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domenica 30 novembre 2014

Here's to you, Nicola and Bart

Morire per mano dello stato assassino.
Succedeva quasi cento anni fa in america e succede oggi in una questura di Roma ad un ragazzo qualsiasi.
Se uno stato, una istituzione, una invenzione dell uomo diventa qualcosa che assume il diritto di uccidere e' come idolatrare un Dio sanguinario.
E' una barbaria al di sopra di ogni barbaria storica perche' perpretata in nome della giustizia e delle regole.
L' anarchia e' diventata una utopia e accettiamo di buon grado che qualcuno ci governi e ci dia le regole in virtu' di un bene comune alquanto immaginario rispetto ad un comportamento violento.
Attenzione vorrei portare alla attenzione di tutti che le liberta' e le regole non sono sempre state esercitate sullo stesso piano e per tutti.
Il nostro caro capitalismo ha dato una grande liberta' alle aziende di generare il profitto e ovviamente l'aumento del profitto ha portato aumento del potere di sopravvivenza delle stesse.
E' elementare ed e' scontato che nel capitalismo le aziende siano libere di esercitare il loro oggetto sociale se questo non arreca danno. Eppure le multinazionali hanno sempre piu' esercitato pressioni ed azioni contrarie al principio della liberta' e del danno in nome del profitto.
A volte sono state condannate, ma di fondo e' accettato un atteggiamento che comporti un legittimo uso di ogni risorsa per potere aumentare il proprio profitto.
E vabbe' e cosi' sia.
Pero' e' alquanto singolare che la stessa liberta' non venga data all essere umano, cioe' a coloro che creano aziende.
Gli esseri umani sono ormai imprigionati in una fitta rete di doveri e di vincoli da cui non si e' avuto nessun beneficio.
L' umanita' non ha avuto nessuno sviluppo prodigioso come lha avuto la scienza e la tecnologia, che sono gli strumenti base delle aziende per aumentare il loro profitto.
Anzi.
Rispetto ad una migliore condizione di salute data sopratutto e solo da una maggiore igiene e non gia' da condizioni di vita migliori null'altro e' sostanzialmente migliorato.
Stessi affanni e stesse melanconie di centinaia e centinaia di generazioni.
Una scala gerarchica ben stabilita in cui la situazione sociale rimane sostanzialmente legata alla nascita, come ai quarti di nobilta' medioevali.
Ci dicono che non siamo in grado di governarci senza poteri esterni alla nostra volonta'.
Ci dicono che l'ordine e la disciplina sono per la salvezza della societa'.
E certo il dubbio che non siamo capaci di governarci ci viene forte quando assistiamo a quello che avviene sugli spalti degli stadi italiani, quando partecipiamo a infuocate riunioni di condominio.
Ma e' ovvio che una qualita' mai esercitata non puo' svilupparsi autonomamente.
Come insegna la storia dell evoluzione, le qualita' che vengono usate e risultano vincenti nella guerra di specie vengono mantenute ed evolute generazione dopo generazione.
E ci troviamo qui ometti ed omuncoli spaventati dal potere che in teoria deve rispondere alle nostre esigenze.
Possiamo abbattere il potere costituito solo da un assunzione di responabilita' civile, civile nel senso piu' etimologico del termine di colto e gentile contrapposto al barbaro che usa il potere a sua discrezione.
E' tempo di battaglie epiche e possiamo farlo oggi stesso, combattendo nel campo di battaglia piu' importante di tutti: la nostra esistenza quotidiana.
Le nostre relazioni, i nostri vicini di scrivania e di casa.
Possiamo scegliere la strada del confronto in cui si innesca una relazione di potere appunto, in cui si esercita il proprio potere o pretendiamo che venga riconosciuto.
Oppure possiamo scegliere la strada della comunione e della gentilezza.
Ormai le questioni personali possono essere affrontate solo con il potere o personale o delle leggi e cosi' facendo perdiamo ogni rapporto umano, quello profondo che fa di noi degli animali straordinari quando trovano la strada della cooperazione, del riconoscimento del vicino, come parte di noi.
Il potere e' un' arma, averlo, esercitarlo, richiamarlo porta inevitabilmente al conflitto.
Ma se deve essere conflitto spostiamo completamente nel nostro comportamento e sconfiggiamo la voglia di potere e di prevaricazione, per una volta soltanto, per qualcosa di poco importante.
Alleniamo il nostro essere all unione reale senza bisogno di leggi e di istituzioni ormai vetrificate e pericolose.
Liberiamoci dei nostri assassini, abbracciando l'assassino che e' in noi ogni istante e che possa andare a dormire senza ulteriore scopo nell esistenza.
Indagini su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto

domenica 23 novembre 2014

Informati e deformati

Un uomo deforme e' generalmente oggetto di imbarazzo e repulsione, tutto cio' che non e' normale viene normalmente rifiutato dalla maggioranza delle persone.
E molto spesso accettiamo quello che e' normale nonostante tutto.
Quindi per far accettare qualcosa dalla maggioranza delle persone basta che diventi normalita' , che sia di uso comune, che venga proposto ed indicato come una via corretta per la propria esistenza.
Si diventa quindi cittadini, credenti, lavoratori senza una reale nuova possibilita' di esistenza.
Anzi anche l'arte e' diventata arte di fare affari ed i migliori artisti sono identificati solo dal prezzo delle loro opere; che poi il prezzo sia dato dalla casa d'aste o dalla galleria, che importa.
Ogni ricchissimo della terra puo' avere un'opera unica dell ingegno umano chiamata arte ma mercificata nel maggiore e piu' definitivo dei modi.
Vengono curati tutti coloro che hanno con la realta' una relazione fuori dal normale.
Vengono imprigionati coloro che non rispettano le regole.
Vengono allontanati tutti coloro che bestemmiano idolatrie.
Vengono impoveriti tutti coloro che cercano una nuova strada sociale.
Insomma meccanismi di potere, meccanismi di controllo dell elite mondiale sono in piena attivita'.
Non si tratta di complottismo ma del piu' elementare meccanismo di sopravvivenza organizzato in modo sapiente da gruppi che agiscono anche in buona fede.
Se tu e 4 amici al bar diventaste domattina presidente della repubblica chi nominereste come ministri?
Sicuramente cercheresti luminari e professionisti ma un bel po' di vostri amici verrebbero con voi.
Quindi che male c'e' che una trentina di supericconi si incontri per decidere come mantere il potere ed anzi non fare in modo che qualche insano comunista o anarchico crei un movimento di massa che possa spostare la produzione, fermarla, bloccarla, cambiarla?
La fabbrica del consenso di Noam Chomsky dice cose che abbiamo visto in decine di film, anzi ci meraviglieremmo che non fosse cosi'.
Ci scandalizziamo di fronte a furti di regime, a prepotenze di lobby farmaceutiche e ci indigniamo quando non vengono rispettati i diritti elementari ma iniziamo ad accettare purtroppo che il potere eserciti la sua sopravvivenza ed e' ormai chiaro che la sua capacita' di sopravivvere non corrisponde piu' al nostro benessere, anzi un eccessivo benessere sviluppa un pericolo senso critico che non e' funzionale alle iniziative dei pochi.
Eppure cerchiamo ancora di difendere il nostro orticello mentre all orizzonte si sta avvicinando una tempesta mostruosa che spazzera' ogni nostra certezza civile.
Corriamo a nascondere i nostri gioielli ed a cercare di passare invisibili ai problemi di una societa' che sta mostrando il suo volto machiavellico di averci protetto a nostre spese e non gia' come un mandato avuto ma con un debito che adesso ci viene chiesto di pagare, ma di pagare a chi?? Una volta lo stato eravamo noi e la ricchezza era di tutti, adesso, improvvisamente lo stato e' pieno di debiti ed invece questi non sono piu' i nostri ma di qualcun altro! Ma chi cazzo si mette in tasca questi soldi di schiavitu' moderna?????
E' un momento ancora piu' pericoloso perche' l informazione che e' nel pieno controllo del potere lascia passare le minacce in corso ma senza un reale pathos di risveglio delle coscienze, anzi e' un lavaggio del cervello per una accettazione di uno stato di cose prossimo ed inevitabile.
Anche io non faro', forse, la rivoluzione finche' riusciro' ad evitare grossi problemi ma anche io sto difendendo l orto da una tempesta tremenda.
Ci stiamo deformando ad una realta' peggiore, lontana da quella dei nostri sogni, dei nostri ideali.
Ad oggi non possiamo nascere senza essere censiti, non possiamo morire per nostra scelta, non possiamo essere seppeliti dove vogliamo, non possiamo amare chi vogliamo ed essere accettati, non possiamo evitare di lavorare, non possiamo evitare di essere allacciati alla corrente elettrica anche se possiamo generarla autonomamente, dobbiamo pagare per il suolo in cui viviamo, per l'acqua, per la spazzatura, per ogni nostro gesto. E crediamo che questo sia giusto... siamo informati o deformati?

