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sabato 19 dicembre 2015

Cenone di fine anno

L'abbondanza e' sempre stato una cosa che ho ricercato. E' come combattere una forma ossessiva di ansia: se ho di piu' di quello che mi serve posso stare tranquillo che forse ne ho abbastanza.
E mi son sempre ritrovato ad ammucchiare, perche' l'abbondanza in fondo non e' naturale o comunque non serve a nulla: un albero i cui frutti non vengono colti marciscono e l'albero l'anno successivo ne fa molti di meno. A fine anno si celebra lo spreco con cenoni luculliani fino allo stordimento.
Si accumulano oggetti in casa fino a stipare oggetti che non verranno usati per il resto della propria vita e meno che meno di quella dei nostri discendenti.
Si accumulano ricchezze inspendibili solo per una brama di sicurezza o di potere nelle relazioni umane.
Non voglio brindare alla decrescita felice: si puo' decrescere solo se si ha tanto, e tutto sommato se si ha tanto non si e' abituati ad avere poco e fa una strana sensazione quella mancanza di piccole abitudini di eccesso che diventano parte di noi.
L'avidita' diventa come riempire una buca grande come il mare: impossibile da finire, una sete che non si spegne mai perche' riempie di
beni materiali una mancanza emotiva: quella di sentirsi parte del tutto, una cellula di un universo che non ci rifiuta ma che ci accoglie indistintamente se siamo bravi o cattivi ragazzi.
E' un po' come la paura di morire: una paura che non puo' essere sconfitta ma come un macigno ci accompagna ogni giorni appesantendo la nostra vita.
Se riuscissimo almeno e solo per un attimo a sentire il respiro dell universo insieme al nostro, se per un solo attimo riuscissimo a sfuggire dalla gabbia dei pensieri potremmo riconoscere la nostra esistenza, il nostro essere, la nostra piccolezza insieme alla nostra grandezza di organismi viventi e pieni del diritto di respirare ogni attimo.
C'e' il famoso esercizio della fiducia nel prossimo che consiglio a tutti: quello di avere un compagno alle nostre spalle e di lasciarci cadere all indietro senza guardare. Dovremmo solo fidarci che il nostro compagno ci prenda con le braccia prima di cadere per terra.
Questo ci crea un nuovo equilibrio, fa scattare un meccanismo di assunzione dell altro diverso da noi come parte di un sistema che puo' reggere le nostre cadute fisiche ed in fondo anche psicologiche.
Se anche quest'anno andremo a prepare cenoni luculliani facciamolo lo stesso, ma usiamo l accortezza di invitare qualcun altro con noi, dividiamo il nostro benessere, questa e' una delle formule di ricchezza dello spirito.
Dividendo quello che abbiamo con altri sazieremo in parte il nostro spirito di insicurezza perche' se riusciamo a dare a qualcun altro avremo la capacita' di relazionarci e di essere in sintonia con l'universo.
Non siamo nati per stare da soli, anche se da soli nasciamo e moriamo e riconosciamo il nostro dolore esistenziale e' solo dividendo con altri che riusciamo a saziare la nostra sete di vita.
Se abbiamo abbondanza spargiamola al mondo o impieghiamola per craerne altra per noi e per gli altri.
Attenzione non parlo di carita' o di beneficienza, parlo di con-divisione della propria fortuna o del proprio talento solo questo ci rende piu' umani e piu' vicini alla nostra piccola vita e ci rende immortali perche' riusciamo ad andare molto oltre il nostro piccolo e debole io.

domenica 6 dicembre 2015

Sangue chiama sangue

I pacifisti sono stati sempre visti come degli ingenui da molti e dei sognatori da molti altri compresi cantanti morti ammazzati...
La pace e' diventata una condizione utopica, ormai, per le nostre coscienze come lo e' diventata il comunismo prima e l anarchia poi.
Ma in fondo l'equazione e' semplice: quando nessun potere supporta una posizione ideologica per i suoi scopi di predominio in poco tempo e con poche mosse quella posizione viene abbandonata dal supporto economico e quindi destinata ad una elite di intellettuali assenti dalle stanze dei bottoni, dagli intellettuali da salotto imboniti dal benessere materiale e dalle promesse demagogiche di politici, attori che improvvisano un ruolo difficile da mantenere nella successione di impoverimento materiale.
Anche stavolta, come nei periodi piu' bui, si smontano le condizioni di benessere materiale di chi riesce a mantenere se e la propria famiglia con il lavoro e l'ingegno e si premiano invece le aristocrazie parassitarie di un imprenditoria vampira di un sistema fallace e destinato alla matematica implosione. Vampiri che cercano di stare ai bordi dell esplosione sociale manovrando paraventi di comunicazione a volte molto furbi e spesso tristemente ignari delle loro firme su progetti di lobbismo economico e ingordi di monopolismo.
Si chiama un uomo nero e lo si spauracchia nel mondo cosi' da poterlo bersagliare dei problemi del mondo, dimenticando i crampi della fame di giustizia sociale ed economica.
L'ultimo decennio e' servito a smontare anche l'idea del diritto del lavoro, della dignita' materiale in un mondo governato da dei terreni e commerciali.
Possiamo certo rinunciare al lavoro se avessimo una vita comunque degna di essere vissuta.
Ma in questo mondo attuale senza la capacita' e la possibilita' di cedere il proprio tempo, gran parte della nostra giornata attiva in cambio di briciole di potere di acquisto e quindi dignita' di cittadini ogni discorso diventa vano. Ogni ricetta governativa si scontra contro il drenaggio del potere che elimina diritti spacciandoli per mali minori di un percorso di rinascita che invero non potra' mai esserci finche' il sistema sara' questo.
Mi trovo spesso nel dubbio su quali valori rappresentare e innalzare a mio figlio.
Mi trovo in difficolta' a sbandierare un etica kantiana di rispetto della maggioranza, dell altrui bisogno se questa diventa solo una rinuncia alla propria individuazione ed affermazione.
Mi trovo in difficolta' a richiamare principi svuotati di un valore quotidiano e su cui poter fare una difesa di un futuro migliore che e' inimmaginabile con le attuali regole di sopravvivenza pura in una civilta' che diventa arcaica ma solo per la violenza ogni giorno di piu'.
La competizione professionale e' diventata la nuova arena per i gladiatori del futuro che saranno i lavoratori, giudicati da una massa affamata ed impaurita.
Dovro' allenare mio figlio alla guerra richiamando la pace, cioe' trasmettendo un messaggio schizofrenico ed incomprensibile e di fondo forse anche sbagliato.
Il sangue richiama il sangue e la poverta' non puo' che richiamare miseria materiale e spirituale, in un avvitamento senza fine.
Mi sforzero' di cercare luoghi e persone di pace, di dare il buon esempio di fare come il buon samaritano.
Dovro' farlo non per principio cristiano ma per principio di vita.
Per un richiamo ad una fratellanza reale e non solo virtuale, spero di avere sempre abbastanza forza per aiutare chi amo e chi avra' bisogno.
The life of David Gale
L' egoismo puo' essere esercitato solo in periodi di abbondanza, quando in un paradiso in terra di abbondanza si puo' pretendere di avere ancora di piu' per una sazieta mai giunta.
Ma l egoismo in una societa' povera non e' che polvere da sparo, che non ricuce una possibile evoluzione.
Siamo costretti ad essere piu' buoni per salvare il nostro mondo, se siamo egoisti possiamo salvare solo noi stessi ma solo se siamo dalla parte giusta della societa', se siamo nella maggioranza affamata siamo costretti ad essere buoni fra di noi e severi con gli egoisti perche' il sangue chiama sempre e solo il sangue.
Ma l'unico sangue che e' degno di essere versato e' quello sacrificale per tutti ma agito solo come azione libera ed autonoma ed espressa come reale volonta'e non come trappola moralistica.

