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martedì 25 febbraio 2014

The voice

My way di Frank Sinatra recita:
"E ora la fine è vicina
E quindi affronto l'ultimo sipario
Amico mio, lo dirò chiaramente
Ti dico qual è la mia situazione,
della quale sono certo
Ho vissuto una vita piena
Ho viaggiato su tutte le strade
Ma più. Molto più di questo
L'ho fatto a modo mio."
Ed io l ho fatto a modo mio? O sono stato ad ascoltare le chiacchiere dei miei genitori, dei miei amici, dei miei idoli? della legge o della morale? Ma la domanda di stasera e' un'altra: quale voce ascoltiamo? E che cosa ci dice di fare questa voce? Che noi spesso chiamiamo pensiero, chiamamo raziocinio e ovviamente non ha a che fare con nessuno dei due.
Scaligero ci ricorda che  "L'uomo conosce e in qualche modo domina il mondo, mediante il pensiero. La contraddizione è che egli non conosce né domina il pensiero. Il pensiero permane un mistero a se stesso."
Ma quindi ci comportiamo seguendo il nostro cosiddetto pensiero, ma di lui non sappiamo assolutamente nulla. Su questo le neuroscienze stanno facendo lunghi studi e sicuramente ci saranno scoperte eclatanti, ma intanto noi?
Come facciamo ad usare uno strumento meraviglioso che nemmeno conosciamo?
Io indico sempre la programmazione neurolinguistica come un modello di riferimento per interagire con la macchina meravigliosa ma ingovernabile della nostra testa.
E dico innanzitutto: i pensieri che circolano e ci guidano sono veramente i nostri? Ovvero sono allineati con la nostra natura piu' profonda? BOH e' una risposta tipica, allora rigiriamo la domanda per avere una miglior risposta: I nostri pensieri sono in linea con le nostre azioni o spesso sono in direzioni opposte? Tanto piu' e' vero questo tanto piu' allora vuol dire che i nostri pensieri non sono allineati con noi stessi e quindi probabilmente i nostri pensieri sono frutto di una "programmazione" di qualcuno a noi vicino, la televisione o altro.
Ma se questo e' vero allora vuol dire che noi possiamo modificare il nostro pensiero!
E se qualcuno lo modifica a noi noi possiamo modificarlo sicuramente a noi stessi.
Spesso puntiamo a modificare le azioni, e' sicuramente l'approccio piu' giusto ma cambiare il pensiero da la vertigine dell intuizione nuova, un cambio di paradigma che ti smonta e ricostruisce un mondo in un lampo, questi da quanto non li proviamo?
Non ti posso dire il segreto per modificare il pensiero ma cerchero' la mia strada con i miei strumenti come tu la tua e certamente sara' una ricerca lunga ma ne vale davvero la pena. Tornare ad essere sani creatori di pensieri senza farsi influenzare, o riconoscendo l'influenza come esterna e quasi sempre non necessaria. E se proprio deve essere influenza che sia la nostra piu' profonda, intensa, motivante, cambiando gli obiettivi finalmente in intenzioni perche' l intenzione rimane e permane anche se non si raggiunge lo scopo, perche' fa parte di noi, fino al momento di ...cambiare intenzioni! ma sempre e solo in linea con pensiero e azione.
 

lunedì 17 febbraio 2014

A Carnevale ogni scherzo vale

Studiosi e ricercatori hanno collegato la festa di carnevale agli antichi saturnali romani o ancora prima alle feste per l inizio dell anno agricolo.
Ma voglio solo invitarvi a festaggiarlo.
Ormai e' spesso diventata una festa di poco conto, riservata ai bambini. E noi adulti perdiamo qualche giornata per conoscere meglio le nostre parti piu' nascoste.
Come facciamo a scoprirci se non indossando la nostra maschera migliore?
Come possiamo assumere forme mostruose o invereconde se non quando possiamo farlo a nome di qualcuno o qualcos' altro?
Festeggiamo un altro io, ridiamo di parti di noi nascoste e vilipese.
Tiriamo fuori i nostri mille volti e rendiamoli pubblici, rendiamo ridicoli i nostri tic e facciamo offendere le nostre virtu'.
Comportiamoci da ricchi se siamo poveri e da poveri se siamo ricchi.
Entriamo nel mondo parallelo del diverso, dell altero, dell' altro, del contrario.
Viviamo le nostre nuove giornate in una nuova maschera.
Le nostre parti nascoste prenderanno aria e si rifocilleranno prima di tornare a riposarsi per un altro anno.
Da che mi vesto? Scegliamolo il nostro vestito anche senza attenzione, le nostre parti inconsce sapranno trovare la giusta risposta fra il caso e l'opportunita' di farsi vive per un momento, di presentarsi a noi.
Oppure gia' sai quale ruolo interpretare?
Ogni licenza e' lecita, ogni regola smessa, ogni rispetto per il potere abolito.
Si puo' andare oltre l'ordine costituito per un momento.
E si puo' fare, e non farlo non ci allena ad essere nuovi, completi.
Le grasse risate, gli scherzi infantili sono un toccasana per i nostri equilibri interiori.
Girare il mondo al contrario puo' liberare la nostra parte luciferina e smessa.
Un vestito nuovo, una personalita' nuova, un gioco innocente da fare per essere piu' seri e piu' uomini completi durante il resto dell'anno.
Non perdere l'occasione recita un film di carnevale, scegli un vestito e vai, come su una simulazione di psicologia psicocorporea: esprimi e troverai nuove parole e nuove strade.