martedì 11 novembre 2014

Rimetti a noi i nostri debiti

Cosi' come noi li rimettiamo ai nostri debitori ed ai nostri genitori.
Cresciamo con mille ferite della vita che lacerano sempre lo stesso punto in cui una volta da bambini i nostri genitori hanno fatto qualcosa che ci ha condizionato tutta la vita.
Perdoniamo i nostri genitori perche' essi sbagliano ma non sanno cosa fanno.
Follia delirante e' riconoscere le nostre colpe dai nostri genitori.
Noi abbiamo un debito con loro e negarlo o ribaltarlo come un nostro debito e' solo una macchinazione mentale, una manipolazione della realta' che da l'ombra al nostro io e quindi sua consistenza.
Abbiamo amato o odiato i nostri genitori in modo prevalente in base alle loro manchevolezze di esseri umani ma adesso richiamando la loro colpa stiamo trasmettendo a loro i nostri limiti.
Rimettiamo anche il debito della vita, dell' esempio incompleto, del punto di vista diverso e col quale opporsi o crescere insieme, rimettiamo l'atto di amore, di una scarica energetica che ha dato il via al nostro sistema personale che difendiamo con tanto orgoglio.
Ma siamo qualcosa di piu' della somma di tutte le parti che ci hanno creato ed e' questo il nostro debito.
E se vogliamo accusare i nostri genitori delle nostre manchevolezze facciamolo pure ma cosi' facendo rinneghiamo il nostro percorso di crescita, perche' per diventare adulti dobbiamo essere stati figli.
Possiamo essere stati orfani ma in quel caso siamo stati figli di qualcuno o qualche organizzazione.
Siamo cresciuti nella misura in cui abbiamo accettato il nostro ruolo di figli.
Abbiamo ucciso e scopato i nostri genitori mille volte, erano il nostro metro della vita misteriosa che germogliava in un mondo intorno a noi sempre piu' complesso come quello interiore.
Abbiamo riconosciuto il dolore e la sofferenza e la vogliamo allontanare da noi come parte sbagliata ed inutile eppure e' proprio dagli escrementi che nasce la nuova vita.
Se vogliamo eliminare una parte di noi dobbiamo eliminare anche l'altra parte, quella sana.
Perche' se eliminiamo una parte senza averne capito la completezza essa si presentera' ancora.
Possiamo essere sicuri il giorno del nostro matrimonio o con il primo milione di dollari ma dura una folata di vento. Non saremo mai sicuri come il lupo della steppa che vaga affamato ma senza insicurezze.
Cerchiamo il nostro equilibrio buttando le nostre zavorre e ritrovandoci poi nel nulla idealizzato o in un manierismo copiato da qualche spot pubblicitario.
Salutiamo i nostri genitori, sono un terreno su cui siamo germogliati a cui apparteniamo in ogni caso, ma non possiamo mai abbandonarlo, essi sono in noi, il dolore del nostro rapporto con loro diventa il dolore del nostro rapporto con noi stessi.
Siamo perennemente affamati di amore senza per questo avere la sensibilita' di riconoscerlo, senza avere l ardore di apprezzarlo, senza avere i mezzi per sentirsi innamorati ogni giorno della vita stessa.
Siamo affamati perche' cerchiamo la luce continuando ad avere gli occhi chiusi.
E quindi cancelliamo i momenti belli e incorniciamo le tragedie e queste diventano significative del nostro io e noi diventiamo significativi nella sfiga e nella lotta alla sfiga.
Disegnamo l'amore che per un attimo i nostri genitori hanno avuto per dare il via alla nostra vita.
Annusiamo i momenti di serenita' casalinga di una domenica pomeriggio un po' noiosa.
Assaporiamo le immagini eroiche dei nostri genitori.
Possiamo diventare noi i genitori di noi stessi ma prima abbiamo il compito piu' difficile: quello di essere figli di se stessi, di accettare il cordone che ci lega al passato familiare, di seccarlo e portarlo con noi come portafortuna.
Le regole assurde, le feste noiose, i parenti viscidi, i fratelli prepotenti, i padri assenti, le madri soffocanti sono tutti i personaggi del nostro mondo che hanno forgiato la materia chiamata Io.
Ringraziamo questi autori sgraziati e continuiamo l'opera ma solo dopo averla veramente ammirata come opera darte della vita dell uomo e della natura.
Figli di una energia di vita, di essere umani, di una natura inarrestabile.
Finalmente liberi di accettare gli insegnamenti senza bisogno di capricci per esprimere qualcosa di nuovo.
Ma assaporando la tradizione e spiando per il tradimento. Figli che crescono hanno una tradizione da tradire ma prima devono riconoscerla come facente parte di loro e non solo del mondo esterno ma del loro universo.
In nome del padre del figlio e dello spirito santo, amen.