domenica 15 novembre 2015

Bomba o non Bomba

Siam cresciuti in Italia in un paese ufficialmente non in guerra ma con decenni di terrorismo, attentati, stragi.
Poi il potere si e' trasformato e da quello militare si e' scoperto quello economico e quindi qui son finite le bombe e sono iniziati i furti, l'esproprio proletario impallidisce di fronte alla corruzione, ovvero le roialty che ogni attivita' produttive deve versare al potete di turno per esercitare il suo dovere, che invece diventa una concessione personale. Ovviamente pagando per fornire servizi pubblici questo costo si e' riversato ben bene su tutti noi.
L'europa unita adesso ci chiede di pagare un debito nazionale, i nostri politici stanno sforzandosi di farci pagare solo gli interessi...
Credo sia difficile rompere questo meccanismo perfetto, questa mano invisibile dell economia che invece di riequilibrare il mercato sta premiando il capitalismo piu' evoluto.
Il rigurgito evoluzionistico del web e' gia' stato assorbito dal sistema economico ed e' diventato una sua emanazione, l'arte rivoluzionaria e' diventata espressione del potere gia' dai tempi del fascimo.
Tant'e' che le opere fasciste possono essere apprezzate solo ora a distanza di 100 anni dalla sua realizzazione, adesso che la spinta comunicativa e la manipolazione dell estabilishment si e' esaurita.
E adesso, come allora le bombe ripiovono su di noi, non piu' in Italia ma in europa, a Parigi.
E' spaventoso diventare vittime mentre si guarda un concerto o si mangia una pizza al ristorante, ci viene tolto anche l'ultima briciola di dignita' civile di lavoratori schiavi ma consumatori ancora apparentemente liberi.
E invece il nemico ci colpisce proprio nella nostra identita' capitalista: prima fu il world trade center che tradotto e' centro di commercio mondiale mettendo un dito insanguinato nella nostra forza di occidente colto ed avanzato. Il nemico ci fa vedere morti ammazzati, giustiziati in modo sanguinoso e crudele, cosi' come vediamo nei migliori film di azione della nostra produzione cinematografica, anch'essa massima espressione della civilta' dell' immagine, che richiama la morte come espressione di potenza umana invece dell'amore.
E siamo in guerra, in vera guerra, una guerra senza confini, trincee, ma una guerra di religione o meglio in una guerra di nuovo ideologica, come fu quella degli anni settanza in Italia.
E ci ritroviamo a combattere una guerra in nome di chi da questo capitalismo ha solo vantaggi, difendendo con la nostra vita e sterminando migliaia di vite altrui in paesi lontani, esotici ma invisibili alle nostre coscienze.
Siamo sicuri di aver individuato il nemico? che sia davvero un bastardo e musulmano? E che non sia invece un libertario rivoluzionario che deve rompere un meccanismo che e' davvero impossibile aggiustare?
Ci ritroviamo ad anelare alla nostra apparente liberta' ad avere paura per i nostri cari senza realizzare che questi sono solo gli effetti collaterali di una guerra mondiale di un'economia che detiene e persegue il suo potere nonostante il bene morale della popolazione del mondo.
Possiamo sterminare l'isis e tutti i suoi membri ma se continuiamo ad affamare il mondo ci sara' sempre qualcuno che avra' come unica azione concreta per cambiare il mondo di uccidere.
Non ho la soluzione, ma son sicuro solo che bomba richiama altre bombe e dobbiamo trovare un'altra strada per il nostro futuro, trovare un futuro diverso dal presente e dal passato.

domenica 8 novembre 2015

La strada maestra

Anni fa in un momento in cui stavo iniziando a fare di nuovo business, dopo un pessimo periodo lavorativo, incontrai un concorrente che mi disse: "vedo che ti sei rimesso in carreggiata".
Quella frase mi resto' impressa perche' da allora mi fu piu' chiaro di prima che ci sono molti modi per fare le cose, ma alcuni sono quelli piu' convenienti e diretti, appunto come una strada maestra, ovvero una strada con carreggiate, ed esserci su vuol dire andare nella direzione giusta.
E ieri trovandomi senza respiro, sdraiato per terra, cercando, senza riuscirci, di arrivare sul ciglio del burrone, mi son reso conto che senza una strada segnata da seguire il percorso diventa difficile, forse impossibile.
Quindi se io non seguo la strada segnata da qualcun altro non riesco a muovermi? Mi perdo?
E perche' vicino al vuoto il terrore mi blocca in modo prepotente? E come si fa a salire in alto se c'e' tanta paura del vuoto sotto? Per salire bisogna muoversi in alto, ma alto esiste solo come distanza dal basso e quindi come riuscirci se il mio corpo rifiuta la verticalita'?
Seduto qui sulla mia sedia solo a ripensare alla vicinanza del precipizio si blocca il respiro di nuovo, come se davvero fossi in pericolo, quando poi non lo ero nemmeno li, sopra la montagna spaccata di Gaeta, anche se i pochi centimetri di distanza dal salto di 150 metri sul mare pulsavano adrenalina in circolo.
L'adrenalina ti stanca, e' come un turbo che scarica il tuo sistema in pochi secondi, che in una vita primitiva forse ti salvavano la vita ma adesso sono solo reazioni improprie, o forse no.
Come dice Jovanotti la vertigine, forse definitivamente, non e' paura di cadere ma paura di volare. E se si dice volere o volare... forse possiamo usare la nostra volonta' di Icaro per sfidare gli dei, ma dobbiamo usare la arguzia di Dedalo per non cadere con le nostre ali di cera della nostra volonta'.
Il respiro riusciva a riprendersi solo unendosi alla risacca del mare, respiro della terra incessante ed armonico, che riprendeva il mio corpo e lo salvava dalle trappole mentali delle nostre fatue volonta', del nostro smarrimento nel cammin di nostra vita, nel passare oltre il sentiero nel bosco indifferente alla volonta' umana.
Nella montagna spaccata di Gaeta c'e' un monastero e un giaciglio di pietra dove dormi' San filippo Neri che invita gli uomini a volare bassi, strana affermazione per chi ha vissuta una vita dormendo su una roccia a strapiombo sul mare.
E poco piu' su nel punto piu' alto del monte Orlando il Mausoleo di un console romano tenuto in perfetto stato, anche se svuotato dai suoi millenari tesori, circolare ed imponente come la vita del console che fece di Roma la storia con atti e gesta politiche e militari giuste.
E nella montagna spaccata dal dispiacere della morte di Gesu' cristo e' stata costruita un'opera ciclopica militare dalla nuova Italia sabauda alla fine dell’800, una batteria militare per poter colpire navi nemiche nascondendosi nella vegetazione ed usata durante la seconda guerra mondiale da basi tedesche che pero' non hanno sparato nessun colpo per difendere una postazione divenuta inutile appena costruita per il cambio delle tattiche di guerra.
L'opera e' pero' servita a tante coppiette di Gaeta per vivere l'amor profano, a detta della guida, volontaria, ed e' verosimile essendo una costruzione nel ventre della montagna completamente buia ed appartata ma come un budello lungo addirittura 600 metri che costruito per la guerra ha celebrato solo l'amore.
Infine la grotta del Turco in cui il respiro del mare si quieta invitando i corpi ad immergersi nel suo mare splendido, a ritrovare l'unione fra aria roccia ed acqua con il piccolo essere umano che spesso ha bisogno di guide e di esperti per conoscere l'opera di altri uomini, ma ha bisogno solo di respirare profondamente e svuotare la mente dai virus dei pensieri alieni per tornare a fondersi con una natura fiera libera e perfetta.



domenica 1 novembre 2015

Il dialogo muto

L' arte e' per la borghesia la ricerca della aristocrazia mancante, del peccato originale che oguno che ascende cerca di reinventare per annullare il punto oscuro di partenza che ancora vincola i suoi sensi di colpa.
Sensi di colpa del cristiano che non e' mansueto agnello da sacrificio e senso di colpa per la sua predatoria presenza nella societa' ingiusta e sostanzialmente incoerente verso la massa che dovrebbe rappresentare.
E ritorna l'ipocrisia di un'arte che dovrebbe esprimere una innovazione ed invece si ritrova vittima dei cartelloni sponsoristici delle banche massimo emblema del sistema che si vorrebbe rinnovare: inconciliabile.
La biennale di Venezia del 2015 si ispira ai futuri possibili e sono tutti futuri tecnologici, in cui la natura appare senza rimedio vittima. E l'uomo come essere naturale soccombe definitivamente.
Ci sono momenti in cui passeggiando fra le opere d'arte una brezza soffia nel nostro cuore, in cui la meraviglia si scompone in momenti di angoscia ricreata dall'artista ed altri di angoscia dettati dalla lontananza della comunicazione fra il normale e le ossessioni non codificate di artisti del mondo, nel mondo.
Messaggeri di messaggi antichi, filosofi della materia li definirei, nella ricerca della espressione si modella la materia in modi inusuali e non industriali.
Se domani qualcuno mi chiamasse dicendomi ti e' affidato il padiglione dell Italia, rappresenta il tuo futuro, immaginario o ipotetico lo farei? Avrei i miei strumenti?
Facile e' criticare la sconfitta degli anarchici che raccolgono i soldi dei capitalisti, adesso che non hanno piu' le sovvenzioni del pci e dei suoi amici.
Ma se oggi anche l'arte e' espressione dei predatori del mondo, e' gestita e pagata dai vincitori del sistema iniquo del capitalismo come possiamo uscire dalla trappola?
Come la maschera d'ossigeno del pilota russo essa vuole pilotare il mondo ma ha bisogno dell'ossigeno di chi lo controlla, una trappola di vetro infrangibile.
Sono soddisfatto comunque che tanta bellezza venga rappresentata, anche se facilmente rappresenta le brutture dell uomo come animale al guado fra l'animalita' della Grecia e l apoteosi della Slovenia, come l ancora che non mantiene fermo nessun progresso e si ritrova con la melanconia alchemica al suo fianco, antico compagno di esplorazione dell uomo e dell'umano.
Son contento di aver finalmente alla mia veneranda eta' aver assaporato una giornata di arte, di nuove espressioni, di aver portato le persone piu' care al mondo, mia moglie e mio figlio.
Spero che ognuno di noi trovi la propria capacita' di espressione di se', dell essere umano in noi e di tutte le nostre debolezze, richiamando anche le nostre grandezze.
Sono contento che ci sia nonostante tutto la possibilita' di sudare per le proprie idee, per le proprie emozioni, che lo possano fare cosi' tante persone e per cosi' tantissime persone amanti delle espressioni che vadano oltre le cornici dell ordinario, del quotidiano.
Per non far sembrare questo solo un sogno ma un orizzonte vastissimo per la mente, un orizzonte da voler e poter raggiungere con la propria intenzionalita', con la propria speranza e sperando che ci sia sempre abbastanza energia e consapevolezza per non farsi schiacciare dalla mano invisibile del capitalismo ingiusto.
Ma accarezzati da una reale capacita' di esprimere la propria rivoluzione la propria innovazione nonostante tutto e tutti.
Forse davvero l'uomo moderno si trova in un vicolo cieco di sviluppo e forse deve tornare indietro, ma sperando che non ci si fermi ad una epoca in cui predatori e predati tornino ad essere le antitesi che si sono sempre continuate ad esprimere nella civilta' conosciuta.
Ricordiamo con gli orrori i totalitarismi e siamo indulgenti con una democrazia paternamente ingiusta.
Andare eoni indietro, ad una cellula indivisa in un brodo primordiale e rinascere come abbracci nuovi, riprendendo l'energia universale e sufficiente per noi.
La domanda a cui dovro' rispondere come esploratore dell uomo: c'e' abbastanza energia per vivere la vita per tutti?

