesso corrisponde a quello del capoufficio che spesso ci tocca leccare.
Un altro mio amico dice che fa tutto questo per la famiglia, come se il dovere di soffrire per gli altri sia un alibi alla nostra vita di merda. Ma finche' non decidiamo di risorgere dalla croce del sacrificio per gli altri saremo solo come dei ladroni, dimenticati da tutti (vi ricorda qualcuno) se non dalla nostra cara mamma e dalla nostra cara moglie che pregheranno perche' non hanno piu' uno schiavetto per le loro dipendenze di affetto.
Tutto assume il significato nella resurrezione perche' si passa dall agire sulla materia lavorando e predicando ad agire sul nostro benessere e sull evoluzione dell' intera umanita'.
Non passeremo alla storia come bravi figli e come bravi mariti (o brave mogli certo) saremo famosi al massimo per il tempo del lutto di chi aveva bisogno di noi e per i due vicini di tomba, che come i ladroni ci accompegnaranno nell inferno dello spreco della nostra preziosa vita uno a destra e uno a sinistra.
Certo, come dice il maestro Gurdjieff non tutte le ghiande diventano querce ma la gran parte marciscono per permettere solo a qualcuno di diventare una quercia. E cosi' sia. Ma per chi decide non guardi chi ci prova con cinismo e qulunquismo ma faccia il tifo per il piu' forte, il piu' coraggioso invece di giustificare le proprie mancanze. Ma per chi sogna di svettare in alto ci provi cazzo! Meglio finirla senza esserci riusciti ma avendoci provato. Non serve la volonta' per vincere, la volonta' serve per allenarsi a vincere, perche' la vittoria non e' mai regalata e se per caso lo e' bisogna allenarsi per vincere ancora ed ancora, per migliorare, per conoscere, per vivere la vita fino in fondo. Vivere la vita fino in fondo vuol dire dedicare la vita a cercare, edificare, perseguire i propri sogni. Attenzione che i propri sogni non siano basati sulle altre persone ma su un progetto in cui altri potranno trovare la propria strada oltre alla tua ma se basiamo ogni nostra scelta sugli altri stiamo delegando il nostro potere di creazione a qualcun altro che potra' fare e disfare il nostro destino. Quindi evitiamo di basarci sugli altri, questi ci saranno quando il nostro progetto, la nostra idea, il nostro sogno saranno chiari e decisi e piacera' anche a loro, ma ricordiamoci di non aspettarci nulla perche' se aspettiamo vuol dire che... qualcuno e' in ritardo! e questo gia' dovrebbe far suonare tutte le campane che forse c'e' un problemino. Certo di errori ne faremo e tanti, non siamo onniscenti, faremo scelte che si riveleranno sbagliate ma saranno basate su quello che credevamo e sapevamo in quel momento, quindi non recriminiamo e continuiamo. Certo non sara' tutto bellissimo ed eccezionale e ci ritroveremo a cucinare 4 salti in padella invece che manicaretti ma solo quando il tempo e' stato dedicato ai nostri sogni.
Non amo le poesie ma questa di Pablo Neruda si:

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.