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domenica 29 marzo 2015

Un coach al giorno

Leva il Muccino di torno. Si hanno fatto un film sulla figura del "formatore" del motivatore, del guru o di come ognuno lo voglia chiamare. Insomma della figura fuori degli schemi occidentali del maestro di turno.
Dai tempi della newage a quella della crisi del sistema ci sono state persone che hanno segnalato la loro capacita' di risolvere i problemi e quindi di risolvere la vita propria e degli altri.
Ognuno sbandierando con personalita' e carisma la propria ricetta.
Alcune risuonano di piu' con le nostre idee e le nostre speranze, altre sembrano piu' lontane dalla nostra idea di felicita' ma di certo tutte sembrano possibili e realizzabili.
Ed ecco che le scuole di ricercatori di coscienze, di spiritualisti, alternativi, aspiranti maghi, sfigati sociali, si rivolgono a centri in cui sventola la bandiera della conoscenza.
Una bandiera come quella dei pirati che navigano a vista e tutti li sfuggono tanne quelli che vogliono andare oltre le barriere convenzionali della propria vita.
Ma puo' essere un errore cambiare bandiera per sfuggire alla vecchia bandiera del conformismo che non ci soddisfa appieno.
Puo' essere una rivoluzione a meta' che ci smonta le nostre ultime sicurezze senza per questo realizzare il sogno di potenza della propria personalita' che e' quella che ognuno cerca.
Ovvero un diritto alla felicita' ed alla comprensione della propria persona nella sua integralita' anche quella piu' originale ed unica.
E questo spesso accade perche' i nuovi centri di ricerca sono veramente interessati a te ed alla tua storia e quindi ti si ascolta e ti si accompagna verso una piena consapevolezza dei propri diritti.
Ma e' nel momento della risalita verso la propria determinazione che si scopre la nuova ragnatela di credenze e di nomenclature e di regole altre che permeano la nostra nuova consapevolezza.
E si riparte alla ricerca del nuovo guru e del nuovo maestro.
E fin qui tutto bene ma, secondo me, il punto di svolta e' nella domanda da porre ai maestri che si incontrano:
cosa fare e' quello che si chiede ma la domanda giusta e' come fare.
Perche' nessuno puo' indicarti cosa se non per manipolare la tua vita ma di certo ogni maestro puo' dirti come fare perche' sicuramente il metodo puo' essere uno strumento valido anche se poi va personalizzato per le esigenze di ognuno.
E poi parliamoci chiaro noi stiamo cercando proprio il maestro piu' importante: noi stessi.
La nostra storia, la nostra scoperta, la nostra realta', il nostro progredire (o regredire).
La figura del coach e' quella piu' bella ed ambita in ognuno di noi che abbiamo partecipato ad ogni forma di formazione extraufficiale.
Perche' se abbiamo un valore nel nostro pensiero questo ce lo da l'etichetta del nostro studio classico.
E se invece abbiamo fatto strade alternative di conoscenza la possibilita' di dire agli altri quello che devono fare, il fatto di avere ragione apriori e' un desiderio troppo bruciante per il nostro ego per non poterlo coltivare.
Quindi chiudiamo le orecchie ed apriamo gli occhi: seguiamo i nostri maestri e cerchiamone di nuovi ma seguiamoli per quello che fanno non per quello che dicono; spesso corrisponde e spesso no.
Ma prendiamo l'esempio delle azioni di chi stimiamo e seguiamole e cerchiamo di riprodurle se ci piacciono.
Le parole sono le azioni per i nostri pensieri, ma le azioni fisiche e reali sono l'espressione della nostra umanita' nella manisfestazione piu' divina di intervento nel e con il mondo.
Se vogliamo seguire dei maestri facciamo quello che fanno loro, se siamo in grado di farlo, se ci piace, se ci interessa.
Facciamoci indicare come fare le cose non le cose da fare, queste scegliamole noi e se non sappiamo cosa fare ancora meglio possiamo iniziare da subito.
Quale sara' la tua prossima azione?