domenica 25 ottobre 2015

Non saremmo noi stessi senza i nostri segreti

Ogni mente ha chilometri di connessioni. Tanti e tali che riusciamo con gli occhi chiusi ad immaginare un mondo enorme, molto piu' grande di quello che potremmo esplorare fisicamente.
E quindi come pensiamo di poter davvero esistere senza avere dentro di noi delle zone di ombra? delle zone mai esplorate? e sopratutto, con gli altri, quanta parte di noi rimane nascosta e non espressa? Quante parole, emozioni, espressioni, sentimenti sono nascoste agli altri in nome di una norma comportamentale forse giusta?
Di fondo non potremmo mai essere completamente alla luce della conoscenza ne' con noi stessi, ne' tantomeno nel mondo civile e fisico.
Come ogni pianeta del cosmo ci sara' la nostra zona d'ombra, ed e' proprio quella che ci fa essere diversi dalla massa unificata, che ci rende individui, individuali ed individuabili.
Per questo si fanno i processi non alle intenzioni ma alle azioni, permettendo alle nostre zone d'ombra di vivere la loro esistenza basta che non interferiscano con la (apparente) luce della norma.
E quindi nel nostro percorso di vita a volte siamo attratti dalla luce ristoratrice e che scalda ed a volte cerchiamo l'ombra della solitudine della individuazione.
Il percorso nel bosco delle favole alla ricerca dei personaggi negativi che popolano la nostra mente ma che hanno enormi poteri.
Potremmo fare il nostro viaggio agli inferi sentendo che possiamo perdere la retta via e rimanere intrappolati nell oscurita'.
Abbiamo a volte il timore di perderci una volta oltre passati i cancella dell ombra ovvero i cancelli della follia ovvero i cancelli dell individualita' dell UNI-VERSO che e' il nostro essere completo.
L'altro giorno riguardavamo in casa un video di una recita di mio figlio a 3 anni, che piangeva per tutto lo spettacolo; gli ho chiesto se ricordasse perche' piangeva e non ricordava, ma poi mi ha detto che piangeva per la vergogna. Non sono uno psicologo ma un bimbo che piange perche' e' davanti ad un riflettore, davanti ad una platea secondo me perche' non ha ancora imparato a difendere e riconoscere la sua zona d'ombra.
Ovvero ci si puo' vergognare quando si ha paura di perdere le proprie debolezze, le proprie insicurezze, insomma tutta quella parte che nascondiamo sotto il tappeto per paura che venga scoperta.
Ed e' cosi' per tutti: difendiamo i nostri segreti con tenacia, per non confondere il mondo dell apparenza con quello piu' intimo. Ma se davvero un fascio di luce illuminasse le nostre parti piu' nascoste queste diventerebbero immediatamente normalizzate, illuminate e senza valore aggiuntivo per noi e per gli altri se non per la paura del giudizio. Il giudizio degli altri, simile al giudizio divino ci incute paura perche' in fondo abbiamo paura della nostra identita' della nostra unicita' della nostra diversita' dagli altri che ci sembrano fondamentali per la nostra esistenza. La paura e' quella di perderci nell abisso buio di noi stessi e vogliamo gli altri per rimanere nella luce della condivisione, della accettazione, sacrificando e abbandonando la nostra zona buia. Ma e' un rischio che possiamo correre, che anzi dobbiamo correre se vogliamo diventare quel qualcuno che e' noi stessi. Possiamo mantenere segreti i nostri segreti, o svelarli ma riconoscendo la nostra zona piu'buia e nascosta aiutiamo il nostro io a partorire. Tu sei disposto ad aprire la stanza segreta di Barbablu?

Ma mi faccia il coach

E' sempre piu' di moda fare il coach e fioccano corsi su corsi.
Sono cresciuto con Roberto Re e mo ci sta' Cere' un cognome un destino... da re moderni?
Non so, mi sembra che su Facebook le scuole di coaching siano in aumento ma e' un po' come la piramide o l'aereo dei miei tempi, in cui riesci a stare su finche' c'e' gente che si mette sotto di te gerarchicamente, economicamente fino a che non si smette di aumentare di numero (credo che oggi si chiami network marketing).
Per quanto mi riguarda sono stato sempre un eretico e un bastian contrario quindi ho partecipato a simili situazioni solo per brevi periodo di studio del sistema...
Ma quello che vorrei mettere in evidenza e' sempre un punto su cui sto cercando di lavorare personalmente: quello del rapporto simmetrico.
Non c'e' maschio alfa del gruppo, il coach dei tempi moderni o il re dei tempi andati (forse),
ma una relazione in cui il rapporto nasce alla pari e cambia gerarchia solo in specifici contesti e per determinati obiettivi e scopi.
Cerco di spiegarmi: se esiste un esercito e' naturale che ci sia un superiore che permetta la gestione di un gruppo di persone.
Se viviamo in una societa' evoluta complessa ci deve essere un sindaco o qualcuno che assuma le funzioni di guida e leadership e va bene.
Ma devono essere situazioni in cui veramente ci sia un governo del cittadino, e in altri ambiti di specializzazione che presume un mandato di leadership in un settore non deve bastare il titolo, che dovrebbe difendere la categoria ma una costante tensione di rinnovamento e di processo funzionale di evoluzione bloccato completamente da chi ha assunto il potere con regole di liberta' e adesso restringe la possibilita' a pochi intimi.
Ogni delega al comando deve poter essere confermata o annullata secondo parametri di piena liberta' di espressione, anche a costo di errori gravi.
Saranno errori con minori conseguenze di un sistema ormai statico e cristallizzato.
La crisi dei valori e' data dalla reale mancanza di capacita' di poter operare per il proprio mondo e quindi per tutto il mondo.
Supereroi come superman non sono piu' di moda, anzi i supereroi che prendono piede e possono essere emulati sono solo quelli distruttivi, ma questo perche' il potenziale di spinta ed evoluzione e' stato completamente soffocato da un sistema bloccato.
La specializzazione di competenze non puo' far nascere rapporti asimmetrici, se non per brevi periodi e con ruoli fluidi ed intercambiabili.
Difficile, forse impossibile, ma ormai necessario.
Non si possono creare leader se la massa non ha capacita' di nomina e di scelta e realmente di poter contribuire alla leadership perche' il ricambio generazionale e' ormai bloccato dall ultima ondata del 68.
Altrimenti si crea una nuova tensione rivoluzionaria che non fa altro che rafforzare il potere per difendere una maggioranza inerme silenziona ed inebetita dalla mancanza di azione reale nel mondo reale.
Creiamo delle scuole di coach ma cambiamo un sistema che fissa le gerarchie rendendole  non elastiche.
Torniamo al maiuta socratico, che non per nulla e' stato condannato a morte, che alleva la nascita di un nuovo sistema di espressione e di equilibrio.
Una leadership basata sull esempio congruo e coerente con una base di rinnovo e di dimostrazione perenne di capacita', senza rendite che non possono che essere a scapito di meriti altrui, ovvero a scapito di tutta l'umanita'.

