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giovedì 19 giugno 2014

Affacciati alla finestra

La filosofia e' cosi': si parla del piu' e del meno e poi ad un certo punto una serie di filosofi decide che quella riflessione e' superiore alla filosofia e la ribattezza con nomi altisonanti: scienza, psicologia, antropologia, etc. Insomma si passa dal generale allo specifico e con questo assumendo un ruolo di maggior valore rispetto alle definizioni di filosofia che vengono ghetizzate come una perdita di tempo.
Eppure ogni attivita' mentale risponde a delle domande e il fatto che le risposte siano utili nella vita di tutti i giorni questo non vuol dire che la risposta sia superiore alla domanda ma esattamente che la domanda giusta porta a dei risultati enormi.
E quindi la domanda che ti faccio adesso: a quali domande rispondi con la tua vita?
Come avere maggiore amore? piu' soldi? piu' sicurezza? piu' tranquillita'? ogni domanda e' legittima ma a volte vale la pena di perdere 5 minuti di tempo per ricordarcela, perche' a volte ci troviamo a fare delle cose e non sappiamo perche'; e' come a volte ci capita di fare un discorso ed a un certo punto non ricordare piu' perche' si stava parlando di quell argomento...
Ma apriamo una nuova finestra nella nostra mente:
le nostre domande sono quelle che ci siamo permessi di fare, quelle che in verita' crediamo di poter dare una risposta, altre domande a cui crediamo di non poter dare una risposta vengono messe nel cassettino dei sogni e non si fa piu' nessuna azione o riflessione per potervi rispondere, anzi spesso proprio alle domande a cui non sappiamo dare una risposta diamo una accezione negativa, come la volpe che non arrivava all uva e diceva che era acida per mascherare la sua incapacita'..
Quindi in verita' non rispondiamo ad ogni domanda che ci poniamo ma solo a quelle a cui crediamo di poterlo fare e questo perche' abbiamo una finestra che sono le nostre credenze a cui ci affacciamo e da cui vediamo solo una serie di pensieri definendoli possibili e lasciando gli altri, quelli che non vediamo da questa finestra immaginaria della nostra mente, come sogni-desideri ovvero domande senza risposta..
Ma proviamo ad immaginare di aprire una nuova finestra da cui vedere un nuovo panorama di idee e credenze. Come il barbone ubriaco che viene portato a corte e risvegliato e trattato come un re, questi in poche ore si sente re.
Ma se un re fosse trasformato di notte in un barbone quanto ci metterebbe ad abituarsi? Forse mai.
Perche' ogni trasformazione, ogni nuova finestra che si apre di possibilita', di credenze, di certezze e convinzioni deve comunque rispondere ad una domanda.
Infatti di base in ogni gruppo religioso o fanatico si risponde sempre ad una domanda di appartenenza, di riconoscimento, di fratellanza, affetto, comprensione, amore.
E si ricostruisce un nuovo panorama nella finestra delle nostre convinzioni.
Ma la possibilita' reale e' quella di aprire noi una nuova finestra di credenze, ovvero di fare un abuso edilizio-mentale, sfondando un muro e aprendo una nuova luce da cui poter osservare una nuova serie di credenze e di idee, dove poter iniziare a ricevere delle risposte; ma creando noi la nostra finestra e non facendo aprire una nuova identita' alla istituzione di turno, al santone, alla infatuazione del momento.
Se noi apriamo una nuova finestra di possibilita' in cui i sogni possono diventare realta' potremo avere nuovi occhi con cui guardare un nuovo panorama di pensieri ed idee e nuovi pensieri ed idee possibili vanno lentamente a cambiare la nostra mente e cambiando i pensieri si possono cambiare le percezioni e le sensazioni e i sentimenti che viviamo nella nuova relazione con il mondo esterno ed avere nuove aspettative e speranze.
A volte si vogliono evitare le speranze per paura della delusione, ma la speranza con la perseveranza aprono nuovi mondi a noi, mondi appena immaginati o visti in qualche film ma realmente possibili.
Disegna il mondo che vuoi vedere dalla nuova finestra della tua mente, un nuovo angolo in cui ricostruire un sogno chiamato vita.

