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domenica 19 luglio 2015

Artista del tempo

Oggi ho perso, forse mi hanno rubato, il cellulare. Il bene piu' prezioso e' quello che riconosciamo quando lo
perdiamo. E non mi riferisco al cellulare, quello puo' essere solo un fastidio contrattempo.
Mi riferisco agli amori della nostra vita. Come fece Buscetta che smonto' una mafia violenta ed impazzita che fini' i suoi figli e parenti in un bagno di sangue perche' incapaci di proteggersi da lui e dalle sue dichiarazioni.
Mi riferisco a noi comuni mortali al dono piu' caro che ci viene dato: il nostro tempo.
Questa clessidra impossibile da rigirare che si chiama vita, di cui possiamo vedere solo la parte inferiore che si riempie di sabbia del tempo trascorso e altra sabbia che scende regolare senza sapere se sara' l'ultimo granello o meno.
A chi stiamo dando il nostro bene piu' prezioso? Il nostro tempo?
Forse le piu' forunate sono ancora le donne mamme che si sacrificano per i loro figli avendo riunito in una esperienza unica e difficilmente ripetibile la condizione creatrice piu' profonda: quella di essere creatrici di materia, di forma umana e di stare legati per sempre anche a mille miglia di distanza con il filo invisibile della memoria cellulare diretta e la memoria sentimentale dell accudimento e del sacrificio.
L'uomo deve dare se stesso per procreare e la donna deve concedersi completamente.
Non ci sono sconti, ne' trattative per realizzare l'umana natura della evoluzione e della vita stessa.
Ogni altra attivita' e' una sovrastruttura al nostro piu' profondo compito, quello di dare ed allevare la vita.
Eppure siam pronti a dare la morte se la nostra vita e' in pericolo ed anzi la invochiamo spesso.
Se ognuno potesse uccidere col pensiero la razza umana forse non durerebbe che un istante.
Ma nella mancanza di vita e di capacita' creativa quella che sovrasta l umana evoluzione e' il senso di morte e devastazione che richiama le nostre attivita' quotidiane.
Voglio ricordare che l'opposto dell amore non e' l odio ma la paura.
La paura ci porta ad eliminare il prossimo sconosciuto, straniero, lontano da noi, che ci toglie il nostro cibo, il nostro lavoro, il futuro, quello dei nostri figli.
E' la prima reazione, quella immediata, quella che viene in fondo premiata da chi ha instaurato un regime mondiale di scarsita' e di controllo delle fonti produttive e delle fonti di vita: c'e' chi si sta prendendo l'acqua, i semi delle nostre piantagioni, andando molto piu' in la del feudalesimo.
Le persone che stanno scappando dalla fame sono gia' state vittima di queste potenti corporazioni che stanno togliendo la vita ed il tempo ad interi continenti.
Dove potremo mai scappare noi fra anni in cui anche qui saremo completamene spogliati della nostra capacita' di creare ed alimentare la vita?
Saremo schiavi perenni senza nessuno che puo' venirci in aiuto e senza nessun posto in cui emigrare.
Sara' finita per noi ed i nostri figli.
Possiamo mettere bombe? Fumogeni e mazze alle manifestazioni non sono che punture di zanzare fastidiose per tutti ed utili a nessuno.
Non voglio cambiare il mondo, non sono abbastanza forte e forse in fondo anche io sono un ingranaggio nel meccanismo di distruzione del futuro e della liberta'.
Ma ho un unica piccola ma indistruttibile possibilita': cambiare la mia vita.
Posso usare ogni granello di sabbia del mio preziosissimo tempo per diventare sempre piu' forte, per poter proteggere me e chi amo, per poter piantare i semi del dubbio in ognuno di noi.
Posso creare la mia opera d'arte nel tempo che mi e' concesso in prestito dalla vita ed essere debitore solo nei suoi confronti, non nei confronti di un sistema che usa la morte e la privazione come elementi del controllo della massa mondiale.
Non sono catastrofista, anzi credo fermamente nella capacita' dell uomo di andare oltre i suoi limiti,
ma bisogna combattere ogn attimo per ricordare il diritto alla vita ed all amore e alla capacita' di creare ricchezza e benessere, in ogni modo possibile ed immaginabile, sempre e comunque e fino all ultimo respiro.
Come un artista che compie la sua opera continuamente, come una febbre, senza fermarsi mai perche' il tempo non aspetta.
Ma senza sacrificare nessun attimo all amore ed alle sue espressioni piccole e grandi ma innalzandolo ad emblema della lotta per la vita mia e di chiunque creda nell uomo.