domenica 4 ottobre 2015

Vivi la tua leggenda

E' una particolare coincidenza che sto leggendo e scoprendo con molto ritardo le esperienze di Messner e scoprire che un ragazzo simpatico e' morto scalando il kilimanjaro.
Non era un ragazzo qualsiasi ma un simpatico e motivante Scott Dinsmore che invita in tutto il mondo le persone a seguire la propria leggenda, inquadrando le proprie motivazioni ed ispirazioni ed alimentandole.
E' peculiare che proprio lui sia morto dopo aver venduto tutto ed essere partito con la moglie a fare il giro del mondo per crescere, fare nuove esperienze e vivere la sua leggenda. Ed e' morto facendo questo, a 33 anni l'eta' dei profeti. E leggendo Messner e della sua continua gestione del rischio, dell accoglienza dei fallimenti che gli hanno permesso i successi. Della morte del fratello, dei compagni di cordate e di alpinismo ricordandoci che in fondo le probabilita' di morire in citta' e per lavoro non sono cosi' remote, cosi' quanto le percepiamo.
E questa ricerca del limite, del confine e della liberta' DI, vera liberta' da non confondere con la idealizzata liberta' DA, questo allenamento ad esprimere il proprio potenziale umano e personale che da' un senso di pienezza.
E' difficile capire una persona che dedica la vita alla "conquista dell inutile" come lo ha definito lui sulla base di una definizione di un alpinista francese.
Ma vorrei ribadire che l' inutile non puo' essere altro che ogni azione umana.
Lo stipendio a fine mese, le responsabilita' familiari sono certo moralmente doverose ma definitivamente inutili al senso della vita come esperienza spirituale, come conoscenza di se' e dell'uomo.
Quindi lo scopo della nostra azione e' sostanzialmente inutile, anzi sarebbe da ricordare che ogni nostro sforzo ha vita breve, per quanta influenza possa avere nell immediato e nel lungo periodo.
Ma cio' non di meno l'opera umana, la sua azione e' esattamente l espressione della nostra grandezza, della cui dimensione sia noi in primo luogo responsabili.
Se tutti vivessimo ai confini delle possibilita' umane forse queste aumenterebbero immediatamente.
Ognuno di noi ha un potenziale energetico da spendere, nella maggior parte dei casi lo spendiamo nel compito a noi assegnato da terzi a cui rinonosciamo, o comunque deleghiamo, la nostra esistenza produttiva e spesso tutta la nostra esistenza delegandola per specifiche conoscenze: il prete per l'anima, il dottore per il corpo, il giudice per il rapporto con gli altri, al sindaco e al parlamento per le nostre funzioni di cittadini, al nostro datore di lavoro per il nostro pane quotidiano.
Ma giusto o sbagliato che sia il risultato e' che deleghiamo la nostra vita a vivere la leggenda di altri, non la nostra.
Certo scalare una montagna non ci libera dei nostri limiti ma anzi ce li fa conoscere, ci fa allenare la nostra volonta' come puo' esserlo qualsiasi attivita' che possiamo fare nel nostro tempo libero, almeno all inizio per tacitare gli altri e la nostra moralita'.
Scegliamo un azione, semplice, immediata, inutile e facciamola, iniziamo da quel piccolo limite a scoprire i nostri confini. Non importa quale sia, basta che sia una che ci piaccia, puro atto di egoismo per iniziare a scoprire il nostro potenziale umano.

domenica 20 settembre 2015

La scuola dell'anima

Partecipare ad un congresso sulla coscienza e' davvero cosa interessante e illuminante.
Si incontrano persone curiose, gentili a volte spocchiose, ma che sicuramente hanno dedicato la vita alla ricerca del buco nero chiamato anima.
Non voglio usare termini come coscienza, inconscio e tutti quelli che indicano in breve quello che non conosciamo ma che ci riguarda perche' nonostante abbia cercato molto, alla fine, di certo non ho interesse alla corretta definizione ne' alla conoscenza ma alla comprensione: quel brodo caldo che ti rilassa dalla tensione del dolore e della mancanza di qualcosa che non si sa'.
Che calma dall ossessione del sapere le cose che ci chiediamo da millenni con milioni di risposte, nessuna valida fino in fondo.
Perche' forse come dice qualcuno la fede e' un dono che hai o non hai.
E se ce l hai puoi scegliere il tuo governatore dell oltresensibile: che si chiami Cristo, Budda, Maometto, Nello Mangiameli, Osho poco importa: potrai credere a qualcosa che ti mette in pace la parte fuori dalla tua razionalita'.
Ma, alla fine, se sei un eretico come me, se poi la tua parte spirituale placa la tua sete ma ti lascia vittima della materia e degli altri esseri umani, se ti porta a chiudere gli occhi e pregare quando stai soffrendo invece di agire sulla materia allora bisogna combattere nel mondo materiale prima di avventurarsi in quello spirituale.
Ovvero come si puo' pretendere di essere illuminati quando la propria luce non brilla per nessuno, spesso nemmeno per te stesso?
E' un gioco dialettico e logico da cui non si scampa: tutto cio' che crea l'illusione della materia e' la stessa che crea il mondo altro, etereo, spirituale a cui possiamo accedere solo con erculee fatiche.
Ma se davvero dobbiamo faticare cosi' tanto per un regno dei cieli giustifichiamo il sacrifico per il regno materiale.
Ma il mondo materiale possiamo davvero misurarlo, trasformarlo, cambiarlo, migliorarlo ed e' questa la vera unica possibilita' di salvezza della nostra vita.
Per certo alcune delle persone piu' ricche della terra donano miliardi di dollari, curano e aiutano milioni di persone, molte di piu' di quelli che professano di voler salvare il mondo senza muovere un dito.
Il mondo materiale e' basato sull energia fisica del lavoro e sull'energia spirituale del denaro.
Le idee e le emozioni sono i nostri strumenti ma non sono la nostra energia, anzi la assorbono, consumandoci.
Dobbiamo entrare nel sistema completamente riconoscendolo come un sistema iniquo e sbagliato ma se non si ha la forza di cambiarlo siamo come lupi che ululano alla luna.
Meglio e' per un lupo cacciare, difendere la propria famiglia, il proprio branco ed usare tutta la sua forza annusando la terra, correndo prendendo quello che serve, come e' nella natura.
Se scegliamo di lasciare senza prendere e' solo un alibi alla nostra pigrizia ed incapacita'.
Se siamo lupi possiamo ululare alla luna ma solo se questa rappresenta il mondo che non vediamo, minacciandolo con la nostra voce, con la nostra forza, con il nostro sacro fare quotidiano.
Se invece davvero non vogliamo misurarci e interagire con il mondo materiale, possiamo cercare il nostro angolo di paradiso da qualche parte nel mondo e goderci il dono della vita ma senza frignare, sano puro egoismo, legittimo ma tutto sommato forse un po' codardo.

domenica 13 settembre 2015

Foto in bianco e nero

Sembra quasi che le foto in bianco e nero abbiano un valore maggiore nonostante abbiano qualcosa che gli manca. Forse sara' per l'eta' che dichiarano, per il fatto di avere tra le mani oggetti che hanno almeno trenta se non quarant'anni, sara' perche' sembrano dei piccoli quadri invece che riproduzioni meccaniche.
Ma di certo se ci sei tu in queste foto ti rendi conto che hai fatto un bel viaggio ad arrivare fin qui, oggi, almeno io lo credo, lo vivo cosi'.
Di me bambino con la madre gia' un po' tesa per quello che probabilmente stava vivendo che avrebbe rovinato il suo cuore fino a farlo cedere prima che io diventassi uomo, e con un padre fantasma prima morto senza colpe e poi scoperto come rinnegato per le sue enormi colpe di padre, di marito e di altre nefandi storie inventate da giornalisti forse troppo fantasiose o forse solo troppo poco.
Avevo gli occhi vispi e spancati al mondo e ancora il sorriso pieno di ogni bambin sano e felice che puo' godersi la vita come una scoperta continua.
Quella voglia di vita che si e' trasformata in voglia di avventura, avventura parziale, avventura urbana e che oggi vivo nelle mie avventure commerciali e che spero ognuno viva in qualche ambito della sua vita, senza bisogno di diventare Indiana Jones.
E risfogliando le foto di una vita, seppure con i momenti tristi, che spesso coincidono a quelli senza foto, senza ricordi, perche' quando lo spirito e' assente la materia si svuota di contenuto e non si riproduce nemmeno piu' nelle foto.
E vedi le facce tue, di quelli che ti erano intorno e noti particolari e fai considerazioni che non avevi mai fatto prima.
Come se ti conoscessi per la prima volta, come se tu fossi un estraneo a te stesso.
Se non ricordi le emozioni e i pensieri di quel momento della tua vita questa diventa un altra vita, vissuta chissa quando e spesso provi simpatia.
Rivedere le vecchie foto e' un attivita' che va fatta almeno una volta ogni cinque anni, ogni dieci, non piu' spesso perche' sarebbe un cercare altrove.
Ma intuire il percorso che hai fatto. le espressioni, i corpi che hai vissuto, questo si che diventa un avventura fantastica.
Salerno luci d'artista: Tappeto magico
Tutto cio' che non uccide rinforza: avendo la fortuna di vivere in un paese non in guerra si puo' dimenticare il dolore subito e ricucire invece i momenti di bellezza, di simpatia, di semplice vita allegra e spensierata e bisogna farne una trama per un tappeto magico che ci puo' condurre ovunque noi vogliamo.
Dal punto in cui siamo proprio in questo momento con il tappeto intrecciato solo dei momenti di benessere, dei momenti significativi, in cui sorridiamo speranzosi alla vita che ci immortala in un flash per sempre, possiamo partire per andare dove vogliamo a prescindere da quello che succede e nonostante quello che ci succede.
Intrecciamo i nostri magic moments, ci porteranno ovunque.