lunedì 10 febbraio 2014

Giustiziare

Ormai la giustizia e' diventata ostaggio di chi urla meglio o con piu' mezzi di comunicazione a sua disposizione.
Una volta giustiziare era il polso duro del potere che richiamava la paura per seguire le proprie regole a tutti i cittadini.
Eppure la giustizia nasceva come dike grega, una forma di civilta' opposta e sensata alla tracotanza barbara, alla hybris, condannata per sempre come superbia.
Possiamo parlare di tutte le virtu' ma lo spartiacque fra la civilta' e la barbaria la da proprio la giustizia, il senso di un ordine degli uomini sugli uomini.
Scrollandosi di dosso la giustizia della natura si da finalmente un potere all'uomo e lo si rende simile a Dio.
Spesso il dio cristiano ci da la grazia della giustizia, e siamo richiamati a rimettere ai nostri debitori per rispetto di un dio, che nei secoli e' stato avvicinato alla civilta', alla morale, alla coscienza, alla liberta, all opportunismo.
E il nostro cinismo non basta per essere indifferenti alle ingiustizie.
Uno sdegno profondo brucia nelle nostre vene.
Eppure i piu' furbi che si fanno giustiziare, richiamano ancora la giustizia, per dimostrare che la giustizia applicata e' malata e contorta e che esiste una giustizia superiore, non divina, ma una giustizia libertaria in cui la morale ha solo un valore di convenienza, un valore di normalizzazione, di sopraffazione del potere nei confronti del debole.
Certo chi detiene il potere di esercitare la giustizia puo' truccare la bilancia come vuole, in nome di una giustizia naturale piu' alta, ma spesso questi trucchi servono solo a guadagnare qualche tempo di vantaggio nei confronti dell inevitabile.
A meno che non si abbia cosi' tanta forza da cambiare il senso di giustizia e renderlo come una misura di equilibrio nella civilta', come una moderazione delle differenze, come una prigionia del talento e delle novita'.
La giustizia si confonde con il proprio interesse, che trova sempre una "giustificazione".
Conviene stare all erta nel sollevare la bilancia e nel brandire la spada.
E avere la forza di poggiare nei piatti della bilancia i nostri errori, i nostri orrori prima di pesare quelli altrui.
E possiamo farlo proprio nel momento in cui urliamo il nostro sdegno: possiamo scacciare la nostra hybris piu' violenta e richiamare la virtu' piu' profonda che ci avvicina al nostro dio pensante.
Senza giustizia non c'e' futuro per l'umanita', possiamo esercitarla nelle nostre giornate di scontri quotidiani con i nostri simili e poi richiamarla senza decapitazione ma come richiamo al nostro senso di appartenenza ad una comunita' superiore che lotta nella materia ispirandosi al mondo delle idee: giustizia senza giustiziare, difficile certo.

E come recita il Bushido:
義, Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
(Yukio Mishima)


martedì 4 febbraio 2014

You start me up

Windows ci ha messo il bottone per decenni e quando l ha tolto erano tutti scontenti:
il bottone START !
Dove e' il nostro? Spesso si schiaccia ma il nostro sistema e' impallato, lento e non succede nulla.
Molte volte non lo troviamo nemmeno piu' e lo cerchiamo senza successo e languiamo cosi' tra una ...procedura e l'altra.
Eppure adesso lo montano anche sulle automobili quel bel bottone start grande con cui possiamo iniziare il nostro percorso, percorso stradale, percorso di vita.
Il manuale di istruzioni non ce l'hanno dato, si riesce a strappare qualche pagina su come funzioniamo biologicamente ma che cosa muove il corpo, cosa accende il nostro cuore veramente possiamo solo dopo averlo vissuto e spesso non sappiamo nemmeno ritrovarlo.
E' come avere un tesoro nel deserto, dove tutta la nostra meraviglia non si puo' spendere.
E allora prima di cercare libretti alchemici di istruzioni, mappe psicologiche, neuronali, neuroscienze, pratiche meditative, cambi di stati di coscienza, ipsnosi, giochi mentali, allenamenti di volonta' abbiamo bisogno di trovare il primo bottone del nostro abito di vita: il pulsante start.
Pui' essere anche una canzone che ci rimanda a quella estate famosa, puo' essere un odore che ricorda sensazioni di calore e di accoglienza, puo' anche essere un panorama, una passeggiata lenta, uno sguardo rubato al semaforo.
Il nostro pulsante start puo' essere nascosto ovunque ma bisogna trovarlo adesso.
Prima lo troviamo, prima lo accendiamo, prima iniziamo, prima diventiamo iniziati, prima avviene il passaggio.
Attenzione, mettendo in moto il nostro start non diventiamo maghi, non abbiamo sconti dalle nostre pene, ma abbiamo una strada da percorrere, abbiamo un calvario da percorrere che avra' un monte Golgota dove arrivare.
E con il pulsante start acceso, le frustate della vita, le bastonate degli invidiosi, l'asse della croce, l' aceto, la lancia, la corona, vivendole tutte fino in fondo senza sconti potremo andare ancora oltre.
Nella nostra cultura intrisa di religione pragmatica, di gnosticismo mondano ogni conoscenza, ogni informazione e' un passaggio obbligato verso la salvezza della nostra vita, appunto non come perdono divino, ma come arrivo di un percorso iniziato molto tempo fa con un bottone: start.
Troviamo il nostro start, basta un attimo per iniziare a vivere, soffrire, capire, perdonare, morire e risorgere.