domenica 12 luglio 2015

Super cafone

A volte ci si imbatte in persone volgari e la sensazione e' sempre quella di una distanza incolmabile.
E' un peccato che si mischi l etimologia del termine con popolare, comune, grossolano.
Esso non ha nulla a che vedere con il popolo illetterato ma con quello invece che non ha rispetto per altrui dignita' e differenza.
Eppure la volgarita' e' l' unita' di espressione che viene usata e confusa per espressione di vitalita' e mancanza di conformismo delle persone disagiate, quelle che fanno del coatto romano quella figura mitologica che vuole rappresentare un qualcosa che si e' perso o forse mai avuto dai tempi di Pasolini.
Solo uno studioso, sensibile ed attento poteva trovare nella espressione sincera e nei sentimenti e passioni di persone fuori dal contesto urbano ma abbandonate dai principi contadini una qualita' di liberta' e di anticonformismo vitale.
In verita' il coatto e' vero e profondo quando non si sottrae alle sue origini e le rivendica ma diventa migliore del conformista solo quando rifiuta le trappole sociali ma assolutamente imperdonabile quando rifiuta e ghetizza chi invece segue un regolamento urbano e di educazione noiosa ma formalmente corretta.
Si puo' mangiare alla stessa tavola dei principi e dei pirati senza per questo tradire chi sta di fronte a noi nella sua espressione piu' autentica, sia che sia triviale sia che sia ricercata.
Sto usando il termine coatto con chiara desinenza romana, diciamo che in Italia una persona cosi' la definiremmo dal nord al sud: cafone.
Colui che usa modi rozzi e ha bassi ed immediate esigenze, ma non per questo defineremmo mai un animale col termine cafone.
Non c'e' bisogno di essere dei letterati o degl urbanizzati per non essere dei cafoni.
Conosco gente che vive in centro ed e' piena di opere d'arte che diventa cafone appena ti incontra, appena cioe' cerca di soverchiare la tua idea, proposta senza nessuna considerazione di una possibile differenza rispetto al micromondo della sua idea apparentemente funzionante e funzionale ai suoi bisogni.
Non dico che bisogna rispettare chiunque ed in ogni caso per una questione di principio, dico esattamente il contrario: che bisogna rispettare se stessi e le proprie origini ma incontrando qualcun altro possiamo arricchirci in mille modi indagando le sue origini e i suoi schemi mentali e per fare questo non si puo' schiacciare le scelte altrui come sbagliate solo perche' non riconosciute.
Il cafone si chiude nel suo mondo, ignora altri mondi, rifiuta altre verita', e' una pietra al collo del progresso.
Per carita' ci sono fior di letterati cafoni, chiusi nella torre d'avorio delle proprie idee e impermeabili alla crescita ed alla conoscenza.
Avete mai visto un bambino cafone? Ovunque nel mondo qualsiasi bambino abbraccia la propria madre ma spia da dietro le gonnelline l'estraneo, il diverso, lo straniero.
Non tutti nasciamo marchesi e letterati, ricchi e potenti, ma ognuno di noi nasce in un luogo con regole scritte e dette, e possiamo rispettarle, criticarle o migliorarle.
Ma tutti abbiamo l'opportunita' di recitare nella nostra vita mille situazioni nuove oppure fermarci a ripetere i nostri vizi ed i nostri limiti imponendoli a tutto il mondo per essere amati nella nostra interezza, senza fare sconti, senza cedere nemmeno un grammo della nostra umanita' in cambio di quella altrui, dell'altro.
Cosi' facendo non esiste vita ma una scena ferma e senza vita.
Eppure domattina, magari solo per un giorno, potremmo svegliarci in un mondo nuovo, magari finira' ma possiamo divertirci molto di piu' andando oltre le nostre convinzioni, oltre le convenzioni.