mercoledì 2 settembre 2015

Solve et coagula

Per decenni ho divorato testi e formatori alla ricerca della ricetta segreta e mi ritrovo alla fin fine come il giovane Santiago che viene derubato per l'ennesima volta verso il suo sogno.
E mi ritrovo a camminare verso questo nuovo sentiero dell escursionismo con compagni che portano il loro Io come lo faccio io. Ad affrontare problemi e cercare soluzioni usando i propri mezzi e le proprie strategie:
chi usa la prestanza fisica per scalare montagne dalla parte in cui non vogliono essere penetrate, altri che usano spaghi per misurare cartine ed io che mi ritrovo a mediare la mia stanchezza con l indifferenza della grande montagna che abbraccia il sole per portarlo dentro di se al riparo dagli sguardi avidi di uomini piccoli ed insignificanti come le formiche per noi.
E cosi' abbiamo in mano un testo di un maestro che ha gia' fatto la strada, di una mappa del territorio che ci da i riferimenti necessari per muoverci.
E nonostante questo l'accesso alla forra degli scaloni, ovvero quello che cerchiamo ormai da due giorni e oltre venti ore di cammino in salita e discesa percorrendo decine di chilometri in linea orizzontale e diversi anche in ascesa ed ascesa inversa resta nascosta al nostro io: e' ancora non conosciuto.
E mi chiedo di quanti insegnamenti ci sia un reale progresso dell allievo.
Certo farsi indicare la strada da qualcuno che l ha gia' fatta e' un gran risparmio di tempo, rispetto ad una ricerca senza parametri e riferimenti.
Ma questo risparmio di tempo non ci regala nemmeno un millimetro di fatica in meno, anzi spesso i numerosi bias cognitivi si impongono silenti e pericolosi, riconosciuti solo postumi, a volte, meditando sugli accadimenti.
E la differenza tra mappa e percorso si fa sudore vero, come nella vita, dove ogni maestro non puo' darci nessun sollievo alla nostra fatica, ma solo indicarci la direzione da prendere, sperando di non aver capito male, e di non fare troppi errori e che il maestro dia una direzione sincera e non intrisa da falsi segnali per alimentare rigurgiti di potere.
Eppure la mattina si parte pieni di energia, e si va avanti per tentativi, sbagliando, bestemmiando, incontrando tutti gli animali della nostra mente come la stanchezza, la paura, la vigliccheria, la presunzione, la richiesta di riconoscimento, la lotta di supremazia e del potere, cosi' come qualsiasi animale senza coscienza (forse).
Ma il giorno passa veloce e di pomeriggio inizia l'affanno decuplicato dalle ombre piu' lunghe e dalla demoralizzazione della mancanza di riuscita.
Leggevo tempo fa che la prima causa di morte dopo smarrimento nei boschi e' dovuta alla depressione immediata e forte di aver perso i riferimenti, che fa desistere dal continuare a cercare con la dovuta attenzione e costanza la via di casa.
E quindi si interrompe a malincuore la ricerca e si torna verso il punto di fuga della propria automobile e, ci si rende conto di aver fatto tanta strada, perche' si va molto piu' veloci ma si sente ogni passo come un macigno sui muscoli.
E la giornata finisce cosi' con gli occhi pieni della vita che scorre, della natura imperiosa, dei pochi esploratori, sempre gentili, della grandezza della materia poco incontaminata, selvaggia e fortissima.
E ogni mappa, ogni informazione, ogni riflessione, ogni sentimento si stempera nella stanchezza calda ed accogliente di averci provato, di essere andati oltre le indicazioni, di aver percorso sentieri veri e non tracce digitali, di aver fatto qualcosa di profondamente inutile ma di senso ...compiuto.

domenica 2 agosto 2015

Conoscenza e comprensione

Lo so, lo so! Mille volte lo abbiamo detto, milioni di volte l'abbiamo sentito.
Sei personaggi in cerca d'autore
Ma questo mi conferma che spesso la conoscenza e' uno schema di riferimento che si riferisce solo ad una dimensione, dimenticando le altre che tutte insieme fanno la reale comprensione.
Imparare a pappagallo e' quello che si diceva a scuola ed e' quello che ci succede spesso.
Bombardati da milioni di input ogni istante il nostro cervello sovraccarico da una etichettatura veloce a tutte le nozioni, con enorme approssimazione e sopratutto senza una reale attivita' di indagine.
Attenzione alla prima trappola classica che i nostri nonni conoscono fin dai tempi di carosello: la ripetizione diventa familiare, familiare vuol dire conosciuto, conosciuto vuol dire verosimile, ovvero vero.
Quindi ci ritroviamo nel mercato della informazione digitale a subire non chi urla di piu' ma chi ci ripete mille volte le stesse cose fino a farle diventare parte di noi e della nostra vita.
La verita' a quel punto non esiste piu'. Ma non e' questo il puno che vorrei analizzare ma il fatto che abituiamo noi stessi ad analisi iperveloci di informazioni senza esercizio di verifica e di studio.
Senza lo sforzo della comprensione siamo cuccioli mediatici imboccati dai grandi predatori che portano il cibo che dicono loro. E non impareremo mai a procacciarci il nostro cibo spirituale, mentale, emotivo.
Ed e' questo il reale rischio che io vorrei richiamare.
Come si fa a sapere se non ci abituiamo a conoscere fino in fondo? Ovvero a comprendere, ovvero a richiamare i principi profondi dei messaggi e della comunicazione umana, anche se mediata dal digitale?
Fra cento anni di tastiere e video solitari avremo ancora la capacita' di mostrare le nostre emozioni o avremo dimenticato come si fa?
Ed oggi sappiamo ancora come si fa ad imparare quello che vogliamo conoscere senza bisogno del maestro e del professore e del dante autorevolezza esterno al nostro percorso?
Siamo davvero in grado di affrontare un argomento, una materia e di studiarla e capirla e comprenderla fino in fondo? Fino a confondere la nostra conoscenza con tutta la nostra identita'? A mischiare le nozioni con le azioni? A dare un nuovo risultato alla nostra vita grazie ai nuovi studi?
Quanto sacrificio occorre? Quanto tempo, energia, desiderio, volonta' serve allo scopo di espandere la nostra identita' oltre la autorevolezza per arrivare alla comprensione di quello che ieri ci era veramente sconosciuto?
Sto cercando di cambiare la mia conoscenza, imparando cose nuove e dimenticando le cose inutili, a formare una nuova identita' con nuove etichette ma sopratutto una nuova mappa di archivio e connessioni nella mia mente, ma quanto davvero ci riesco?
La prova e' semplice: basta risolvere problemi di cui una volta non conoscevo nemmeno l'esistenza.
Ed e' qui che eserciti di alibi si schierano in posizione non permettendo un profondo cambiamento inteso come un profondo rinnovo di conoscenze.
Si dice che ogni sette anni le cellule si rinnovino completamente, e noi? Riusciamo a rinnovare il nostro bagaglio di esperienze, conoscenze, comprensioni, intuizioni, azioni e reazioni?
Diciamo che io ci sto provando, e prometto che aggiornero' voi, ovvero me stesso, con onesta' e costanza.
Un autore che sta disegnando un nuovo personaggio, un io che sta formando un altro io, clonando solo alcune parti e innestando nuove conoscenze.... to be continued

