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giovedì 31 marzo 2016

L'ossessione

E' quando la tua testa diventa a punta e si incastra in un triangolo di pensieri da cui non riesce piu' ad uscire.
Sopratutto l'ossessione diventa dirompente quando si cerca di veicolarla, trasformarla, controllarla, allora e' come soffiare su un fuoco per spegnerlo: questo si impenna e divampa piu' forte perche' nulla si puo' contro il potere dell'ossessione.
Il pensiero che sbatte come una mosca sul vetro ripetutamente senza tregua per minuti, ore, giorni.
Non conosco la cura e di sicuro in rete ci sono milioni di pagine di esperti. Parlo da ossessionato da pensieri ricorrenti, striscianti nel quotidiano e che piano piano assorbono come virus tutte le energie, perche' l'ossessione non viene placata.
Quello che cerchero' di fare e' di prendere lo spazio intorno alla mia ossessione, di allargare i confini immaginari del pensiero e di lasciar respirare e placare la mia mente.
E' difficile: rimane come un piccolo fastidio, che prima era opprimente, ma che adesso e' li ed inizia ad essere quasi piacevole. Credo che il problema piu' grande dell'ossessione e' la perdita di energia mentale e la presenza continua di questo dolore che diventa piacevole come dopo essersi schiacciati un afta sulle gengive ed assaporare quell intorpodimento piacevole della carne ulcerata.
Il miglior modo di liberarsi dalle ossessioni e' cedervi diceva Oscar Wilde e di certo il godimento della soddisfazione della compulsione e' una goduria che ha solo un difetto: dura un attimo.
E poi si ritorna nel tunnel di nuovo. Schiavi di nuovo, impotenti e forse un po' contenti di questo pensiero semplice e ripetitivo che ci avvolge e ci protegge e ci distrugge.
La mia unica strategia e' cercare una sodsisfazione simile ma non uguale, di cambiare piccole parti del processo fino a farlo collassare.
Ho iniziato oggi e non so quanto ci mettero' e se ce la faro' ma di sicuro sara' un impegno per imparare i miei limiti e vedere se riesco ad arrivare fino fuori al tunnel o cedervi miseramente magari ad un passo dal traguardo.
Son curioso, forse eccitato da una sfida emotiva e po' psichica ma devo controllare la spirale del mio controllo, della mia conoscenza, della mia saggezza che adesso ripassa per il punto delle ossessioni se e' davvero in un punto di soluzione piu' ampio del precedente o torniamo in un cerchio di ripetizione infinita o addirittura in una spirale involutiva.
Chissa'.
Ho il primo traguardo a sette giorni, giuro che diro' la verita' come luce per indagare.


domenica 20 marzo 2016

I maestri visibili

Spesso ci ritroviamo a pensare ai nostri genitori e ci ritroviamo una volta molto grandi a capire tante scelte e comportamenti all epoca incomprensibili ai nostri occhi. Se siamo fortunati riusciamo a perdonarli quando sono ancora in vita altrimenti rimane un velenoso senso di colpa che amareggia un po' il rapporto con i nostri di figli. Io non so se ancora l'ho perdonati ma di certo son sicuro che mia madre mi ha insegnato alcune cose importanti, a tenere su la bandiera sui valori di rispetto ed autonomia ed altri di un progressismo che ormai sembra diventato un mondo scomparso come quello del pianeta delle scimmie.
Succede se non siamo stati saziati a dovere di regole e comportamenti ed etichette di cercare altri maestri.
Succede quando sentiamo un vuoto interno dato da confusione o indecisione o di alcune informazioni importanti in contrasto dentro di noi che cerchiamo la regola aurea che puo' darci il metro del nostro agire.
E allora leggiamo e seguiamo corsi ed ogni tanto qualche lampo di pensiero, un nuovo percorso neuronale si accende, una nuova voce si accende nel nostro orecchio e allora il puzzle della saggezza sembra alla nostra portata.
Ma una verita' e' che non possiamo abbandonare alcune parti di noi ma solo usarle e renderle adatte alla nostra vita perche' sono funzionali anche quando sono diverse rispetto ai nostri ideali. E modificare una piccolissima parte con grande lavoro di sudore ed impegno e dopo tanti piccoli passi magari scivolare e disperarsi per aver perso tutto il lavoro fatto.
Ma questa e' la nostra opera prima: lavorare su di noi, lavorando su di noi lavoriamo sul mondo intero.
E certo per poter meglio lavorare abbiamo bisogno degli altri come specchi, come stimolo, come reazione, come affetto e comprensione per i nostri sforzi.
Ma sopratutto abbiamo bisogno di maestri e i maestri che preferisco sono quelli che si fanno pagare perche' vuol dire che hanno un egoismo misurato nel contratto che stabiliscono con te.
Quelli che non si fanno pagare sono pericolosi perche' non si sa cosa vogliono in cambio, perche' di certo nelle relazioni abbiamo sempre qualcosa che vogliamo, di qualsiasi natura sia: desiderio o bisogno.
E possiamo stabilire noi per primi quando andiamo da qualcuno per imparare che cosa vogliamo: qualsiasi cosa essa sia dobbiamo stabilirla, potremmo scoprire magari che quello che volevamo in verita' era diverso da quello che pensavamo ma stabilendolo possiamo misurare nella misura umana e terrena il nostro lavoro alchemico su di noi.
Ho corso la Roma-ostia con l'obiettivo di finirla e ci sono riuscito, per uno come me che non ha mai fatto sport e' un grande traguardo. Oltre un esperienza umana e stoica notevole.
E sento doveroso iniziare a ringraziare i miei mastri visibili:
da mia madre: paladina delle emozioni e della vita vissuta;
da mio nonno: primo guerriero del capitalismo che e' partito dalla fame alla regola della disciplina;
da Gennaro Setola: compagno bambino forte con i forti e gentile con i deboli e la sua strada dello yoghi;
da Alfio Bardolla: che ha insegnato che i soldi e la ricchezza si possono addomesticare;
da Antony Robbins: che con la giusta energia i limiti possono essere spostati molto in la';
da Roberto Re: che mi ha fatto riscoprire il bambino ed il maestro in me;
da Andrea Favaretto: che mi ha fatto prendere confidenza con me stesso e riscrivere i miei pensieri;
da Nello Mangiameli: che mi ha aiutato ad esplorare quello che conoscevo e dato la bussola per andare attraverso quello che non conosco senza perdermi;
da tutti i miei amici che mi hanno aiutato a migliorare per me e per loro;
da tutti i miei nemici: che hanno combattuto i miei limiti e permesso di diventare piu' forte per combatterli;
dalla mia famiglia che mi da la gioia di tutti i giorni ad affrontare e risolvere la vita anche per loro;
a me stesso che credo che possa farcela nonostante tutto e comunque vada la vita e' una storia fantastica.