lunedì 6 luglio 2015

Fare a pezzi il nemico

E' una dichiarazione che spesso si fa, magari non verbalmente ma che indica chiaramente una distruzione di qualcosa e sopratutto qualcuno che non ci piace.
M fare a pezzi puo' voler dire molto di piu' di una attivita' di distruzione ma diventare una attivita' di costruzione.
Ho un amica fantastica che per raccontarmi la sua normale giornata impiega circa venti minuti di chiacchierata fitta ed emozionante.
Io invece per descrivere la mia giornata ad un amico che gia' mi conosce impiego dai cinque ai dieci secondi massimo.
Nella PNL questa attivita' e' chiamata CHUNKING ovvero una singola parte di informazione gestita dal nostro cervello e questa attivita' ce la troviamo nella memoria a breve termine e nella memoria e nella progettazione, insomma in tutte le attivita' cognitive.
Diciamo che questa attivita' e' cosi' importante che la LEGO ci ha creato un impero con i suoi mattoncini ovvero tanti piccoli blocchi fisici, invece che di informazione!
E per rifarmi ai piu' storici ed universali vangeli ricordo che con un granello di senape di fede si puo' spostare una montagna, che sembra una frase da beoti credenti e che invece ha una base esattamente matematica:
una montagna per quanto grande e' formata da granelli che si possono spostare uno alla volta....
Non basta una vita? Forse no ma di certo UNA MONTAGNA SI PUO? SPOSTARE!!
Lavoraccio terribile che spero non capiti a nessuno ma il punto e' che e' possibile.
Quindi fare a pezzi qualcosa per ricordarlo, fare a pezzi qualcosa per digerirlo, fare a pezzi qualcosa per trasportarlo, per capirlo, per ogni attivita' e' la base della nostra attivita' umana.
Quanti saranno grandi questi pezzi dipende solo da noi e dalle nostre attitutini ed abitudini anche se sembra che il nostro cervello non riesca a gestire un numero maggiore di sette informazioni contemporaneamente.
Inoltre si puo' lavorare per definire un problema specificando una domanda sempre piu' dettagliata, definendo un problema con domande sempre piu' specifiche da un grosso aiuto alla soluzione del problema: ovvero una domanda specifica e ben formulata rende immediatamente la direzione da prendere per risolvere un problema.
Invece usando l chunking up si generalizza sempre di piu' andando ad assumere dei punti di incontro sempre piu' ampi ma possibili.
Ovvero possiamo esercitarci e chiederci di fare qualcosa che non ci va: immediatamente ci verranno alla mente tutte le cose negative relative a quell attivita' moltiplicando i fattori negativi, in questo caso meglio fare una divisione sommaria, pensado a qualcosa che ci piace fare, avremo un immagine unica e una sensazione piacevole, non una lunga lista di attivita' spiacevoli o noiose.
Ovviamente se qualcosa non ci piace tenderemo a moltiplicare gli aspetti ed il processo negativo, ma di fondo manchera' la motivazione che ci puo' spingere al risultato.
Quindi se qualcosa non ci piace non facciamola a pezzi, non ci servira' a risolverla.
Ma al contrario dobbiamo fare a pezzi proprio quello che ci piace e che vorremmo ottenere.
Ecco in questo caso funziona la distruzione perche' ci dara' tutti i pezzettini di lego alla nostra attivita' che potremo unire per lo scopo prefissato.
Ma quello che non ci piace, al contrario dovremo lasciarlo intero ed anzi inserirlo in un sistema piu' grande fino ad incontrare quello che ci piace.
Una montagna si puo' spostare? si se ci credo veramente ma sopratutto se ho un motivo valido per me.
Se non ho un motivo valido non sposteremmo nemmeno un granello di senape.
E non deve essere qualcosa come salvare il mondo, diventare immortali o qualcosa del genere.
Puo' e deve essere qualcosa di materiale, stupido, inutile, in fondo qualunque cosa faremo fra qualche tempo sara' inutile a meno che non ci alleniamo.
Allenandoci potremo ampliare la nostra sfera di competenza da noi stessi alla nostra famiglia e cosi via fino al mondo intero, ma il nostro banco di prova siamo noi, il vero laboratorio alchemico.