domenica 19 luglio 2015

Artista del tempo

Oggi ho perso, forse mi hanno rubato, il cellulare. Il bene piu' prezioso e' quello che riconosciamo quando lo
perdiamo. E non mi riferisco al cellulare, quello puo' essere solo un fastidio contrattempo.
Mi riferisco agli amori della nostra vita. Come fece Buscetta che smonto' una mafia violenta ed impazzita che fini' i suoi figli e parenti in un bagno di sangue perche' incapaci di proteggersi da lui e dalle sue dichiarazioni.
Mi riferisco a noi comuni mortali al dono piu' caro che ci viene dato: il nostro tempo.
Questa clessidra impossibile da rigirare che si chiama vita, di cui possiamo vedere solo la parte inferiore che si riempie di sabbia del tempo trascorso e altra sabbia che scende regolare senza sapere se sara' l'ultimo granello o meno.
A chi stiamo dando il nostro bene piu' prezioso? Il nostro tempo?
Forse le piu' forunate sono ancora le donne mamme che si sacrificano per i loro figli avendo riunito in una esperienza unica e difficilmente ripetibile la condizione creatrice piu' profonda: quella di essere creatrici di materia, di forma umana e di stare legati per sempre anche a mille miglia di distanza con il filo invisibile della memoria cellulare diretta e la memoria sentimentale dell accudimento e del sacrificio.
L'uomo deve dare se stesso per procreare e la donna deve concedersi completamente.
Non ci sono sconti, ne' trattative per realizzare l'umana natura della evoluzione e della vita stessa.
Ogni altra attivita' e' una sovrastruttura al nostro piu' profondo compito, quello di dare ed allevare la vita.
Eppure siam pronti a dare la morte se la nostra vita e' in pericolo ed anzi la invochiamo spesso.
Se ognuno potesse uccidere col pensiero la razza umana forse non durerebbe che un istante.
Ma nella mancanza di vita e di capacita' creativa quella che sovrasta l umana evoluzione e' il senso di morte e devastazione che richiama le nostre attivita' quotidiane.
Voglio ricordare che l'opposto dell amore non e' l odio ma la paura.
La paura ci porta ad eliminare il prossimo sconosciuto, straniero, lontano da noi, che ci toglie il nostro cibo, il nostro lavoro, il futuro, quello dei nostri figli.
E' la prima reazione, quella immediata, quella che viene in fondo premiata da chi ha instaurato un regime mondiale di scarsita' e di controllo delle fonti produttive e delle fonti di vita: c'e' chi si sta prendendo l'acqua, i semi delle nostre piantagioni, andando molto piu' in la del feudalesimo.
Le persone che stanno scappando dalla fame sono gia' state vittima di queste potenti corporazioni che stanno togliendo la vita ed il tempo ad interi continenti.
Dove potremo mai scappare noi fra anni in cui anche qui saremo completamene spogliati della nostra capacita' di creare ed alimentare la vita?
Saremo schiavi perenni senza nessuno che puo' venirci in aiuto e senza nessun posto in cui emigrare.
Sara' finita per noi ed i nostri figli.
Possiamo mettere bombe? Fumogeni e mazze alle manifestazioni non sono che punture di zanzare fastidiose per tutti ed utili a nessuno.
Non voglio cambiare il mondo, non sono abbastanza forte e forse in fondo anche io sono un ingranaggio nel meccanismo di distruzione del futuro e della liberta'.
Ma ho un unica piccola ma indistruttibile possibilita': cambiare la mia vita.
Posso usare ogni granello di sabbia del mio preziosissimo tempo per diventare sempre piu' forte, per poter proteggere me e chi amo, per poter piantare i semi del dubbio in ognuno di noi.
Posso creare la mia opera d'arte nel tempo che mi e' concesso in prestito dalla vita ed essere debitore solo nei suoi confronti, non nei confronti di un sistema che usa la morte e la privazione come elementi del controllo della massa mondiale.
Non sono catastrofista, anzi credo fermamente nella capacita' dell uomo di andare oltre i suoi limiti,
ma bisogna combattere ogn attimo per ricordare il diritto alla vita ed all amore e alla capacita' di creare ricchezza e benessere, in ogni modo possibile ed immaginabile, sempre e comunque e fino all ultimo respiro.
Come un artista che compie la sua opera continuamente, come una febbre, senza fermarsi mai perche' il tempo non aspetta.
Ma senza sacrificare nessun attimo all amore ed alle sue espressioni piccole e grandi ma innalzandolo ad emblema della lotta per la vita mia e di chiunque creda nell uomo.

domenica 12 luglio 2015

Super cafone

A volte ci si imbatte in persone volgari e la sensazione e' sempre quella di una distanza incolmabile.
E' un peccato che si mischi l etimologia del termine con popolare, comune, grossolano.
Esso non ha nulla a che vedere con il popolo illetterato ma con quello invece che non ha rispetto per altrui dignita' e differenza.
Eppure la volgarita' e' l' unita' di espressione che viene usata e confusa per espressione di vitalita' e mancanza di conformismo delle persone disagiate, quelle che fanno del coatto romano quella figura mitologica che vuole rappresentare un qualcosa che si e' perso o forse mai avuto dai tempi di Pasolini.
Solo uno studioso, sensibile ed attento poteva trovare nella espressione sincera e nei sentimenti e passioni di persone fuori dal contesto urbano ma abbandonate dai principi contadini una qualita' di liberta' e di anticonformismo vitale.
In verita' il coatto e' vero e profondo quando non si sottrae alle sue origini e le rivendica ma diventa migliore del conformista solo quando rifiuta le trappole sociali ma assolutamente imperdonabile quando rifiuta e ghetizza chi invece segue un regolamento urbano e di educazione noiosa ma formalmente corretta.
Si puo' mangiare alla stessa tavola dei principi e dei pirati senza per questo tradire chi sta di fronte a noi nella sua espressione piu' autentica, sia che sia triviale sia che sia ricercata.
Sto usando il termine coatto con chiara desinenza romana, diciamo che in Italia una persona cosi' la definiremmo dal nord al sud: cafone.
Colui che usa modi rozzi e ha bassi ed immediate esigenze, ma non per questo defineremmo mai un animale col termine cafone.
Non c'e' bisogno di essere dei letterati o degl urbanizzati per non essere dei cafoni.
Conosco gente che vive in centro ed e' piena di opere d'arte che diventa cafone appena ti incontra, appena cioe' cerca di soverchiare la tua idea, proposta senza nessuna considerazione di una possibile differenza rispetto al micromondo della sua idea apparentemente funzionante e funzionale ai suoi bisogni.
Non dico che bisogna rispettare chiunque ed in ogni caso per una questione di principio, dico esattamente il contrario: che bisogna rispettare se stessi e le proprie origini ma incontrando qualcun altro possiamo arricchirci in mille modi indagando le sue origini e i suoi schemi mentali e per fare questo non si puo' schiacciare le scelte altrui come sbagliate solo perche' non riconosciute.
Il cafone si chiude nel suo mondo, ignora altri mondi, rifiuta altre verita', e' una pietra al collo del progresso.
Per carita' ci sono fior di letterati cafoni, chiusi nella torre d'avorio delle proprie idee e impermeabili alla crescita ed alla conoscenza.
Avete mai visto un bambino cafone? Ovunque nel mondo qualsiasi bambino abbraccia la propria madre ma spia da dietro le gonnelline l'estraneo, il diverso, lo straniero.
Non tutti nasciamo marchesi e letterati, ricchi e potenti, ma ognuno di noi nasce in un luogo con regole scritte e dette, e possiamo rispettarle, criticarle o migliorarle.
Ma tutti abbiamo l'opportunita' di recitare nella nostra vita mille situazioni nuove oppure fermarci a ripetere i nostri vizi ed i nostri limiti imponendoli a tutto il mondo per essere amati nella nostra interezza, senza fare sconti, senza cedere nemmeno un grammo della nostra umanita' in cambio di quella altrui, dell'altro.
Cosi' facendo non esiste vita ma una scena ferma e senza vita.
Eppure domattina, magari solo per un giorno, potremmo svegliarci in un mondo nuovo, magari finira' ma possiamo divertirci molto di piu' andando oltre le nostre convinzioni, oltre le convenzioni.