domenica 15 marzo 2015

Sassolino nella scarpa

Uno degli esercizi piu' significativi fatti con il Maestro Menconi nel Blaster del Favaretto e' stato quello di mettere una noce sotto un piede nudo e di provare s muoverla e muoversi.
Dopo qualche minuto la piante del piede diventava sensibile e elastico e ricettivo in modo incredibile.
Camminiamo in scarpe che torturano e offendono i nostri piedi con la scusa di proteggerli, finendo cosi' per lasciarli strumenti solo di locomozione perdendo invece il contatto con la terra e i nostri sensi.
Mi piacerebbe camminare di piu' a piedi nudi per rimettere i piedi per terra...
Ma voglio soffermarmi sull altra parte della mia esperienza: quella della noce sotto il piede.
Che e' una esperienza che sara' capitata a tutti sotto forma di sassolino dentro la scarpa.
Fastidio, magari microscopico, eppure che raccoglie ogni nostra attenzione senza lasciarci fare il nostro percorso con la massima tranquillita', ad onore del piedequindi effettivamente sensibile, nonostante tutto.
E cosi' mi sono ricordato di una piccola magia, di cui non ricordo l'autore, ma che ho seguito ed ha funzionato.
Non mettere un sasso nella scarpa ma metterlo in tasca.
C'e' tutto il mondo della cristalloterapia con milioni di consigli e suggerimenti sulla scelta della pietra giusta ma questo ognuno puo' divertirsi e usare il mondo minerale, dovrebbe funzionare anche quel principio.
Ho scelta una pietra nera e l ho "programmata", ovvero quell oggetto reale doveva rappresentare la mia volonta', la mia azione, la mia direzione, ma non in modo generico, ma un obiettivo perfettamente stabilito e deciso ed immaginato e vissuto piu' volte nella mia immaginazione richiamando ogni sensazione ed emozione possibile ed immaginabile che avessi potuto vivere raggiungendo quell'obiettivo.
Non voglio dire che ha funzionato, sicuramente e' importante, ma la cosa piu' importante e' stata che io ogni mattina mettessi quella pietra in tasca e nel farlo e nel tastarlo durante il giorno avessi associato il mio desiderio.
Per me la scoperta piu' importante non e' stata quella di avere un desiderio e di realizzarlo ma il fatto che e' di una differenza enorme ricordarselo ogni giorno ed anche piu' volte al giorno.
Non voglio dire che basta questo, anzi, ma voglio dire che questo puo' essere il primo passo ed il secondo e' quello di farlo ogni giorno: di ricordare i nostri desideri, i nostri obiettivi, i nostri sogni.
Non possiamo non fare nulla per i nostri sogni se ce li portiamo appresso ogni giorno, vivi e solidi come un sasso nella tasca ed un emozione immaginata e vissuta che ci sta aspettando.
Ricordo ai polemici che il desiderio deve essere realizzabile e sopratutto riguardare la nostra azione:
per esempio possiamo decidere di amare una persona ma non che questa ci ami, anche se anche in questo possiamo sviluppare la nostra seduzione.
Non possiamo avere una intenzione che sia al di fuori della nostra volonta'.
Gli esercizi di volonta' sono inoltre esercizi che Gurdjeff insegnava nella sua scuola:
quella di agire per uno scopo in un preciso momento e senza un motivo.
Sembra un esercizio banale, ma e' un esercizio ed un allenamento all azione.
E' un esercizio di determinazione stupida e puerile eppure che ha reali difficolta' nello svolgersi.
Ma se impariamo a fare qualcosa di cui non ci importa, di cui non abbiamo nessun reale vantaggio ne' concreto ne' emotivo cosa potremmo fare quando la nostra volonta' incontra i nostri sogni?




domenica 8 marzo 2015

Numeri irrazionali

Ho sempre invidiato quelli bravi in matematica, che per me invece e' sempre stata troppo pignola e precisina per i miei gusti ribelli e sopratutto per la pigrizia mentale.
Non sono mai stato preciso ed il fatto che la matematica sia il fondamento del mondo e delle scoperte tecnologiche mi ha sempre lasciato all angolino dei romantici dell ineffabile verbo.
In teoria li ho studiati i numeri irrazionli insieme a tutti gli altri ed ad un bel po' di matematica ma sempre con risultati scarsi.
Ma oggi voglio vendicarmi un po': ma davvero ha senso parlare di numeri irrazionali?
Per non parlare dei numeri trascendentali...
Certo matematici da ogni parte del mondo possono usare i numeri per dimostrare come gira il mondo ma voglio richiamare e fissare la bandiera sul territorio sconosciuto dell irrazionalita' e della sua contraddizione in termini.
Per misurare il cerchio non possiamo essere precisi ma abbiamo bisogno del pi greco che e' un numero irrazionale.
La base della simmetria e e del rapporto delle cose del mondo, e del nostro corpo, e' dato dalla mitica sezione aurea che e' anch' esso un numero irrazionale.
E quindi siamo fregati: possiamo far viaggiare astronavi spaziali e mandare sonde e pilotarle su Marte; possiamo costruire macchine e robot e fare cose impensabili in molti romanzi di fantascienza ma nonostante questo abbiamo quel brividino di lontananza dalla verita' certa ed assoluta.
Come un gioco di prestigio abbiamo tutto sotto controllo eppure ci sfugge qualcosa.
Ho scoperto che quella grande mente che ha scoperto l'infinito matematico alla fine e' stato ricoverato in manicomio...
Dove e' andata a finire la sua mente per non comunicare piu' con noi con lo stesso linguaggio?
Tanto da diventare malato ed estraneo al mondo stesso?
I numeri sono magici, conoscerli e saperli manovrare e' davvero esperienza per grandi menti eppure anche loro si fermano sconfitti di fronte alla grandezza del mondo, della vita, di tutto.
Forse davvero bisogna diventare folli per diventare saggi.
Approssimiamo le nostre conoscenze e la nostra vita perche' andare oltre significa perdere i riferimenti che abbiamo ed a questo forse nessuno di noi e' veramente preparato.
Anche se e' il sogno di ogni giovane marmotta e casalinga disperata: rompere la certezza della quotidianita'.
Ma il mistero ci circonda sornione, sghignazzando delle nostre potenze terrene e tecnologiche e spesso noiose e compulsive.
Tanto e' vero che ci ritroviamo in cicli di insoddisfazione dopo aver fatto le stesse cose per ore e giorni e mesi ed anni.
Passati nella penombra della grotta platonica degli ideali, con qualche rara scintilla.
Fregati dalla scienza, fregati dalle certezze culturali, dalle comodita' borghesi e dagli orgasmi fisici.
Possiamo viverli sapendo che c'e' un oltre ed un diverso, che forse il risultato esatto non e' solo uno, che le nostre scelte possono essere irrazionali e non per questo sbagliate.

