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lunedì 25 novembre 2013

Un altro mattone nel muro

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Streetartutopia.com


Solo un altro mattone nel muro, uguale agli altri, squadrato, solido, regolare.
Ci hanno avvertito, ce lo hanno mostrato e alla fine lo hanno fatto: normalizzazione.
Ogni cosa deve rispondere ai canoni della "maggioranza". Ci hanno anche inserito il principio kantiano della legge morale: che quello che deve andare per me deve andare bene a tutti altrimenti non e' morale.. Ma davvero quello che piace a me deve piacere a tutti?
Davvero se non faccio quello che e' "giusto" quello che e' "normale" posso essere additato ed evitato ed addirittura punito?
Pare proprio di si.
E ci sforziamo di rientrare in un bell elenco di etichette dorate che ci piacerebbe ci venissero date come fossimo degli abitini di stilisti famosi.
Quasi che se non abbiamo le etichette di "felice" "bello" "ricco" "buono" "onesto" e chi piu' ne ha piu' ne metta siamo come scarti sociali.
Ci lamentiamo quando gli altri ci riconoscono o non ci riconoscono queste virtu' ma sopratutto siamo noi stessi a lottare e sudare affinche' ci vengano appuntate al petto come medaglie, appuntate al collo come etichette, scritte sulla fronte come una gogna sociale.
Ma siamo stati addestrati fin dai tempi della scuola ad uniformarci: appunto una uniforme che appiattisce la personalita', che rende tutti uguali e a ricasco del giudizio del maestro,
la cattedra che poi diventa lo scranno del parlamento, il pulpito del prete, la scrivania del direttore del personale.
Siamo educati ad ubbidire, a seguire le regole.
Ma dove inizia la liberta' dell altro e dove effettivamente finisce la nostra?
Dove e' la nostra espressione? dove e' il nostro cuore? dove e' il nostro senso di unicita'?
Ci viene richiesto di essere come gli altri e dedichiamo la nostra vita ad esserlo, e se a volte siamo peggiore degli altri questo ci tormenta e ci annichilisce e se siamo migliori ci sentiamo, in fondo, di non essere abbastanza meritevoli.
Bastano pochi anni di scuola e far dimenticare la nostra storia e ad accettare la storia degli altri. Ma dove sono le nostre paure? Le nostre emozioni? Possiamo tenerle con noi solo fino a che non ci prendono qualche ora, qualche momento, qualche secondo fra una lezione e l altra ma dobbiamo liberarcene non appena richiedono un maggiore impegno.
Come un male, una malattia da scacciare con una pasticca come se non ci appartenesse.
Eppure la malattia, la disperazione vogliono dirci qualcosa, qualcosa solo a noi, e non la dicono agli altri. E questo non va bene perche' non si paga il canone, non c'e' pubblicita' e quindi dobbiamo spegnere il canale che ci collega al nostro Io profondo ed accendere la normalita'.
Spegniamo ogni tanto la nostra normalita' e colleghiamoci con la nostra individualita', ce la possiamo ancora fare anche se i nostri maestri ci hanno bacchettao, rileggiamo, ricerchiamo i maestri della vita, ce ne sono stati tanti e tanti ce ne sono anche ora.