lunedì 6 luglio 2015

Fare a pezzi il nemico

E' una dichiarazione che spesso si fa, magari non verbalmente ma che indica chiaramente una distruzione di qualcosa e sopratutto qualcuno che non ci piace.
M fare a pezzi puo' voler dire molto di piu' di una attivita' di distruzione ma diventare una attivita' di costruzione.
Ho un amica fantastica che per raccontarmi la sua normale giornata impiega circa venti minuti di chiacchierata fitta ed emozionante.
Io invece per descrivere la mia giornata ad un amico che gia' mi conosce impiego dai cinque ai dieci secondi massimo.
Nella PNL questa attivita' e' chiamata CHUNKING ovvero una singola parte di informazione gestita dal nostro cervello e questa attivita' ce la troviamo nella memoria a breve termine e nella memoria e nella progettazione, insomma in tutte le attivita' cognitive.
Diciamo che questa attivita' e' cosi' importante che la LEGO ci ha creato un impero con i suoi mattoncini ovvero tanti piccoli blocchi fisici, invece che di informazione!
E per rifarmi ai piu' storici ed universali vangeli ricordo che con un granello di senape di fede si puo' spostare una montagna, che sembra una frase da beoti credenti e che invece ha una base esattamente matematica:
una montagna per quanto grande e' formata da granelli che si possono spostare uno alla volta....
Non basta una vita? Forse no ma di certo UNA MONTAGNA SI PUO? SPOSTARE!!
Lavoraccio terribile che spero non capiti a nessuno ma il punto e' che e' possibile.
Quindi fare a pezzi qualcosa per ricordarlo, fare a pezzi qualcosa per digerirlo, fare a pezzi qualcosa per trasportarlo, per capirlo, per ogni attivita' e' la base della nostra attivita' umana.
Quanti saranno grandi questi pezzi dipende solo da noi e dalle nostre attitutini ed abitudini anche se sembra che il nostro cervello non riesca a gestire un numero maggiore di sette informazioni contemporaneamente.
Inoltre si puo' lavorare per definire un problema specificando una domanda sempre piu' dettagliata, definendo un problema con domande sempre piu' specifiche da un grosso aiuto alla soluzione del problema: ovvero una domanda specifica e ben formulata rende immediatamente la direzione da prendere per risolvere un problema.
Invece usando l chunking up si generalizza sempre di piu' andando ad assumere dei punti di incontro sempre piu' ampi ma possibili.
Ovvero possiamo esercitarci e chiederci di fare qualcosa che non ci va: immediatamente ci verranno alla mente tutte le cose negative relative a quell attivita' moltiplicando i fattori negativi, in questo caso meglio fare una divisione sommaria, pensado a qualcosa che ci piace fare, avremo un immagine unica e una sensazione piacevole, non una lunga lista di attivita' spiacevoli o noiose.
Ovviamente se qualcosa non ci piace tenderemo a moltiplicare gli aspetti ed il processo negativo, ma di fondo manchera' la motivazione che ci puo' spingere al risultato.
Quindi se qualcosa non ci piace non facciamola a pezzi, non ci servira' a risolverla.
Ma al contrario dobbiamo fare a pezzi proprio quello che ci piace e che vorremmo ottenere.
Ecco in questo caso funziona la distruzione perche' ci dara' tutti i pezzettini di lego alla nostra attivita' che potremo unire per lo scopo prefissato.
Ma quello che non ci piace, al contrario dovremo lasciarlo intero ed anzi inserirlo in un sistema piu' grande fino ad incontrare quello che ci piace.
Una montagna si puo' spostare? si se ci credo veramente ma sopratutto se ho un motivo valido per me.
Se non ho un motivo valido non sposteremmo nemmeno un granello di senape.
E non deve essere qualcosa come salvare il mondo, diventare immortali o qualcosa del genere.
Puo' e deve essere qualcosa di materiale, stupido, inutile, in fondo qualunque cosa faremo fra qualche tempo sara' inutile a meno che non ci alleniamo.
Allenandoci potremo ampliare la nostra sfera di competenza da noi stessi alla nostra famiglia e cosi via fino al mondo intero, ma il nostro banco di prova siamo noi, il vero laboratorio alchemico.

martedì 23 giugno 2015

Nel mezzo del cammin di nostra vita...

Mi ritrovai in montagna con amici a cercare nuovi sentieri di avvicinamento al fiume...
Ovvero sapere come poter fare un percorso naturalistico sulla montagna per poi entrare direttamente e seguire il fiume nella sua discesa con la pratica del torrentismo.
Se a questo punto non sapete proprio di cosa stia parlando, vi perdono, e vi consiglio di cambiare articolo.
Per tutti gli amanti della natura e del contatto maggiore rispetto al picnic ed alla passeggiata nel giardino comunale eccoci qui.
Siam partiti per seguire dei sentieri tracciati e ci siamo ritrovati impreparati, scoraggiati e stanchi.
E mi son ricordato che questo accade spesso anche nelle cose della vita.
Eravamo baldanzosi e sicuri di noi, ridendo delle paranoie organizzative del Furio di Carlo Verdone e stavamo per pentircene in modo indelebile.
Ma stavolta la montagna e un incontro fortunato ci hanno dato una carezza alla nostra impreparazione.
L' unica cosa su cui abbiamo contato era il nostro corpo e per fortuna quello e' stato il supporto allo sforzo di dieci ore rispetto ad una passeggiata di quattro ore prevista in un luogo ben segnato e segnalato.
Non c'era un leader designato e quindi dopo quattro ore che ci trovavamo ad un altezza di 1200 metri rispetto ai 900 previsti, che avevamo ballato sui fianchi di frane potenti le nostre paure e strategie di sopravvivenza hanno iniziato a venir fuori non piu' mediate.
E quindi io ho iniziato ad assumere dei rischi non assolutamente calcolati, un altro correva in avanti alla ricerca di un segnale di riuscita dell impresa e la terza si bloccava cercando di tornare ad una posizione gia' conosciuta.
Chi aveva ragione? Chi torto? In questo caso nessuno o forse una maggiore prudenza sarebbe stata la scelta piu' ragionevole, ma la prudenza in quel contesto era decisamente in ritardo rispetto ai nostri piani di azione.
Quando abbiamo incontrato il sentiero giusto e persone esperte del luogo l effetto che ci hanno fatto era quello di salvatori della nostra esistenza, gia' dopo cosi' poco tempo.
E Mario settantaduenne esperto di montagna e delle montagne di Teramo ci ha chiesto meravigliato come mai non avessimo con noi bussola, altimetro e cartine.
In verita' io sfoggiavo un orologio supertecnologico che aveva tutte queste cose... ma non sapevo usarlo!
Rinfrancati, rilassati ed accompagnati da questi splendide persone al nostro percorso, abbiamo avuto la capacitta' di sbagliare ancora percorso e di ripetere gli stessi identici errori.
Insomma una lezione di escursionismo che per chi come noi lo ha gia' fatto decine di volte che deve diventare un punto di svolta nell approccio che abbiamo, senza sottovalutare che siccome e' solo per una giornata non abbiamo bisogno di nulla d particolare.
E quindi lampante come la stanchezza della giornata che nella vita si possono seguire segnali, si puo' avere un obiettivo, anche semplice ma senza preparazione mezzi e la giusta strategia non si va da nessuna parte: nemmeno a fare una passeggiata in montagna e non si riesce nemmeno a stare in gruppo!
Mi piace l'escursionismo: scoprire luoghi antichi ed eremi, boschi infiniti e panorami mozzafiato e cascate dove poter fare il bagno nascoste alla folla e' una attivita' che esce esce fuori dai canoni di impegni comuni ma puo' dare un senso della vita, quello delle piccole cose ma sudate e conquistate che e' sempre piu' raro.
Ma come nella vita di tutti i giorni, ogni passo da fare bisogna portare il bagaglio della preparazione o andare con qualcuno che il bagaglio gia' ce l ha.
E se comunque andare ad esplorare lo sconosciuto questo ha bisogno tantopiu' della massima organizzazione prima e durante.
O se crediamo di poter vivere secondo una nuova concezione in cui causa ed effetto non sono piu' sequenziali ma due facce della stessa medaglia allora possiamo non prepararci in modo razionale ma in modo emozionale e di stato di coscienza centrati ed allineati al mondo sconosciuto in cui stiamo entrando, come fosse una esplorazione di se'.
In ogni caso possiamo richiamare Thoreau ed il suo camminare:
"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici [...]"

