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lunedì 29 settembre 2014

Testardo come un dinosauro

I dinosauri non so se avessero la testa dura, ma spesso avevano sicuramente la pelle dura.
Eppure non ce l'hanno fatta: in un'ora un giorno o in un tempo breve sono finiti, scomparsi, kaput!
E quindi a volte vorrei ricordare a me e a chi vorrebbe trovare la porta del paradiso di non confondere la volonta' con la testardaggine.
E' vero: spesso lo scopriamo solo dopo molto tempo che quello per cui abbiamo lottato e sperato tanto in verita' era una fissazione e non invece un reale esercizio di volonta'.
Ma direi che di fondo posso definire che quello che riguarda noi stessi e' degno di ogni sforzo assoluto ed eterno, ma appena qualcosa esce dal nostro corpo e diventa una volonta' che riguarda il mondo, gli altri e qualsiasi altra cosa essa diventa una ossessione bella e buona, senza nessuna giustificazione.
Ma come e la immaginazione creativa? e il pensiero positivo? e la gestione delle relazioni? La pietra filosofale? Tutte cazzate? Certo tutte cazzate nell istante stesso in cui vogliamo modellare qualcosa di cui non abbiamo la forza ma sopratutto e spesso non abbiamo la capacita': gli altri ed il mondo.
O meglio possiamo sforzarci ed impegnarci ad organizzare e decidere la nostra relazione con il mondo fuori di noi ma sapendo che il risultato non sara' basato sulla nostra bravura a manipolare il mondo.
Confondiamo le nostre mani, che sono vitali per la nostra sopravvivenza con la capacita' di gestire l'energia del mondo;
si perche' e' solo una questione di energia e questa non puo' che venire da un profondo equilibrio del nostro mondo.
Se tempeste ormonali, emozionali, malattie e paure assorbono il nostro mondo interno come facciamo a specchiarlo nel mondo esterno? Ovvero come possiamo avere l'energia sufficiente ad emanare il nostro mondo nel mondo intorno?
Si certo siamo tutti collegati e la mia emanazione e' gia' in atto con la tua emanazione ma queste creano un nuovo mondo che e' una risultanza della maggioranza e dei piu' forti.
Un atomo e' stato concettualizzato come un nucleo con degli elettroni che gravitano intorno con orbite ellittiche: ogni elettrone si muove ma viene mantenuto nel suo stato dalla forza del nucleo a meno che non vi sia una collisione con un altro elettrone o nel caso della bomba atomica appunto quando si scontrano due nuclei di atomo si crea una potenza enorme.
Da qualche tempo e' stata cambiata la rappresentazione dell atomo: non piu' elettroni in orbite ellittiche ma in una nuvola intorno al nucleo, perche' si e' scoperto che non si puo' sapere in quale punto esatto si trovi l'elettrone.
E quindi anche noi siamo in uno spazio probabile ma difficile da individuare, che chiunque indicandoci con il gesto stesso di indicarci e di suggerirci una posizione la sposta immediatamente in un nuovo punto indefinibile oggettivamente.
Possiamo immaginare cioe' come sara' il nostro mondo ma non possiamo definire con certezza quello che succedera' e quello che vogliamo.
Possiamo solo esercitare un energia molto grande per ampliare il nostro nucleo ed unirci con altri nuclei e nell attimo stesso dell unione cambiare per sempre il nostro stato in uno nuovo ed indefinibile, forse immaginabile ma non prevedendolo.
Ogni previsione, ogni obiettivo, ogni desiderio e' una manipolazione della realta' che in verita' non rimane che una manipolazione masturbativa del nostro io.
Un grandioso atto di onanismo che non crea vita, non crea nulla se non strati di cellule eccitare e di atomi che vibrano solitari nel cosmo.
Non c'e' bisogno di cambiare la realta' ma c'e' bisogno dell azione che porta il nostro segno distintivo ed in ogni azione un atto di potenza e di energia che richiama il mondo intorno al nostro nucleo senza distruggerlo o modificarlo ma tendendo la mano aprendo il pugno minaccioso alla carezza della bellezza della vita in se e per se' prima e a priori dei nostri desideri e se proprio siamo decisi per qualcosa usare la bellezza della vita come la carta per un regalo che vogliamo fare e farci scartandola lentamente e costantemente.
Non usiamo l'alibi dei nostri sogni per distruggere gli altri, seguiamo i nostri sogni nelle nostre azioni senza distruggere gli altri, anzi aiutandoli a venir fuori come fiori delicatissimi.
Perche' possiamo fare la fine dei dinosauri in ogni istante e tanto vale ricordarlo...