lunedì 18 novembre 2013

Doppio sogno


A Vienna in questi tre giorni faceva circa 5 gradi, con il vento la temperatura percepita era sotto lo zero. Eppure la mia piu' grande sofferenza e' stato il caldo. Come una febbre ondeggiante mi prendeva e mi intorpidiva ogni attivita', ridevo sul letto ma non riuscivo nemmeno ad alzare una mano.
Lei ogni tanto apriva la finestra e cosi' la corrente dell abbaino del quinto piano dell aria notturna ghiacciava il mio corpo che sotto il piumone diventava di nuovo di fuoco, per scoprirsi di nuovo per poi ricoprirsi e svegliarsi la mattina stanco e confuso.
Lo Schloss Romischer Kaiser in una vecchia guida americana viene indicata come un albergo storico e molto romantico. Quel calore infatti scioglierebbe le piu' frigide delle amiche.
Le carozze a cavallo scalpicciano nelle strade del centro, il tempo vola a tempi antichi, Vienna rappresenta perfettamente uno stile terreno di romanticita' sensuale.
Gulash e carni speziate, ristoranti e stanze avvolte nel legno antico o antichizzato che scalda lo sguardo.
I palazzi esterni invece, imperiali, imperiosi, rigidi, formali, con qualche foglia dorata wagneriana a richiamare vezzi e virtu' di una musica, espressione divina nel materiale.
Viali precisi, verde ordinato, scalinate virtuose, colonne e statue che arricchiscono lo sguardo.
E poi le vetrine lussuose di orologi che misurano un tempo dorato, come se a Vienna il tempo valesse molto di piu' .Rolex  e maggiori marchi di orologi, vetrine sfacciate con prezzi enormi: cinquemila, diecimila, ventimila, cinquantamila, centomila.
Tu entri e compri un orologio da centomila euro e poi continui a passeggiare nei viali ordinati.
Le palle di natale certo non sono cinesi e costano trenta e quaranta euro.
Poi negozi piu' grandi di mobili datati, design messo in un contesto comunque fuori tempo.
Negozi di biancheria intima eleganti e sfacciati che richiamano il calore bollente delle stanze.
Una donna con passo veloce scende da una carrozza nel freddo pungente viennese e cammina veloce attraversando il freddo pungente, si intravede in una nebbia fitta e corre verso il suo portone di legno, pesante che non e' mai perpendicolare alla strada, anche se il viale e' dritto e preciso, ma leggermente di sbieco, come se un ingresso non fosse per linee dritte ma oblique.
Sbatte il pesante batacchio e sale infreddolita nella stanza del suo amante, del suo psicologo, di colui che con la stufa accesa e bollente permette alla donna di essere sbalzata dal freddo pungente al caldo piu' lascivo.
Di lasciare fuori la rigidita' architettonica e lo stile presenziale per esprimere un calore, un idea, una ipsnosi irrefrenabile.
Di vincere il rigore formale e sociale lasciandolo fuori ed indagando nella vita privata delle persone.
Adesso, visitandola, capisco che Vienna e' il luogo adatto per far nascere la conoscenza oltre le forme esterne.
Macchinoni, una citta' opulenta e ricca che richiama tortuosi passaggi interiori.
Si richiama perfettamente il sogno di Kubrik di una formalita' esteriore che non vuole coprire ma rendere la pari dignita' tra il mondo sociale ed il mondo erotico delle pulsioni: ricchezza, musica, ballo, cibo, calore.
E come Kubrick l accesso ai mondi, l ingresso nei labirinti interiori e' tramite i nostri occhi, non possiamo vedere i nostri ma guardando quelli di chi ci sta vicino possiamo riconoscere gli ingressi ai nostri desideri e perdonando l' altro perdoniamo la nostra pulsione, ovvero la accettiamo come parte di noi, ovvero la riconosciamo.
E la maschera puo' nascondere solo a noi stessi noi stessi, indossiamola per iniziare e togliamola quando abbiamo capito, prima o poi succede se guardiamo veramente negli occhi di chi ci sta vicino.

E come Kubrick l accesso ai mondi, l ingresso nei labirinti interiori e' tramite i nostri occhi, non possiamo vedere i nostri ma guardando quelli di chi ci sta vicino possiamo riconoscere gli ingressi ai nostri desideri e perdonando l' altro perdoniamo la nostra pulsione, ovvero la accettiamo come parte di noi, ovvero la riconosciamo.
Dedico un omaggio alla compositrice della colonna sonora Joceline Pookcon il brano della famosa scena da ascoltare insieme ad altri suoi brani: Masked Balls  http://www.youtube.com/watch?v=go4E4tNGQks

lunedì 11 novembre 2013

Spirito e soldi

Uno dei piu' grandi conflitti, che la religione cattolica ha aumentato, e' quello fra lo spirito ed i soldi. Ci sono tanti luoghi comuni sul fatto che chi sia spirituale non puo' amare il danaro, che il danaro sia lo sterco del demonio, che sacrificare la vita ai soldi sia una bestemmia, che per fare i soldi non si puo' essere etici, eccetera eccetera.
Vorrei in questo mio ricomporre questa frattura ricordando che il periodo piu' fulgido del nostro paese e' stato il Rinascimento ovvero il periodo in cui e' rinato il commercio che ha permesso l accumulo di ricchezza che ha permesso il respiro ampio e vitale per guardare di nuovo con gli occhi la bellezza, e nello specifico la bellezza dell'arte.
E quanto di piu' divino, spirituale, alto, etico ci puo' essere in un'opera d'arte nessuno lo puo' negare.
Voglio dire che puo' coincidere la ricchezza spirituale e materiale, come anche in altre religioni viene favorita e ricercata e benedetta dal signore.
Eppure l' economia, i soldi, vengono di nuovo rappresentanti come demoni del nostro malessere, la crisi globale, il PIL, la manovra economica, insomma ogni attivita' economica viene vissuta e rappresentata come una grave incombenza che rischia di travolgere le nostre vite e per assurdo, per evitare conseguenze negative ci porta dritti verso la distruzione di un paese ricco e promettente come l'Italia.
Ma non voglio parlare di politica ma rendere bene evidente come ancora oggi l economia e' vista come un "male" viene relegata a qualcosa d'altro che non ci riguarda ma con cui siamo costretti a fare i conti.
Eppure l’economia (dal greco “oikos” e “nomos”, cioè “regole della casa”) nasce in un legame strettissimo con l’e­tica e la politica, in una tradizione che risale (almeno) ad Aristotele. Che nell’“Etica Nicomachea” riconosce sì che il fine immediato dell’economia è il perseguimento della ricchezza, ma in strettissimo legame con la politica (la più importante delle arti) e l’etica, visto che il fine ultimo deve essere “il bene umano”.
“La vita dedita al commercio”, scrive Aristotele, “è qualcosa contronatura, ed è evidente che la ricchezza non è il bene che ricerchiamo; infatti essa è solo in vista del guadagno ed è un mezzo per qualcosa d’altro”. Non solo: “Certo, il bene umano è desiderabile anche quando riguarda una sola persona, ma è più bello e divino se riguarda un popolo e le città”. Bene umano? Non è incredibile sentir parlare di economia in questi termini?
Economia, ricchezza, sono parole che vanno riportate al loro splendore e non relegate ad attivita' miserevoli ed indegne cosi che' gli spiriti piu' puri siano fuori dalle regole economiche e cosi' diventando, di fatto, fuori dal mondo attuale.
Lo sforzo e' quello di far sentire il peso della bellezza, dell'arte, di far tornare l'etica ed il bene comune come ricchezza reale come un nuvo rinascimento che alleva artisti ed abbellisce il nostro mondo, e non questa economia e questa ricchezza che e' quella dedicata all impoverimento di molti.
Possiamo perseguire una decrescita felice ma io sosterrei una crescita etica, in cui la ricchezza non sia solo in paradiso ma sia di tutti colori che hanno qualcosa da esprimere.
In cui finalmente l'espressione del proprio Io sia una espressione di valore e che venga celebrato nel mondo economico, ricchezza spirituale e materiale non sono contrari ma sinonimo.