domenica 8 giugno 2014

Gli esami non finiscono mai

E quando ce ne accorgiamo ci incazziamo. Un bel po'.
Perche' ogni esame e' un processo di apprendimento, di conoscenza, di comprensione, di pensiero, di ansia, di frustrazioni e paure, di pregiudizi e di aspettative.
Eppure appena sostenuto l'esame ed avendone avuto un risultato, positivo o negativo poco importa, ce ne aspetta un altro: lo stesso se non lo abbiamo superato, uno nuovo se siamo stati bravi a risolvere l' equazione del problema della vita che in quel momento ci ha presentato.
Eppure quell esame grande come un iceberg nel mezzo del cammin della nostra vita, una volta sorpassato non ci ha cambiato nemmeno di una virgola.
Tutto quel sapere, quelle informazioni sono rimaste appese alla memoria breve e dopo un po' sono state cancellate dalla marea della quotidianita'
Come una foca che al comando giusto risponde con la giusta risposta al suo addestratore e ne riceve un bel pesciolino da inghiottire, magari non aveva nemmeno tutta questa fame.
E noi foche ammaestrate rispondiamo agli esami con il massimo della nostra competitivita', assumendo tutto il nostro ego, tutto il nostro carattere a quella risposta.
E questo non ci fa crescere nemmeno un piccolo nuovo percorso mentale, una nuova idea, una nuova inziativa.
E quell esame che serve per capire se abbiamo capito o meno una serie di informazioni ci da un premio che vale solo in quel contesto, ma che non porta nemmeno una piuma di benessere al nostro io piu' profondo.
Superiamo gli esami scolastici e diventiamo bravi studenti, superiamo gli esami lavorativi in un assunzione e diventiamo bravi dipendenti, superiamo una gara sportiva e diventiamo bravi atleti.
Gioia, festa, ricchi primi e cotillones e dopo un po' ritorna la sete di nuove sfide in un corto circuito di soddisfazione mai sazia.
A volte la nostra fortuna puo' essere il senso di malinconia che scende dopo le nostre vittorie, questa ci avverte che questo percorso di esami perenni sono solo una trappola dimensionale, che esiste un'altra dimensione da cercare, magari da trovare.
Una dimensione che spesso e' solo sociale, importante, fondamentale per la nostra sopravvivenza fisica e psichica ma ormai, al giorno d oggi completamente insufficiente.
Una volta scoperta la base della convivenza civile abbiamo bisogno di scoprire la nostra natura piu' profonda.
Di cambiare il set di riferimento, come di una scenografia teatrale che non e' piu' adatta a contenere la commedia della nostra vita.
Ma di uscire fuori dal teatrino della pluralita' per il viaggio introspettivo e solitario alla ricerca della natura unica e di nuovo in relazione con il mondo ma in modo nuovo, con una comunicazione e con dei simboli che risuonano nel nostro cuore e non solo nella nostra mente, nella parte razionale e sociale.
E quindi con tutti gli esami del mondo non si riesce mai a trasferire quella conoscenza che e' solo convenzionale e non olistica, che e' solo rappresentantiva ma non esplicativa, che e' razionale ma non intuitiva, che insomma risponde egregiamente nel bisogno di relazione fra noi e il mondo fra noi e gli altri ma non risponde alla pressante richiesta di una connessione piu' profonda, piu' fusionale, con tutto e tutti.
Andiamo avanti a sostenere i nostri esami ma ricordiamoci che possiamo iniziare a sostenere esami con noi stessi, con la nostra coscienza e questi in verita' spesso non iniziamo mai.

giovedì 5 giugno 2014

Vacanze da amare

Credo che la rivoluzione industriale alla fine abbia vinto perche' ha creato il momento magico delle vacanze.
I contadini non avrebbero potuto mai allontanarsi dai propri terreni senza morir di fame.
E la vacanza e' diventata nei decenni il punto focale di un anno intero di sacrifici, tanto che spesso si fanno le rate pur di non rinunciare alla vacanza.
Anche se spesso accade che il momento delle vacanze sia proprio il momento prima di partire che, come una fuga, diventa un momento di ebbrezza e di apparente liberta' dai vincoli che ci siamo posti (e pensiamo che ci abbiano posto gli altri).
Spesso la vacanza diventa un nuovo momento di nervosismo e di lotta continua fra il momento che abbiamo idealizzato tutto l' anno e la realta' di una industria del turismo che ammassa le persone come sardine, costrette, questo si, alle vacanze non intelligenti, ad agosto, a ferragosto.
Mi fanno sorridere quelli che cercano il lastminute ad agosto, come se ci fosse possibilita' di fare qualche affare...
Ma la domanda di oggi e': vogliamo andare in vacanza, essere cioe' "vacanti" perche'?
Abbiamo cosi' tanto da togliere nella nostra vita da esser costretti a fuggire 1 settimana ogni 52 dalla nostra vita che ogni giorno decidiamo di non cambiare?
Come se ogni tanto aprissimo il coperchio della pentola delle nostre insofferenze per far "sbollire" i nostri risentimenti.
E cosi' dimentichiamo i viaggi, il viaggio della nostra vita ed aspettiamo il nulla esistenziale in cui finalmente siamo liberi dalle nostre prigioni e schiavitu' materiali e psicologiche.
La prova che sia una fuga e non un momento di reale godimento ce lo da il fatto che spesso, nel poco tempo libero non ci va di far nulla, non sappiamo cosa fare ed ogni attivita' sembra troppo impegnativa e ci limitiamo ad oziare in attesa del prossimo impegno di lavoro.
Problema del tempo libero che in molti paesi nemmeno esiste, dai paesi emergenti alla piu' liberale america del nord; paesi in cui il dipendente o viene sottopagato a se ha qualche conoscenza in piu' spremuto fino all'osso in aziende voraci di uomini e di soldi.
Credo che bisogni imparare a dare dignita' alla vacanza e non al lavoro, vacanza non dagli impegni e dagli obblighi ma vacanza dalla perdita di tempo di un lavoro sfruttato e sottopagato, una vacanza che passi da una settimana all anno ad almeno cinquanta.
Lasciando un paio di settimane ad attivita' noiose e ripetitive.
Sogno una civilta' di vacanza dal lavoro perenne, in cui la produzione sia affidata alle macchine e l uomo comici finalmente ad usare il suo potenziale.
Conviene a tutti: le macchine costano meno degli uomini a livello sociale, non a livello aziendale, e un uomo libero dalla sua schiavitu' di sopravvivenza puo' avvitare un avvio di idee e produzioni intellettuali e pratiche tali da rendere la vita degna di essere vissuta non solo nella vacanza ma sopratutto nella propria attivita'.