domenica 21 settembre 2014

Piu' realista del Re

"Il termine realtà deriva dal latino res con affininità al sanscrito rāḥ «possesso, bene, ricchezza»[1], ovvero un oggetto materiale..." dice Wikipedia e dice molto altro, conviene farci un giro.
Ma di fondo il tema della realta' e' dibatutto da secoli per specificare quale sia e quale non sia, in fondo una definizione che e a me' piace' e' "quella cosa in cui la nostra volonta' non ha potere".
Ecco forse perche' ci piacciono i buddisti, in fondo ci avvisano che la realta' e' una illusione da cui possiamo liberarci, anzi che liberandocene raggiugiamo il nirvana.
Per noi occidentali e' forse piu' difficile liberarci dalla realta', anzi per meglio identificare realta' la sostituisco con il quotidiano che fa la profonda differenza con i nostri ideali e pensieri che spesso e volentieri sono distanti dalla... realta' e dal quotidiano.
Una frattura che sembra insanabile e spesso dolorosa.
I nostri sogni, i nostri ideali, la nostra volonta' si infrange senza sosta come un'onda sulla spiaggia, avanzando a volte ma inesorabilmente tornando indietro in un incontro e scontro che a seconda della nostra energia e' piu' o meno veemente.
Questo produce in effetti uno scollamento fra noi e la realta', spesso con il quotidiano; lo viviamo come una esigenza materiale a cui non possiamo sottrarci e di cui il dolore e' necessita'.
Io invece mi reputo una persona che ha imparato ad abbracciare la realta' con tutti i suoi spigoli.
Non spieghero' il mio punto di vista ma sollecito riflessioni a me e a chi ha la pazienza di seguirmi.
Nella filosofia del costruttivismo prendo questo estratto di Wikipedia:
"La vita è un processo cognitivo: vivere significa conoscere e conoscere significa vivere. È attraverso il processo cognitivo, che nasce dall’esperienza individuale, che ogni essere vivente genera il proprio mondo. L’esperienza vissuta è il punto di partenza di ogni conoscenza e l’uomo compie le proprie esperienze attraverso il proprio corpo avente struttura determinata. Soggetti diversi rispondono in maniera diversa ad uno stesso stimolo e la risposta sarà determinata dal modo in cui l’osservatore è strutturato. ".
Con questo gia' si apre un bello spiraglio no? Cioe' se la realta' influenza me, io posso interagire con me stesso come fa la realta' per creare un nuovo ed inatteso risultato.
Certo in fondo non possiamo cambiare la cose, perche' cosi' va il mondo.. ma chi te lo fa fare.. etc.
Ma infatti il primo passo non e' cambiare la realta' ma il mio rapporto con essa.
Nei sogni ed in viaggio i nostri occhi si aprono, il nostro repiro e' piu'intenso, le nostre emozioni sono piu' vivide ed allora perche' non vivere il nostro quotidiano come un sogno?
Siamo sicuri che le stesse persone che incontriamo, le stesse cose che vediamo non possano mutare al mutare del nostro comportamento?
In fondo quando viaggiamo nelle altre dimensioni usiamo tutto il nostro essere e siamo presenti come forse mai nella realta'.
Anzi quanti chilometri di auto e quante ore di lavoro svolgiamo con la nostra mente persa nei nostri ideali e nei nostri sogni? E questo che tipo di rapporto ci crea con il quotidiano?
Possiamo omologarci e conformarci certo ma non per questo dobbiamo rinunciare a noi alle nostre idee, alle nostre passioni.
Giochiamo al realismo magico, torniamo alla fiaba della nostra esistenza, guardiamo con profondita ed ascoltiamo con tutti i sensi ed i sentimenti troveremo nuove dimensioni e nuove porte per i multiversi del nostro presunto uni-verso.

« L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. » (Italo Calvino, Le città invisibili, 1972)