domenica 6 marzo 2016

Caccia al tesoro

Spesso passiamo la nostra vita nella caccia al tesoro. A volte lo troviamo ed a volte no.
Possiamo girare il mondo e trovarci come l'alchimista di Coelho ad avere il tesoro nascosto proprio dietro casa nostra. A volte lo troviamo ma e' molto piu' piccolo di quello che ci aspettavamo. A volte lo troviamo ed abbiamo un nuovo grande problema di come proteggerlo. In ogni caso la caccia al tesoro non e' mai finita: sia che si tratti delle bollette e del mutuo a fine mese sia che si tratti dell automomobile dei nostri sogni, del viaggio dei nostri sogni, del futuro sicuro per i nostri figli.
Ma per trovare il tesoro perdiamo spesso altri tesori: i nostri affetti, la nostra salute e sopratutto il nostro tempo. E allora viene da domandarsi quale sia la strada giusta, ma ovviamente la domanda giusta e': quale e' la strada giusta per noi. E invito chiunque a riflettere su questa domanda esistenziale perche' la risposta da l azione delle nostre giornate. Possiamo seguire le regole di un mercato violento, possiamo seguire condizioni di relazioni fortunate per sistemare il nostro problema di reddito con uno stipendio statale da rubare permettendoci di non dargli il tempo dedicato come da contratto. Possiamo seguire regole criminali o non seguire le regole dello stato o seguire regole immorali, insomma abbiamo mille strade per poter percorrere la nostra strada nella vita. Possiam sentirci piu' furbi, piu' bravi, piu' coraggiosi di altri o viceversa meno capaci e meritevoli di ricchezza rispetto al nostro impegno. Ma in ogni caso ci sara' una sommatoria delle nostre scelte rispetto alla ricchezza materiale ed alla ricchezza di tempo.
Ma la trappola piu' grande e' quella di seguire una strada ed immaginare che sia la migliore ma trovarci con un pugno di mosche alla fine della strada. Ma per questo e sopratutto per questo voglio ricordarmi che non conta la meta ma il viaggio. E il mio invito e' quello di fermarsi a respirare il prioprio presente questa e' l unica somma che davvero conta per noi: oggi. Se oggi viviamo la vita che vorremmo allora vuol dire che siamo sulla strada giusta, certo ricordando che ad ogni passo tutto puo' cambiare. Ma se oggi non stiamo vivendo la vita che vorremmo in nome di un futuro prossimo sempre sfuggente vuol dire che stiamo sacrificando il nostro tesoro per un tesoro immaginario e forse irrealizzabile. Non abbiamo il potere di cambiare il nostro futuro, nemmeno leggendo i tarocchi, ma abbiamo il pieno potere per cambiare il nostro oggi e renderlo degno di essere vissuto secondo i nostri ideali. Certo bisogna aver coraggio, o incoscienza, ma e' meglio l incertezza di riuscire che la certezza di non poter vivere la vita desiderata. Non puo' esistere regola sociale o morale per giustificare il nostro sacrificio di volonta' e di sogni.
Io ci sto provando con tutte le mie forze ed i miei limiti ad edificare la vita dei miei sogni, certo piena di contraddizioni e di scelte a volte enantiodromiche ma la direzione e' presa: il pieno rispetto dei miei sogni e della mia volonta' ma questa vissuta sempre con i miei principi e le mie regole, a volte cangianti, a volte poco chiare ma lo sto facendo. E cerco di mantenere i miei tesori di ogni giorno: i miei cari, il mio tempo, la mia salute, i miei soldi. Non so per quanto ci riusciro' ma di certo lo sto facendo oggi, nelle prossime 24 ore.
Ho scoperto che questo stile di vita si chima business lifestyle ma credo che corrisponda al freelance di primo pelo ed al vecchio libero professionista. Insomma una ricerca di equilibrio fra i miei affari e la mia vita, come in un rinascimento medioevale dal buio delle regole impoverenti, una rivoluzione nuova in cui l'uomo torna al centro. Certo e' che la collettivita' non vuole il singolo ma di sicuro e' il singolo che puo' portare beneficio alla collettivita' e di meno la collettivita' al singolo. Buona ricerca