lunedì 4 novembre 2013

Guida, segui o togliti di mezzo!

Si, Gitomer nel libro sulla leadership ricorda questo principio sano che spesso dimentichiamo: seguiamo qualcuno o vogliamo farci seguire?
Spesso ci ritroviamo a contestare chi ci guida, con lamenti, pettegolezzi, sarcasmo e risentimento, da chi ci governa a chi guida la macchina davanti a noi nel traffico cittadino, fino al vicino ed alle sue vicissitudini intraviste dallo spioncino della comare che ogni tanto si riaffaccia in ognuno di noi.
E tu? sei uno che segue o che si fa seguire?
Si per anni magari ho fatto la strada io ma chi mi seguiva... non lo faceva come andava fatto, tanto da ritrovarmi poi a fare le cose da me perche' chi le fa da solo le cose le fa sempre meglio di come le fanno gli altri e bisogna pure perderci tempo per spiegargliele:
doppia perdita di tempo!
Ma poi? quando seguo io? Ma davvero "egli" e' in grado di portarmi dove voglio arrivare io? ma siamo sicuri che ha capito come funzionano le cose? Insomma dubbi da una parte e dubbi sull altra e pero' non ci togliamo di mezzo, restiamo a criticare ed insolentire ogni attivita' delle persone con cui noi collaboriamo e con cui con-viviamo.
Per chi e' piu' evoluto ci si richiama al senso critico: eh ma sai sono una persona che ha studiato tanto, avuto molte esperienze e di qua e di la' bla bla.
Bene allora se sei cosi' formato avrai assunto il diritto (ed il dovere) di guidare tu, ma se hai un minimo di esperienza dovrebbe essere chiaro ormai che gli altri hanno schemi mentali diversi, idee e sogni unici che per realizzare i tuoi hanno bisogno di trovare il loro sogno realizzato, di intravedere un percorso d crescita spirituale, relazionale, economica, a seconda del campo dove ti predisponi a guidare. Si ma come si fa? e' difficile vero?
Forse lo e' ma allora bisogna tornare alla Azione e non restare nella Re Azione a quello che ci circonda.
http://www.edgarende.de/Englisch/Werk/Fenster.htm
EDGAR ENDE
Se decidiamo un percorso di vita, professionale o relazionale possiamo impugnare il nostro decisionismo con rispetto ma senza battiti di ciglia, in una visione piu' o meno dettagliata del nostro destino o dei nostri sogni e possiamo trovare qualcuno che fa la nostra strada e seguirlo finche' crediamo che possa rendere la nostra strada piu' facile, piu' veloce o piu' interessante e poi magari assumere noi la guida, o trovarne una nuova.
Ma il nostro principio di azione deve sempre essere portato avanti, finche' non giunge una nuova idea, un nuovo sogno, un nuovo obiettivo e quindi abbiamo bisogno di nuovi maestri o di nuovi allievi.
Ma questo possiamo fare, questo ci rende grandi, non il commento salace, il cinismo di chi guarda gli eventi, storcendo il naso ma ingoiando ugualmente il boccone amaro.
Decidi adesso se vuoi seguire o farti seguire o se proprio non lo sai, togliti di mezzo.
Semplice ed efficace come l'alba che termina la notte della critica sterile e scalda l'uomo divino che crea e suda per creare il proprio mondo, magari in piu' di sette giorni.