domenica 1 marzo 2015

Gelato al cioccolato

Dolce un po salato recita la canzone cantata da Pupo e scritta da Malgioglio per il suo amore nordafricano.
E cadiamo nel doppiosenso piu' puerile eppure di successo universale quello dell amore che e' dolce ed anche salato, in cui gli opposti si uniscono e si realizzano immagini altamente pornografiche insieme.
E quindi il linguaggio che parla in modo semplice dei sentimenti e che richiama il sesso funziona sempre, anche nelle canzoni di pupo ma realizzando un cortocircuito perche' e' una canzone omosessuale e nello stesso momento universale.
Si passa nella strettoia della visione dualistica che crea il conflitto binario che ognuno di noi conosce: gay si o gay mai.
E si rientra nelle sterili polemiche di una sessualita' allontata, disprezzata o compresa ed accettata con riserva ma in entrambi i casi di certo sopravvalutata.
Ovvero ci si perde l intera storia dell umanita' e delle sue battaglie e si ritorna ad una mente primitiva ed elementare di un dualismo, di un binario assolutamente inefficiente a farci crescere.
Nelle mie idee tendo ad essere relativista e quindi come principio di relativita' dovrei accettare anche il dualismo come scelta libera ed autodeterminata.
Ma voglio richiamare Howard Gardner con la sua scala di tipo di mentalita':
quella del bambino di 5 anni: perfettamente duale, bianco e nero, giusto e sbagliato;
quella del bambino di 10 anni che cerca un bilanciamento fra le due posizioni assumendo ora una ora l altra posizione del binario;
quella dell adolescente di 15 anni che invece scopre che ogni posizione ha le sue ragioni e che si puo' cambiare e passare da una posizione ad un'altra senza problemi;
quella del 25enne che consapevolizza la relativita' ed accetta le differenze;
quella del 50enne che pur conoscendo la relativita' sceglie una posizione e la difende strenuamente.
Secondo i suoi studi la maggior parte della popolazione si ferma ad uno sviluppo cognitivo di quello di un bambino di 5 anni con tutte le conseguenze del caso.
Voglio essere sincero: ho un pregiudizio nei confronti dei fondamentalisti, di coloro cioe' che sono sicuri delle loro idee e posizioni e assumono la maggioranza e la morale comune come scudo ad ogni eresia che vada fuori dal seminato.
Perche' se non riusciamo ad esprimere nuove possibilita' come potremo mai trovarne di nuove? di migliori?
come possiamo cambiare le cose se l unica opzione possibile e' l'opposto di qualcosa altro.
Diventa una soppressione di una parte e ci ritroviamo con una continua battaglia ideale da un campo all altro.
Partendo da quello piu' energizzato che e' quello del sesso, preponderante e prepotente in ogni nostra espressione, seguito immediatamente da quello dei soldi in qualita' di strumento di sopravvivenza, per non parlare del lavoro, l' attuale terreno di caccia che pero' non ci rende mai felici dei nostri risultati, ma ci proietta ad una costante ansia di nuova caccia senza lasciarci il tempo ed il merito della celebrazione dei nostri successi passati.
Si sta quindi in vacanza al telefono per lavoro, aumentando la schizofrenia del non essere dove si e', ma ricercando una espressione di valore e di riconoscimento quotidiano nella nostra attivita'.
E' sempre difficile fare la cosa giusta, ma credo che ritornare sul binario: famiglia-lavoro sia un altro di quei tasselli si cui ci incarrelliamo le esistenze in un conflitto esistente solo perche' lo alimentiamo noi con la nostra ansia di essere a caccia quando invece siamo intorno al fuoco a cucinare la preda gia' vinta.
Respiro e' formato da inspirazione ed espirazione se riusciamo ad accettare il flusso della vita possiamo divertirci molto di piu' e farci due risate sapendo che i binari non possono incastrarci ancora su un percorso gia' vissuto decine di volte.
Attiviamo lo scambio delle idee e faremo nuovi percorsi.