mercoledì 17 giugno 2015

La storia di se

Quando fra diecimila anni un uomo del futuro scoprira' il nostro corpo o i nostri testi come li leggera'?
Cosa vedra' e capira' di noi? del nostro tempo, delle nostre scelte, dei nostri desideri?
Forse tutto forse nulla, ma vorrei che diventassimo tutti eternauti della nostra storia, tramutando il quotidiano nella leggenda della nostra vita veloce come un bagliore nel tramonto.
Spesso facciamo piani e progetti che solo un immortale puo' portare a compimento, tralasciando il sospiro di oggi, l alito di vita che ci sfiora per un attimo, ignorandolo per una allucinazione chiamata idea, principio, regola, principio, morale, legge, anzi spesso facendolo in nome e per conto di pensieri che ci sono stati ispirati all orecchio da menti insane corrompendo la nostra verginita' cosmica.
E comunque ne scegliamo alcune di idee e le portiamo con noi come fossero le nostre bandiere e ci immoliamo in esse nei lunghi anni della esistenza corretta e giusta, in attesa che anche il nostro anelito interiore possa essere innalzato ad idea e principio assoluto, come una ragione kantina o come un principio platonico.
Possiamo farlo ma solo dopo aver ripreso il nostro respiro della vita, rilassato il nostro diaframma,
ampliato la gabbia toracica come una cassa di risonanza del nostro cuore.
Ma possiamo riiniziare proprio dalla nostra storia personale ad inseguire la leggenda dell eternita' che ci sovrasta con ghigno beffardo della morte che gioca a scacchi con noi, una morte alla fine liberatora della nostra chance di eternita' durata un eternita' solo nei pochi attimi in cui le emozioni sono sgorgate spontanee e senza rabbia dell ego ma come espressione della mancanza del pensiero e della volonta'.
Usare i sensi dimenticando il grande regista e lasciarli alle energie della vita senza timore in un sonno senza sogni, nella mente ferma dei meditatori felici.
Esprimendo come nella danza universale di Shiva le cinque energie che ci sono nel mondo e che regolano anche le nostre azioni:
la creazione, la conservazione, la distruzione, l occultamento e l'accettazione.
Quando iniziamo a fluire con il mondo dimenticando noi stessi, ovvero ricordando noi stessi come entita' che fa parte di un altra entita allora l eternita' della nostra azione si fissa nelle nostre cellule, riscrivendo il nostro corpo, la nostra memoria e la nostra storia.
Possiamo immaginarla e scriverla ma solo con le emozioni possiamo veramente scrivere una nuova storia.
Spesso confondiamo quello che siamo parlando di quello che ci e' accaduto e delle conseguenze, dimenticando che ogni accadimento e' una interpretazone che noi abbiamo scelto di dare, e richiamando alla memoria quel fatto legato a quella interpretazione ci da la nostra storia e sembra sia ineluttabilmente cosi'.
Ovviamente non lo e', possiamo scrivere una nuova storia, richiamando vivendo a fondo nuove passioni ed emozioni e se vissute con la mente libera possiamo finalmente scrivere una stora con un finale diverso.
Possiamo farlo adesso e dobbamo rifarlo migliaia di volte, ricordando a quante volte ci siamo sussurati la vecchia storia, coccolandoci nella comprensione e nell autocompatimento.
Forse non c'e' bisogno di farlo tutto sommato ma puo' essere un gioco potente come un terremoto che puo' scuotere le nostre fondamenta e verificare se sono deboli o forti.
Da oggi associamo una nuova emozione, cantiamo quando siamo spaventati, sorridiamo quando samo arrabbiati, liberamoci dalle catene delle nostre emozioni richiamate per abitudine e non per reale espressione.



domenica 31 maggio 2015

Ego contro ego

E' lo scontro classico che succede in ogni relazione umana.
Si nasconde dietro una lotta di potere, di sesso, di riconoscimento ma in fondo siamo sempre li nella lotta della vita in cui qualcuno vuole sopraffare qualcun altro: facendosi rispettare, amare, considerare, seguire.
O chi ha deciso di essere il piu' debole del rapporto seguendo, amando, rispettando chi abbiamo deciso noi.
A volte ci ritroviamo in rapporti la cui origine e' sconosciuta ma che il fine invece e' cristallino al nostro desiderio: quello di piacere e di essere giudicati bene in merito ad una scala di valori che sono socialmente e moralmente condivisi.
Eppure se guardiamo la natura tutto questo e' nella norma, c'e' sempre una lotta di predominio per la femmina, per il branco, per il cibo, quindi vergognarsene, nasconderlo o metterlo fra le cattive azioni e' un atto di rinuncia ai nostri istinti piu' profondi.
E senza le nostre profondita' non esiste un essere completo.
Il mare che vediamo dalla terra e' solo una superficie che contiene profondita' biue e popolate di esseri sconosciuti, come il nostro io.
E cosa e' un leader alla fine se non colui che segue interamente ed integralmente il suo essere piu' profondo facendolo trasparire in ogni azione e contesto?
Si leader si nasce ma lo si e' ogni volta che rappresentiamo la bandiera dei nostri desideri piu' profondi allora si, la nostra voce, la nostra postura, il nostro mondo cambia per aiutarci ad esprimerci nel modo piu' opportuno il nostro io, che non sono i nostri desideri, non sono i nostri capricci, ma sono le nostre volonta', la nostra storia, il nostro messaggio.
E il vip diventa colui il cui messaggio piace a molte persone,
La cui presenza e' richiesta come un toccasana per le insicurezze dei molti, per le zone di ombre che ognuno di noi rifiuta cercando il sole altrui e dimenticando che ognuno di noi porta la luce della passione in alcuni campi, in alcune questioni, in alcuni momenti.
E allora ricerchiamo il nostro scontro con gli altri, per scontrarci dobbiamo sempre prima incontrarci e poi in un modo o nell altro trovare la nostra posizione: di leader o di gregario,
Viviamo in un epoca di individualismo e di socializzazione virtuale senza precedenti.
Quello che decidiamo sia giusto o sbagliato oggi saranno le regole del futuro e dei nostri figli.
Cerchiamo di riprendere il nostro potere decisionale e di affermazione, sara' comunque una lotta che sara' giocata con strumenti che noi conosciuamo ancora poco ma che sono potenti ed a nostra disposizione per crescere come un bosco di consapevolezza diffusa.
Non ci sara' da valutare chi ha ragione e chi ha torto ma di prendere la nostra nicchia di consapevolezza e portarla avanti, nonostante tutto e tutti, come una follia personale che sfida le istituzioni e che sfida le regole
Ma non dobbiamo sfidare gli altri, dobbiamo sfidare le nostre idee, i nostri pensieri, le nostre credenze e metterle alla prova nel gioco della vita.
Gli altri rappresenteranno il nostro mondo e se li sfidiamo stiamo sfidando il mondo a darci ragione o torno ma sopratutto ad identificare la nostra posizione di leader o di gregari e sopratutto dove siamo leader e dove non lo siamo, in una nuova realta' di indivuduazione dell individuo.

domenica 17 maggio 2015

Disobbedienza civile

E' il titolo di un testo di un autore americano che ha ispirato Gandhi e Martin Luther King.
Possiamo disobbedire a leggi fatte da altri uomini come noi, anzi la questione e' che dobbiamo disobbedire quando queste leggi violano i principi di integrita' e di moralita' personale.
Altrimenti che differenza ci sarebbe fra ubbidire ad una legge ingiusta e che crea dolore ed ubbidire ad una legge nazista orribile e disumana?
E' sempre una nostra possibilita' di fare questa scelta e certo ne pagheremo le conseguenze.
Lo stesso Henry David Thoreau che si rifiuto' di pagare le tasse perche' destinate ad opere ingiuste come ad esempio la schiavitu' ed all invasione del Messico fu imprigionato e scarcerato solo quando qualcun altro pago' il suo debito.
Ma ubbidendo a leggi ingiuste ed ingrate si hanno effetti non immediati anche peggiori che bisogna tenere in considerazione.
Non ci si puo' rimettere alla maggioranza aspettando che altri la pensino come noi.
Bisogna agire secondo propria coscienza o scegliere di non farlo ma ricordandolo poi quando la nostra vita' si pieghera' al potere indifferente ai dolori delle persone.
Non voglio entrare nel merito dell anarchia e della validita' dello stato od il suo annullamento.
Ma senza scampo dobbiamo prendere atto che la funzione dello stato in questo momento e' di difficile condivisione.
Spesso lo stato e' stato visto come un freno all economia da parte dei liberisti o quindi come un paladino della classe piu' povera ed indigente, come una protezione per i diritti dei piu' poveri ed emarginati.
Ma adesso che i piu' poveri ed emarginati sono diventati gli sbarcati dai gommoni ecco che lo stato diventa un dissipatore di ricchezze ed un ingrato verso i suoi figli primogeniti: gli italiani.
Possiamo tirare la giacchetta al primo ministro di turno ma comunque gli interessi sono spesso in conflitto e comunque una garanzia per tutti non sara' mai rispettata da un ente che annulla l'individuo.
E allora sicuramente bisogna di nuovo formare un nuovo cittadino, di formare una nuova societa', una nuova forma di associazione fra gli individui ma per fare questo bisogna dichiarare ad alta voce che qualcosa qui non va, ed e' sicuramente difficile trovare la soluzione, ma lo stato autonomo dall individuo e dalla liberta' personale non serve a nulla.
E purtroppo ritirarsi in se stessi, lasciando fuori dalla nostra vita lo stato e le sue pretese e' impossibile:
siamo costretti a scegliere di dissobedire invece di nasconderci.
Gli anarchici scelgono la propaganda e la lotta continua contro il capitalismo e il governo che sono gli strumenti per il controllo di pochi nei confronti dei molti.
Ma chi sceglierebbe una lotta con dolore sicuro in nome di un benessere mai conosciuto? Solo i piu' disperati ed i piu' emarginati non riuscendo mai a ribaltare la forza del potere economico.
Serve invece una nuova classe che conosca gli strumenti economici, che possa agire trasversalmente da fuori il governo a dentro il governo, da fuori della produttivia' economica al cuore della produzione.
Bisogna che la classe operaia si modelli ad una nuova creazione di ricchezza materiale che non sia soggetta alle regole dello sfruttamento ma che abbia la capacita' di trattare il proprio potere, ma un potere nuovo che non sia di forza fisica o materiale, ma un potere di idee di maggior equilibrio naturale fra le parti.
Per poter formare una forza di trattativa serve che sia formata una legione di uomini che non sia arrabbiata e forte solo nel togliere ma diventi paladina della distribuzione della ricchezza in ogni atto fin da subito.