mercoledì 17 settembre 2014

Riders on the storm

Cavalieri nella tempesta canta Jim Morrison e forse lo siamo un po' tutti sempre piu' spesso.
Cerchiamo il nostro angolo di paradiso, di tranquillita' e invece sbattiamo su tutti gli angoli della vita.
Incespichiamo con le parole con chi viviamo innalzando barriere di incomprensione in cui ognuno aspetta che l'altro si tuffi ma ritirandoci poi in un isolamento da vittima incompresa o da carneficie giustificato da mille e piu' motivi.
Se manca la spinta emotiva costruire e ricostruire la relazione diventa un lavoro enorme, come tenere un giardino pulito e curato da tutte le erbacce delle litigate e discussioni che lentamente ma inesorabilmente rovinano il prato se con la stessa vemenza non ci mettiamo a ripulirlo e curarlo con attenzione.
Perche' e' come nelle altre cose di tutti i giorni: arriviamo con il fiato corto e l orologio impazzito del tempo insufficiente alle nostre cose; ma possono davvero i nostri impegni essere maggiori del nostro tempo? E da dove la prendiamo questa insolenza di essere migliori di noi stessi?
E' davvero singolare non avere coscienza del nostro preziosissimo e finito tempo fisico.
E quindi la tempesta dei problemi continua a sfiancarci da ogni parte, spesso aumentando di intensita' fino allo svenimento dell' anima ed alla malattia che urla come una sirena.
Un equilibrio che manteniamo nel quotidiano che divora la nostra carne, gia' inquinata e bombardata come credo mai nella storia.
Una spazzatura che ci ritorna in ogni modo dentro, quanto piu' cerchiamo di allontarla dal nostro quartiere, tanto piu' la ritroviamo nel nostro cibo e quindi nel nostro organismo.
Tempesta di relazioni, tempesta di situazioni, tempeste di problemi, tempeste di inquinamento.
Dove troveremo la nostra quiete dopo la tempesta?
Forse le tempeste non finiranno mai.
Possiamo imparare a respirare i problemi ed a ballare con le nostre paure, possiamo schernire ai nostri problemi ricordando che sicuramente un giorno finiranno, ma quel giorno che corrisponde alla nostra morte puo' diventare oggi.
Perche' la tempesta diventa la nostra vita essa stessa.
Smettendola di cercare un domani inesistente, letto in qualche libro, sognato in qualche incubo.
Il domani sara' la copia esatta del nostro oggi: non c'e' futuro.
Se saremo veramente bravi a risolvere i problemi ce ne cadranno addosso di nuovi e di piu' giganteschi, in una danza infinita nella tempesta.
Basta cercare il porto sicuro del benessere e della stoppacciosa serenita'; meglio muoversi nella tempesta di tutti i giorni andando avanti senza mollare maifinche' non ci inghiottira' l'onda gigantesca della tempesa perfetta.


lunedì 1 settembre 2014

Il prossimo medioevo

Ho comprato la raccolta del medioevo di Umberto Eco per scoprire nei secoli bui la luce che sta venendo fuori delle grandezze di quel periodo conosciuto pero' come l'epoca dei secoli bui.
E spero di trovare belle notizie perche' anche se sono a volte ottimista credo che stiamo imboccando un nuovo medioevo.
Credo che dopo qualche anno di speranza in un mondo migliore, che ci hanno propinato mentre si spartivano il potere i grandi gruppi di potere, adesso il velo sta cadendo, la favola e' finita e bisogna immaginare che tutto cambiera' nonostante noi e i nostri ideali.
Se non avessi timore che andiamo verso un mondo peggiore, sarei quasi curioso di quello che sara'.
Ma nonostante i secoli dell illuminismo, dei diritti, dei principi dell'uomo, della democrazia stiamo di nuovo in mano a qualcosa di cui non abbiamo nessun controllo; ammesso che lo abbiamo mai avuto.
Nel mondo antico i sacerdoti avevano il potere di richiamare ed abbonire gli dei divini per dare cibo e salvezza alla popolazione, nei secoli scorsi, i sacerdoti avevano il potere di garantirci una vita immortale in paradiso invece che all inferno.
Ed ora abbiamo dei nuovi sacerdoti che sono la finanza e la tecnologia.
Un mondo governato dai soldi in cui i soldi sono indipendenti dal lavoro, dalla produzione, che girano vorticosi in sistemi finanziari sofisticati ed alieni.
Una tecnologia che da assistente di vita diventa grimaldello delle aziende per penetrare nei nostri vizi, nei nostri pensieri, per esaudire ogni nostro desiderio e stimolare quelli che ancora non ci sono venuti.
Una tecnlogia che non si ripara, che non ha piu' nulla di umano, che si sfiora con un dito ma solo finche' funziona, ma se non funziona, non esiste piu', si butta e si compra una nuova.
Come un automobile dal cofano chiuso in cui giriamo la chiave e parte ma che se si ferma non possiamo far nulla.
Come una malattia che se ci prende andiamo dal sacerdote della medicina che ci da una pillola veloce che risolve, che guarisce.
Tutto senza pensieri, tutto senza domande, tutto senza ricerca, desiderio e soddisfazione, ambizione e competizione, digitale ed analogico.
Interconnessi con i nostri compagni di scuola e lontani dai nostri vicini di casa.
Attenti all immagine ed immuni al contenuto.
Stiamo perdendo i meccanismi, i funzionamenti, non li chiediamo, non li cerchiamo, combattiamo per l effetto senza preoccuparci della causa.
Abbiamo passato i secoli bui della credenza religiosa, abbiamo passato i secoli del progresso e adesso siamo di nuovo al punto di inizio: ignavi del mondo reale, sfuggenti dal mondo interiore, insofferenti ai perche' e concentrati sul fine ultimo, come topi in un labirinto a cercare l'uscita.
Dove le nostre pareti sono della normalita', del conformismo per il terrore ultimo della solitudine, terrore ampliato dal nostro equilibrio senza centro, rotolante sul quotidiano, fino alla fine.